Magazine Società

S.o.s.

Creato il 21 settembre 2012 da Tnepd

S.O.S.

S.O.S.



A tutti noi sarà capitato almeno una volta nella vita di sospettare che le sostanze sospette sospese in sospensione sopra le nostre teste siano parte di un complotto ai nostri danni, ordito dal governo ombra mondiale, per scopi ancora non del tutto chiariti. E spesso ci siamo chiesti come sia possibile che con tutti i piloti, i tecnici e il personale di terra che necessariamente vi prendono parte, nessuno abbia spifferato il benché minimo pettegolezzo su ciò che sta succedendo. Di modo che, noi che cerchiamo di sapere la verità, dobbiamo andare alla sua ricerca con il lanternino, strappando interviste e dichiarazioni, che si trasformano quasi sempre in mere ipotesi, a tutti coloro che di aeronautica e meteorologia ne capiscono qualcosa. Io sono stato fortunato. Ho conosciuto un ex pilota civile, che mi ha raccontato alcune cosette interessanti. Non tanto su ciò che le scie chimiche sono in realtà, quanto su ciò che ha visto in diverse occasioni bazzicando aeroporti. E’ una persona alla mano, esperto di voli e soprattutto non ha avuto reticenze a metterci la faccia. La considero un’intervista importante e di cui anche i debunkers dovranno tenerne conto. Giuseppe Cassone ha 58 anni e gli aerei con cui volava erano principalmente il Challenger da venti posti, di fabbricazione francese,

S.O.S.

 e il Cessna da turismo 560 XL. Il suo ultimo datore di lavoro fu la famiglia Benetton che lo assunse come pilota nel 1996. Ora è esodato e rientra nel famigerato articolo 18. Sette anni fa cominciò ad accorgersi di alcune strane situazioni. Era in Germania e stava riportando il Cessna nell’hangar quando vide sulla pista un aereo cisterna, munito di grossi tanker alari, transennato e con guardie armate intorno. Il suo occhio clinico gli fece intuire subito che non si trattava di un velivolo in manutenzione, perché in tal caso non avrebbe avuto senso la presenza di militari armati, dato che nella zona degli hangar hanno accesso solo piloti e personale aeroportuale. Negli anni seguenti gli capitò ancora tre o quattro volte di vedere aerei cisterna sorvegliati da militari. L’ultima fu presso l’aeroporto “Canova”, ex San Giuseppe, di Treviso, nel 2010. Se fino a quel momento la stranezza di ciò che gli capitava di vedere in certi aeroporti lo lasciava sconcertato e incerto, la lettura regolare della rivista Nexus gli diede la chiave di lettura per capire che qualcosa d’inquietante è tuttora in atto all’insaputa dei cittadini. Assodato che le scie che tutti noi vediamo nel cielo non sono fatte di goccioline di vapor acqueo, e confermato che la quota limite al di sotto della quale non si può parlare di condensazione è 8.000 metri, ho fatto al signor Cassone la prima obiezione che la gente normale fa in questi casi.

S.O.S.

Se ci stanno avvelenando con sostanze sospette, anche loro, piloti e mandanti, vivono su questa terra e devono subire per forza le stesse conseguenze che subiscono tutti i comuni mortali. Al che il signor Giuseppe mi ha fornito una spiegazione che non mi era mai venuta in mente. A spargere questi presunti veleni non è – o non è soltanto – personale militare, tenuto all’obbedienza e alla segretezza, ma potrebbero essere contractors civili come quelli che vengono ingaggiati per fare il lavoro sporco nelle guerre imperialiste. Se fosse vera tale ipotesi si capirebbe perché nessuno di loro si faccia prendere dalla smania di spifferare ai quattro venti in cosa consista la loro attività. Nel caso di militari dalla gola profonda, le conseguenze sarebbero la radiazione dall’esercito e la perdita del lavoro, ma nel caso di un mercenario (e in Siria ne stiamo vedendo all’opera parecchi) la conseguenza scontata e immediata sarebbe l’eliminazione fisica. Nessun tribunale militare o civile s’incaricherebbe d’indagare e perseguire i responsabili se un mercenario venisse ucciso, giacché nessuno sa neanche che esistono, chi sono, quanti sono e da dove vengono. Si tratta in tanti casi d’individui border line. Un po’ come succedeva una volta con la Legione Straniera. E poi, essendo un lavoro pericoloso, si può sempre simulare un incidente, come si sospetta sia successo anche ad alcuni astronauti americani che avevano visto ciò che non dovevano vedere. Ho detto al signor Cassone che ultimamente su Stampa Libera escono spesso foto e articoli che parlano di scie chimiche, 

