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sosteniamo il Mucchio Selvaggio!

Creato il 30 dicembre 2011 da Hanz
sosteniamo il Mucchio Selvaggio!Ho iniziato a interessarmi al rock e alla musica in generale in maniera più consapevole nell'estate del 1990, anno della maturità scientifica, grazie soprattutto ad alcuni compagni di classe che ne sapevano più di me e mi facevano "le cassette" e ad alcune trasmissioni radiofoniche ormai estinte (do you remember Stereonotte?). Ma non mi bastava, avevo bisogno di qualcosa di più "organizzato" e fu così che mi diedi alla lettura di riviste specializzate: Buscadero (poco), Rockerilla, Velvet, in seguito Rumore. Tutte abbandonate col tempo, tranne una: il Mucchio Selvaggio (per gli amici semplicemente "il Mucchio"), di cui non ho perso un numero da allora.
In particolare ricordo ancora oggi il primo acquisto: novembre 1990, la banana dei Velvet Underground in copertina, l'edicola di via Castelbarco di fronte a quello che allora si chiamava "City Square" e che da lì a poco mi avrebbe visto spettatore del mio primo concerto "serio": i Violent Femmes.
Da allora iniziai a conoscere molto di più su cantanti e gruppi che non avevo mai sentito nominare, generi musicali sconosciuti, strumenti strani, storie incredibili:
mi si aprì un mondo che non pensavo potesse esistere. L'accoppiata Mucchio/noleggio cd mi diede "lavoro" per anni, e fu così che scoprii Tom Waits, Julian Cope, Nick Cave, i Clash, i Depeche Mode, i Pixies, le Throwing Muses, i Primus, Siouxsie and the Banshees, insomma moltissima della musica magnifica che da allora scandisce le mie giornate. E insieme a quella scoprii altro: cultura, libri, film. La politica quella no, ancora sulle pagine del Mucchio ce n'era poca, soprattutto se paragonata a quello che venne dopo.
sosteniamo il Mucchio Selvaggio!Le firme del Mucchio mi divennero familiari e imparai a distinguere i gusti di ciascuno dei redattori, e a fidarmi più di alcuni che di altri: più di Guglielmi, Cilìa, Cico Casartelli, Mongardini, Vignola, ad esempio, che di Carlo Villa e della sua passione per "la terra d'Albione". Villa che vedevo settimanalmente da Supporti Fonografici, negozio in Porta Ticinese di cui era proprietario; Eddy Cilìa a cui una volta spedii un raro cd di Mark Eitzel che gli mancava. Molti altri a cui mi affezionai: ricordo i tempi in cui ci scriveva Roberto Giallo alias Alessandro Robecchi, e Andrea Scanzi che adoravo, e persino quell'impresentabile di Pierluigi Diaco. E ricordo le interviste a Magnus in un periodo in cui i fumetti erano roba per bambini, il "mio Magnus" che disegnò persino un omaggio alla rivista in occasione del suo decimo anniversario.
Ma il Mucchio era soprattutto Max Stèfani, indubbiamente: fondatore e anima della rivista fin dal primo numero anni e anni prima, sosteneva la baracca con la sua verve polemica e la sua indubbia personalità.
Le cose cambiarono con gli anni: prima il Mucchio settimanale, "esperimento" durato parecchi anni, poi il ritorno alla mensilità con un notevole cambio di direzione, soprattutto per la parte extra-musicale che si ampliò notevolmente trattando spesso temi scottanti e "differenti" (ricordo con piacere un'intervista ad Antonino Caponnetto, ad esempio). Senza contare gli approfondimenti del Mucchio Extra, davvero ben fatti e necessari in tempi come i nostri in cui le notizie sono sempre più rapide e superficiali, e i vari speciali a tema. E quanti concerti visti gratis quando ero studente e il settimanale arrivava puntuale il lunedì, un giorno prima dell'uscita in edicola, con i suoi concorsi stile "il primo che chiama vince"!
Fu durante il servizio civile sulla riviera del Brenta, nel '97, che mi abbonai per la prima volta: il primo anno fu in comproprietà con l'amico Checco. Da allora la mia copia è sempre arrivata in casella, mai perso un numero, neppure oggi che vivo a Barcellona e che il Mucchio rappresenta persino di più: un amico lontano, una certezza che mi aspetta a casa al mio rientro.
sosteniamo il Mucchio Selvaggio!Oggi il Mucchio è in difficoltà. Max Stèfani non c'è più, se n'è andato o l'hanno cacciato, chissà, e la guida del giornale è nelle mani di Daniela Federico e di una redazione capace che sta continuando a mantenere il livello molto alto: Guglielmi, Bordone, Cilìa, Vignola, Castelli, Pasini, Besselva Averame, Del Papa, Raugei, Ivic, altri ancora. Molte polemiche tra le due "fazioni" si sono potute leggere ultimamente su Facebook, e onestamente le ho trovate quasi sempre eccessive e non degne del nome degli interessati. Ho la mia opinione, naturalmente, ma in questo contesto me la tengo per me perchè ora non ha nemmeno tanta importanza stabilire chi è il buono e chi il cattivo. Il punto è un altro: il Mucchio rischia di chiudere dopo trentacinque anni, soprattutto a causa delle nuove norme in materia di finanziamenti pubblici ai giornali.
Perdere il Mucchio vorrebbe dire perdere una voce libera, un'autorità in materia musicale e non solo, un cervello capace di pensare fuori dal coro, e di questi temi non è poco. Io personalmente perderei un pezzo della mia vita lungo 21 anni, una bella fetta di quello che sono diventato, e un appoggio per il futuro dato che non stiamo certo parlando di una rivista agonizzante ma al contrario viva e vispa come ai tempi migliori.
Dato che non voglio che chiuda ho rinnovato il mio abbonamento con la formula "sostenitore". Se avete a cuore il destino di questo giornale e dell'informazione libera in un paese disastrato come il nostro, andate su www.ilmucchio.it e abbonatevi anche voi. Non ve ne pentirete, ne sono sicuro.
sosteniamo il Mucchio Selvaggio!

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