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#SOPA e altre amenità

Creato il 18 gennaio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Nelle ultime settimane è in corso un dibattito molto intenso riguardo una proposta di legge in discussione al Congresso. La proposta riguarda la protezione dei diritti d’autore su Internet e ha portato a prese di posizione in un senso o nell’altro delle più grandi società e aziende attive in Rete (quasi tutte contrarie) e dell’industria musicale, cinematografica e farmaceutica (quasi tutte a favore). Non è la prima volta che vengono presentate al Congresso proposte di legge restrittive sulla pubblicazione e la pubblicità di contenuti attraverso internet, ma le proposte precedenti sono state sempre bloccate o respinte. La legge di cui si parla in questi giorni viene spesso chiamata con l’acronimo SOPA.

Inutile dire che sui social network sono fioccate le proteste, gli utenti si sono organizzati in manifestazioni online come uno sciopero da Twitter (qui si possono leggere coloro che hanno aderito), ovvero sciopero di tweet per 12 ore, fino alle 2, per dire no al #SOPA.
Inutile dire che gli hashtag della protesta sono #SOPA, #SOPAblackout e #stopSOPAit.
Mentre quindi in Italia si preferisce parlare di Bruno Vespa che fa il plastico della Concordia (#Schettino e #vadaabordocazzo sono stati TT per tutta la mattina di oggi), vi invitiamo ad informarvi ANCHE su il SOPA.

Vediamo ora la definizione di SOPA secondo Il Post:

Che cos’è
SOPA sta per Stop Online Piracy Act, una proposta di legge in discussione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per contrastare la pirateria informatica e difendere i diritti d’autore su Internet. Una proposta di legge sugli stessi temi e con contenuti simili, il Protect IP Act (PIPA), è stata presentata al Senato degli Stati Uniti dal senatore del Vermont Patrick Leahy, democratico, a maggio del 2011, dopo che una versione precedente della legge (nota con la sigla COICA) era stata bloccata in Senato nel 2010.

La legge è stata proposta alla fine di ottobre del 2011 dal deputato repubblicano Lamar Smith, 64 anni, e da allora ha ricevuto il sostegno di altri 31 deputati (tutti repubblicani). Smith è un politico che viene dal Texas e che è alla Camera dal 1987. In passato ha proposto leggi contro l’aborto e per consentire un maggior controllo delle forze dell’ordine sul software e sulle comunicazioni.

Che cosa dice
La versione iniziale della legge darebbe al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti il potere di chiedere un’ordinanza giudiziaria contro i siti Internet che violano i diritti di autore o ne aiutano la violazione. L’azione legale potrebbe essere chiesta anche dai detentori dei diritti d’autore. Una volta ottenuta l’ordinanza, il governo (attraverso l’ufficio dell’attorney general, cioè il procuratore generale, cioè il ministro della Giustizia) potrebbe imporre ai fornitori di servizi Internet (provider) di bloccare i siti sospetti e i loro canali di finanziamento. La legge stabilisce pene fino a cinque anni di carcere per i reati che sanziona. Chi è colpito dall’ordinanza ha fino a cinque giorni di tempo per presentare un appello, ma il blocco dei siti avverrebbe prima ancora che un processo stabilisca le eventuali responsabilità dei gestori dei siti.

Che conseguenze avrebbe
Sono stati presentati molti emendamenti alla legge, e la sua formulazione non è ancora definitiva, ma il nucleo del provvedimento sta nella possibilità, da parte delle autorità federali, di bloccare l’accesso, la pubblicità e i canali di finanziamento per i siti che vendono o semplicemente pubblicano illegalmente materiale protetto dai diritti d’autore negli Stati Uniti. Lo streaming di un video di cui non si possiedono i diritti d’autore sarebbe un reato punibile con il carcere, così come la vendita di merci contraffatte. Non solo: potrebbe essere considerato reato anche il semplice linkare contenuti che violano i diritti d’autore, in quanto aiuto alla loro diffusione.

I critici della legge dicono che il SOPA potrebbe obbligare i gestori dei siti a controllare preventivamente tutto il materiale che viene pubblicato dagli utenti, colpendo molto duramente i siti (come Twitter, Facebook o Youtube) che si basano in primo luogo su di esso. Uno degli emendamenti proposti intende limitare il campo di applicazione della legge ai siti registrati fuori dagli Stati Uniti. I poteri dati all’autorità giudiziaria sono molto ampi, e potrebbero arrivare fino alla censura dei risultati dei motori di ricerca e all’intervento nel Domain Name System (DNS), il sistema che distribuisce i nomi dei siti web, gestito in ultima istanza da un ente privato con sede in California, l’ICANN.

Al momento la Wikipedia inglese risulta oscurata per protesta al SOPA, mentre Google offre un link sotto il motore di ricerca (anche se dicono che ultimamente il logo sia censurato).
Wikipedia Italia non è censurata, ma offre una pagina di chiarimenti con il comunicato ufficiale.

 

via @ Il Post


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