S.O.S.

riguardanti soprattutto il cielo del Veneto e lui mi ha spiegato che questa regione è molto trafficata dai voli civili e che a Chioggia e a Vicenza ci sono stazioni a terra recintate e prive di personale che svolgono funzioni di radioassistenza, anche se gli aerei moderni volano ormai tutti con i GPS satellitari. Che il Veneto sia parecchio solcato da aerei commerciali, non significa che non vi si svolga anche l’operazione militare clandestina che noi tutti conosciamo. La quale, anzi, si serve proprio dei voli civili come paravento dietro cui nascondersi. Zone riservate e piantonate da militari si trovano evidentemente all’interno di aeroporti civili. In quelli militari come a Cervia, in provincia di Ravenna, o a Ghedi, in provincia di Brescia, non ve n’è bisogno. Il militare, per sua natura, è tenuto a rispettare la consegna del silenzio. Sul perché vengano rilasciare in atmosfera sostanze chimiche, Giuseppe Cassone ha evidenziato questi punti, del resto ormai risaputi:

S.O.S.

1)   sfoltimento della popolazione mondiale, mediante indebolimento delle difese immunitarie; 2)   facilitare le trasmissioni dei segnali di radiofrequenza, specie nei bassi strati dell’atmosfera, in collegamento con radar tridimensionali di ultima generazione; 3)   modificare le colture agricole, o renderle sterili del tutto, in vista di azioni di guerra ambientale contro il nemico; 4)   diffondere virus e altri agenti patogeni, per combattere i quali le stesse industrie responsabili della diffusione offrono rimedi farmacologici; 5)   modificazione del clima in funzione bellica, forse in accordo con HAARP, allo scopo di colpire il nemico con siccità, alluvioni o disastri ambientali di varia natura, terremoti e tsunami compresi; 6)   spargere nanotecnologie invasive degli organismi animali a sangue caldo, onde ottenere una popolazione umana assuefatta e remissiva, capace di accettare l’obbligo dell’inserimento di microchip sottocutanei senza obiettare. A questo punto, se la dottoressa Staninger e altri ricercatori hanno visto giusto sull’ipotesi delle nanotecnologie, il gioco è fatto e i mandanti delle scie chimiche hanno raggiunto il loro obiettivo finale: il dominio completo della popolazione mondiale. O di ciò che ne resta. Trattandosi di un ex pilota, non ho potuto fare a meno di chiedere al signor Cassone se ha avuto qualche esperienza ufologica. E 

S.O.S.

infatti, nel 2009 stava volando da Roma a Treviso con un Cessna, alla velocità di 600 Km orari, quando osservò un oggetto sferico luminosissimo provenire da sinistra e posizionarsi davanti al muso dell’aereo. Giuseppe non riuscì a capire a che distanza fosse ma per essersi mantenuto per un lungo momento davanti all’aereo, come minimo andava alla sua stessa velocità. Il copilota fece appena in tempo a vedere ciò che Giuseppe gli stava indicando, che la sfera di luce schizzò via di lato con la stessa velocità con cui era giunta. Episodio che mi ricorda i foo fighters avvistati dai piloti durante la seconda guerra mondiale e io mi chiedo quanto siano frequenti questo genere di avvistamenti, da parte di aviatori civili o militari. Per una volta tanto, si tratta di una testimonianza assolutamente degna di fede e nessuno può permettersi di tirare in ballo lanterne cinesi o qualche bicchiere di troppo. Ve l’immaginate un pilota d’aereo ubriaco? Forse solo nel film “L’aereo più pazzo del mondo”, che è quel genere di pellicole a cui sono abituati i debunkers dell’ufologia. Infine, un amico del signor Cassone, pilota d’elicotteri militari, un giorno volava in formazione in un’area imprecisata del Meridione e sentì nelle cuffie che nel nord Italia erano state viste delle luci sfrecciare velocissime in direzione sud. Dopo un paio di secondi l’elicotterista se le vide passare davanti agli occhi, segno che avevano attraversato tutto lo Stivale in men che non si dica, sempre che delle stesse luci si sia trattato. Su queste misteriose sfere dal comportamento intelligente parlerò nel mio prossimo articolo. Intanto, visto come siamo messi quaggiù, ci verrebbe quasi la tentazione di mandare proprio a loro, a questi strani visitatori d’altri mondi, un S.O.S. Salvateci, alieni, o soccombiamo!

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :