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Sono stanco, lettera aperta alla sinistra che non c’è

Da Giandiego @giandiegomarigo

io

di Giandiego Marigo

Non userò, per questa volta i canali “politici” a cui ho acesso, esprimo un pensiero “personale” ed in fondo non solo e squisitamente “politico”, quindi partirò dal mio piccolo blog di poesie. Gli altri , se lo riterranno opportuno mi riprenderanno, non sarò io a chiederlo.

Sono stanco, molto stanco.

Sarà ilmio cuore, ormai da tempo, a mezzo servizio, sarà l’età che incombe, quei sessant’anni che, nonostante l’aumento ipotetico dell’aspettativa di vita (soprattutto dei ricchi) e nonostante quel che sostengono i nostri politici, si sentono e chiedono pegno. Sarà questa povertà, senza speranza, che come compagna di viaggio non è forse la migliore, anche se in fondo ispira tenerezza.

Sia quel che sia sono stanco.

Ho vagato alla ricerca d’una ragione, persino sin troppo, di mio sono “socialista e libertario”, ma nasco oltra che dal Moovement degli anni settanta da Avanguardia Operaia e Democrazia Proletaria della seconda ho vissuto il congresso di fondazione.

Mi sono avvicinato con estrema umiltà e senza aspettative poltronifere a Rifondazione, al PD. All’IDV, ad M5S, sino alla struttura evanescente ed ipotetica della Lista per Tsipras. Sempre cercando l’aflternativa, la possibilità di agire , realmente, per il cambiamento … dovunque con mio sommo rammarrico ho trovato il medesimo modello, competitivo, verticale, verticistico … dovunque e mi dispiace dirlo ho visto la cultura dominante sfondare e vincere nei rapoporti fra le persone, il modello consumistico e normalizzato vanificare ogni acquisizione del pensiero e della parola, l’essere che contrastava, pesamente e dolorosamente con il dire.

Ho visto l’uso strumentale del linguaggio ai fini del coinvolgimento , ma raramente, anzi quasi mai esso corrispondeva ai comportamenti. Si dicevano grandi cose, ma era aria fritta, dichiarazione ad effetto. Difficilmente si realizzava nella pratica dei comportamenti quel che si dichiarava a parole.

È la malattia questa che da sempre opprime e limita tutti i portatori d’alternativa.

Sono stanco dicevo sto per darmi per vinto (non credo, ma userò anch’io il linguaggio finalizzato all’effetto)anche perché alla fine io, unitario, assolutamente non dogmatico, movimentista convinto, mi trovo ad essere tacciato di “ipercriticità” d’essere sostanzialmente un “signor NO!”, mi si consiglia di rifugiarmi fra i marxisti residuali, che vivono nella nostalgia della rivoluzione russa e del consiglio dei soviet.

Quasi che il dire che non mi fido né di Vendola né di Landini, che non cerco un leader, ma preferirei avere prima un movimento ed un tavolo attorno al quale parlare unitariamente e pariteticamente, se possibile orizzontalmente e circolarmente di Sinistra Unita e di AreA di Progresso e Civiltà fosse una fastidiosa utopia che io continuo a esibire e sventolare come il peggiore dei sognatori.

Quasi che il proporre una direzione colleggiale all’interno di una federazione rispettosa delle particolarità fosse una proposta avveniristica e folle e non una questione di volontà politica.

Sono stanco di vedere coltivatori d’orto e costruttori di muri conquistare la fiducia della gente e distruggere i fragili ponti che essi hanno costruti vivendo … mi hanno stancato loro ed anche la gente che li porta ad essere dove sono.

Sono stanco di “propagandisti” arroganti che in rete e fuori rete distribuiscono insulti a chiunque abbia l’ardire di criticare o di mettere in dubbio la cordata o il Guru di turno.

Mi hanno esurito le tifoserie schierate e gli avvocati difensori di principio, trovo insulso, stupidamente e colorosamente ripetitivo, tutto questo.

Ritengo folle e stupida la competizione interna, l’agguato sistematico, le faide e le trappole, l’uso strumentale delle dichiarazioni, le ricerche di marketing applicate alle idee. I piccoli comitati elettorali che ruotano attorno ad insulsi, vacui ed inutili leaderini da strapazzo.

Credo che essere di sinistra inizi anche da lì, dal modo in cui ci si comporta, da quel che si fa della propria vita, dalle scelte di relazione e di metodo, da quel che si ritiene di non dovere e poter fare o dire.

Credo che il primissimo luogo in cui sperimentare comportamenti non competitivi, non gerarchici, orizzontali e circolari, in cui agire in compassione e condivisione in cui rinunciare all’aggressività ed alla prevaricazione siano proprio gli ambiti in cui nessuno ci vede, dove non ci sono riflettori, giornalisti, dove possiamo e dobbiamo essere il cambiamento di cui parliamo … troppo spesso a vanvera.

Sono stanco di vederci fallire, e di dover condividere solamente la nostra inutilità.

Sono stanco di facili entusiasmi per il nuovo leader carismatico (adesso sembra essere il momento di Landini) che poi puntualnmente, sempre finisce in nulla. Questo, purtroppo, è un discorso che vale per tutti, il modello di società che ci sta conducendo verso l’abisso è profondamente radicato e si riproduce all’interno degli ambiti in cui noi dovremmo sperimentare e vivere il cambiamento, in cui dovremmo coltivarne seme ed embrione.

Nessuno si salva né la nuova sinistra confusa ed ancor meno la speranza, costruita in una agenzia di marketing, del Movimento del Guru infallibile, tutti finiscono con il riprodurre i vizi e le distorsioni della sociaetà che li ha prodotti, tutti finiscono con l’essere unicamente comitati elettorali e club di tifosi.

Ma proprio qui sta la prova … qui è il punto in cui esercitare la massima pressione. Qui sta il luogo in cui si misura la differenza fra un progressista ed un conservatore, almeno a mio umilissimo ed inutile (sempre più) parere.

Ho finito … come al solito, pare, non sono d’accordo con nessuno e forse, a questo punto e per questa ragione la mia stanchezza e la mia voglia di sparire non dovrebbero infastidire nessuno



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