Magazine Diario personale

Sottobraccio

Da Icalamari @frperinelli

 

Esco dissimulando, però la stringo forte sotto il braccio. Tremo a girare la chiave, saluto una vicina. Il vento sposta le foglie, formano mulinelli che fatico a considerare. Fatico a considerare la strada, il vento, ancora, che mi solleva gli abiti. Fatico a ricordarmi di guardare, prima di attraversare. Fatico, raggiunto l’altro lato, a percepire gli arti, il battito cardiaco è tutto ciò che di me esiste nello spazio.

Sarebbe più facile scordare questa piccola cosa, perdere lei per strada anziché me stessa. Perché non faccio il gesto, come incidentalmente, di dimenticarla, come il solito ombrello su una panchina al parco?

Il ragazzo dietro il bancone del camioncino ambulante è in piedi, sembra mi stia aspettando. Chiedo un panino. Con la salsiccia. Un panino con salsiccia e senape. Caldo, perché io sto rabbrividendo. Il ragazzo è giovane, sorride. Sono la sua unica cliente, lui è comunque svelto e professionale.

Faccio mettere il cibo in un sacchetto, lo infilo nella borsa, pago e saluto.

Ora che inizia a piovere, mi accorgo che l’accesso al piccolo lago è sbarrato da tavole di legno. Percorro lo stesso il sentiero fangoso di ghiaietto, sbircio attraverso. Hanno tolto tutta l’acqua. Non pioverà abbastanza per riempirlo, gli volterò le spalle. Mi avvierò sopra l’altro sentiero trasversale, arriverò davanti al belvedere, ma non ne ho molta voglia. Poi non saprò che fare.

Ho sempre la mia cosa sottobraccio. Non sento più nient’altro che la pioggia.

In questo momento avrei tanto bisogno di un ombrello.

Mayer Hawthorne – Shiny & New


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