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Sono io che vengo a prenderti - Recensione - Xbox 360

Creato il 28 febbraio 2014 da Intrattenimento

La trilogia filmica di Rambo rivive in un tie-in firmato Teyon, a metà fra sezioni rail shooter e quick time event

L'importanza di Rambo in termini iconografici, specie se parliamo del secondo capitolo della serie, è indubbia. Sylvester Stallone è entrato di diritto nell'immaginario collettivo interpretando questo personaggio tanto muscoloso quanto tormentato, un reduce dal Vietnam che si ritrova di nuovo a fare la guerra.

Sono io che vengo a prenderti
Prima in una cittadina americana, in seguito alla prepotenza di uno sceriffo che non vuole guai con i reduci ma finisce per crearsene un bel po'; poi di nuovo in Vietnam e in Russia, a combattere battaglie che sembravano finite e che invece hanno lasciato un lungo strascico di violenza e tensioni. Non è la prima volta che Rambo diventa protagonista di un videogame, ma le cose da questo punto di vista non sono mai andate nel verso giusto e probabilmente la migliore trasposizione rimane lo sparatutto arcade Rambo III, che circolava in sala giochi nei primi anni '90 e che forse ricorderete per il cabinato con annessa mitragliatrice Uzi. La nuova produzione multipiattaforma realizzata da Teyon purtroppo non migliora la media e anzi finisce di affossarla, consegnandoci un mediocre mix di railgun shooter e quick time event in prima persona i cui livelli si basano sulle situazioni viste nei tre film, arricchite naturalmente di eventi inediti per poter arrivare a circa quattro ore di durata.

Scateno una guerra che non te la sogni neppure

I primi stage di Rambo: The Video Game rappresentano una sintesi di ciò che dobbiamo aspettarci anche nel resto della campagna. Si comincia dalla cerimonia funebre di John Rambo (ottimo auspicio, non c'è che dire), in cui un anonimo ufficiale dice che è stato un bene che sia morto (pure!) perché nel corso della sua "carriera" ha ammazzato un bel po' di persone.

Sono io che vengo a prenderti
Parte dunque il primo "flashback", ovvero la missione in cui Rambo si trova ancora in Vietnam, prigioniero insieme ai suoi compagni, e riesce con un guizzo a liberarsi poco prima di essere ucciso, procurandosi un fucile e facendosi largo tra le fila nemiche in attesa dei rinforzi. Questa sezione, che rappresenta il grosso del gameplay, funziona esattamente come uno sparatutto con pistola, con l'unico problema che una pistola in realtà non ce l'abbiamo. Dovremo dunque controllare il reticolo di mira agendo sugli stick analogici, un vero e proprio incubo per via del sistema di aggancio semiautomatico, che non fa che rendere il tutto ancora più impreciso, e di un'eccessiva sensibilità dei comandi. Per fortuna è possibile modificare entrambi i parametri e ottenere una risposta agli input quantomeno decente, avanzando da una posizione all'altra e cercando di esporsi il meno possibile al fuoco nemico. Non sempre ci si riesce, nel senso che la possibilità di accovacciarsi o nascondersi dietro un riparo non è scontata (né garantisce l'immunità ai colpi di tutti i nemici) e in alcuni momenti dovremo necessariamente eliminare tutto ciò che si muove sullo schermo per evitare di subire troppi danni. Una volta caricata la barra della "furia", infine, potremo attivare una modalità speciale premendo il pulsante A e colpire i Viet Cong per recuperare energia vitale. Ciò costituisce l'unico modo per evitare il game over, visto che la difficoltà è discretamente alta ma soprattutto gli hitbox lasciano parecchio a desiderare. In caso di morte, avremo cinque "vite" a disposizione per ricominciare dall'ultimo checkpoint, altrimenti dovremo partire da capo. Rambo: The Video Game - Trailer "Machine of War"
Sono io che vengo a prenderti - Recensione - Xbox 360
Rambo: The Video Game - Trailer

Giorno per giorno

Se le sezioni rail shooter costituiscono il grosso del gameplay, ci sono chiaramente parti della trilogia filmica che non si prestavano agli scontri a fuoco (neanche a quelli aggiunti per l'occasione) e che gli sviluppatori hanno pensato bene di rappresentare attraverso sequenze infarcite da quick time event.

Sono io che vengo a prenderti
Il risultato, se possibile, è peggiore delle parti in cui si spara: la componente interattiva è ridotta ai minimi termini, la sfida è praticamente nulla e lo spettacolo visivo offerto dal gioco è terribile, a tratti persino comico. Basti pensare a quando il nostro personaggio fugge dalla stazione di polizia del primo film, affrontando nelle stanze dell'edificio sempre gli stessi poliziotti!
Sono io che vengo a prenderti
Uno, in particolare, il tizio che viene lanciato dentro una vetrata, a un certo punto ci ha fatto un'incredibile pena, visto che era quello che prendeva più mazzate di tutti, nel senso che il suo modello poligonale veniva riproposto nelle situazioni più dolorose. Anche sul fronte tecnico, al di là di una realizzazione dignitosa della foresta, sempre quella del primo film, Rambo: The Video Game è una cocente delusione. Il protagonista ha una testa così grossa che sembra abbiano voluto farne una parodia, la costruzione poligonale è scarsa e tutto sa terribilmente di "old gen". La questione dei nemici tutti uguali è comunque la cosa più grave, e se nel caso dei Viet Cong magari ci si fa poco caso, quando si combattono i poliziotti o i militari questo difetto appare in tutta la sua evidenza. Nemmeno il sonoro si salva: le musiche sono quelle della trilogia e dunque ben note ai fan, ma si è scelto di riproporre gli stessi dialoghi fra i personaggi, catturandoli evidentemente con un registratore a cassetta da una vecchia VHS e senza operare alcuna equalizzazione, tanto che in alcuni casi si sente addirittura l'effetto eco degli altoparlanti.

Pro

  • Le musiche dei film e gli stessi dialoghi...

Contro

  • ...catturati in maniera pessima
  • Sezioni sparatutto macchinose e frustranti
  • Sezioni QTE orribili e prive di qualsiasi sfida
  • Comparto tecnico persino comico in alcuni risvolti

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