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Soul Kitchen – la recensione di Sandro

Creato il 22 luglio 2010 da Soloparolesparse

Sandro ci racconta oggi Soul Kitchen di Fatih Akin.
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Soul Kitchen – la recensione di Sandro

Il fascino di Instambul trasferito ad Amburgo. Questo è Soul Kitchen. Zinos è un cuoco con l’ernia del disco che gestisce il ristorante omonimo (Soul Kitchen). I clienti che ruotano all’interno di quel ristorante sono molto poco interessati all’estetica del piatto, ed al gusto sopraffino di nouvelle cousine.

Fanno da spalla a Zinos Nadine, la sua viziata fidanzata giornalista in partenza per la Cina (nella quale si fidanzera con un cinesino); Illias, ladruncolo di terza mano col vizio del gioco che creerà diversi intoppi a Zinos e con la cui complicità dice alla mamma che lavora su una piattaforma petrolifera e Lucia, cameriera artista.

Completano l’opera: Neuman, ex compagno di scuola di Zinos, palazzinaro disonesto dall’aria e dai modi perfidi, tenterà in ogni modo di incastrare il nostro Zinos e un vecchio marinaio ipocondriaco col suo barcone in restauro perenne, insolvente cronico sull’affitto e sempre con gli auricolari addosso per non sentire la musica da pazzi di Zinos.

L’ernia che affligge Zinos, poi, lo costringe alle peggiori peripezie per la riabilitazione (mi vien facile da dire: cose turche) e per la sopravvivenza in genere e gli consente di assumere un cuoco esperto di alta cucina (Shayn interpretato da Birol Unel), i cui piatti sono, a detta di Zinos, da orgasmo.

Per la svolta sarà necesario un po’ di tempo, e centouno altalene come sulle montagne russe, ma riuscirà: il ristorante diventerà una meta desiderata, un locale in voga, di alta qualità e con ottima musica. Una scommessa vinta grazie al passaparola al punto tale che i clienti saranno rimandati indietro senza tanti problemi come accade in ogni locale molto affollato e richiesto.

Questa commedia divertente, a tratti grottesca, si fa amare perché fa ridere, perché ha un lieto fine, perché forse vi stuzzicherà l’appetito e vi richiamerà qualche posto cui siete legati. Gli intrecci delle storie dei vari personaggi sono complessi e per fortuna si è riusciti a condensare il tutto in 100 minuti che per lo più scorrono.

Non so se si poteva fare di meglio senza stravolgere il film, sul quale comunque sia nel complesso posso esprimere un giudizio più che buono, è un film che rivedrei anche con un certo piacere e con un buon ritmo ed assolutamente mai noioso. Le musiche completano l’opera migliorandola.

 


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