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Sons Of Anarchy: recensione di Playing with Monsters

Creato il 28 settembre 2014 da Nicola933
di Francesca Morgana Di Liberto Sons Of Anarchy: recensione di Playing with Monsters - 28 settembre 2014

soaDi Francesca Di liberto. In attesa della nuova puntata in onda martedi 30 settembre su FX, ecco la recensione della puntata della scorsa settimana, Playing with Monsters, all’interno dell’articolo troverete il promo del prossimo episodio.

ATTENZIONE L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULLA SETTIMA STAGIONE!

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Una puntata molto sotto tono questa  Playing with Monsters che diciamocelo dal titolo sembrava promettere fuoco e fiamme e invece a conti fatti la consideriamo quasi un continuo di Toil and Till, un’ottima continuazione della puntata scorsa, anche perché lo sembra, che poi non accada nulla di eclatante quello è un altro paio di maniche.

Comprendiamo che, di puntate piatte, tranquille, di preparazione a quello che verrà in seguito è più che normale nella serie ideata da Sutter, ma questa volta sembra quasi un’esagerazione.

Sappiamo la verità, sappiamo l’identità dell’assassino e sappiamo come Jax ormai sia entrato in una sorta di spirale di autodistruzione in cui niente e nessuno può far nulla per fermarlo. Cosa assai triste, vero?

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Nemmeno Bobby e Chibs riescono a instillare in lui il dubbio, la voglia di fermarsi,  per quanto ci tentino, certo non come in passato, non dimenticherò mai come si sono opposti quando Jax o Clay, si apprestavano a compiere scelte folli, fuori dai normali schemi del Club.

Qui sembra tanto che Jax sia il povero matto da dover assecondare. Bobby ci prova a fargli intendere che forse è il caso di rallentare, che le cose stanno andando troppo velocemente, ci prova eccome, lo fa con garbo, con gentilezza, ma lo fa.

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Serve a poco, Jax non recepisce, vuole continuare.

Sì continuare con la sua scia di cadaveri in quel gioco pericoloso in cui gli elementi della partita, le pedine si distruggono fra loro e lui guarda dall’alto, godendosi semplicemente lo spettacolo.

Quando è successo ad Opie ricordo molto bene che non ero molto entusiasta, questo automa vuoto che vede solo la vendetta e se ne frega del resto, persino dei figli, è quasi come un denaturare il personaggio.

Farlo con Opie forse non è stata una follia, Opie non era certo Jax, non aveva il carattere forte di Jax.

Ma con Jax?

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E’ il mietitore, ammazza senza problemi ma… dov’è Jax? Sembra quasi un fantasma.

Ho fiducia nel disegno che Sutter ha nella testa, e voglio sperare che questo sia solo un momento, che questa sia la calma prima della tempesta e che Jax si risveglierà quando sarà il momento, quando la verità verrà a galla e ci avvieremo verso l’atto finale. Voglio sperarlo, anche se quello significherà assistere ad una scena terribile.

Certo, Sutter però ha salvato il senso dell’umorismo vagamente ironico e pungente del personaggio almeno. Ho trovato fantastica quella battuta sul cibo cinese che scambia con il nuovo sceriffo.

Il nuovo sceriffo, in mezzo a tanto piattume tra le tante cose viene fuori lei, che non si capisce che gioco fa, è dentro è fuori? E’ semplicemente una versione femminile di Unser o è la femmina che li fregherà a tutti?

Sicuramente è  un personaggio interessante da seguire, soprattutto quest’inizio e quest’approccio proprio con Chibs, di norma chi sceglie lo scozzese e chi ne desta l’attenzione ha qualcosa di particolare e riserverà delle soRprese, già il fatto che venga dalla strada e che abbia un passato turbolento non è da sottovalutare.

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Vedremo che tirerà fuori.

Abel si conferma nuovamente come l’esserino che darà il tormento a Gemma per tutta la serie, la coscienza che nell’ultima puntata della sesta si è scordata di avere mentre uccideva Tara.

E questa è già una punizione grossa, lei adora il nipote e il fatto che quest’ultimo stia sempre con i suoi occhetti azzurri come quelli di Jax a puntarla e a giudicarla a farle domande scomode a vedere lo schifo che le sta intorno… non è cosa da poco. A modo suo Gemma sta già pagando per il suo errore a piccole e comode dosi.

Chibs è geniale, nel suo mandare a quel paese Juice è semplicemente geniale. Che sia una scelta e momento sofferto per lo scozzese è ovvio, basta pensare alla quinta e alla sesta stagione, si è sempre occupato di lui, nel bene o nel male, ha sempre cercato di salvarlo, era un suo problema, un suo lavoro, il suo Prospect. E dirgli che semplicemente doveva spararsi un colpo in bocca è quanto mai orribile.

Questa scena che dura qualche minuto è la parte migliore dell’episodio.

Il gioco si è fatto complicato, è qui la chiave dell’episodio. Si gioca con i mostri e alla fine si muore. Perché chi gioca con la vita altrui non è di sicuro umano, non è di sicuro uno dei buoni.

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E lo capisci quando ripensi alla faccia di Nero dopo che ha ucciso a colpi di mitraglietta a sangue freddo cinque neri che non avevano fatto niente di male.

Ho ancora davanti agli occhi la sua espressione, che nonostante gli occhiali da sole è come un calcio in bocca; Nero è senza fiato, sgomento, quell’espressione  sembra dire: “Ho davvero fatto questo? Io? Dio, ti prego no.”

I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e alle  volte, vincono.


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