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Soulless: recensione

Creato il 08 aprile 2011 da Mauser @Mauser89
Soulless: recensioneScorrendo all'indietro i post che ho compilato fin'ora mi sono accorta che è da un po' che non mi occupo della rubrica letteraria, una cosa molto grave [sì, lo so che ci sono anche altre rubriche che languono, ma oggi ho voglia di parlare di libri] così ho deciso di prendere la palla al balzo e di buttare giù una recensione.
Questa volta mi cimenterò con un libro moderno, scritto addirittura dopo il Duemila, che per me non è una novità, ma per il blog forse sì... e che ha l'ardire di definirsi un mix riuscito di storia, steampunk, ironia e Jane Austen.Ok, è pretenzioso, ma, bisogna ammetterlo, non è colpa sua, è la casa editrice italiana che ha deciso di puntare in alto, forse troppo.

Vediamo quindi questa perla di narrativa.


Scheda tecnica
Titolo: Soulless - un romanzo di vampiri, lupi mannari e parasoleTitolo originale: SoullessAutore: Gail CarrigerCasa editrice: Baldini Castoldi EditorePagine: 333
In sintesi, la nostra protagonista è una zitella di origini mezzosangue mediterranee (il cognome non vi dice nulla?) che ha qualche difficoltà a rapportarsi con il ton inglese per via della pelle olivastra, del naso greco abbastanza pronunciato, delle sue forme statuarie, ecc.
Poco affine al canone di rosa inglese stile Jane Bennet and co, Alexia, questo l'improbabile nome, è una preternaturale ovvero un essere senz'anima che, per questa sua caratteristica, riesce ad annientare i poteri dei soprannaturali, alias vampiri, licantropi, ecc.Nessuno a parte l'ufficio britannico (Prin) preposto al controllo di queste creature più o meno fantastiche conosce il suo segreto, almeno fino a quando, aggredita mentre cercava di assaggiare alcune tartine e del tè ad un ricevimento dove, scandalosamente non c'era davvero nulla di commestibile, accoppa un vampiro.
Il detective del Prin è un licantropo, il rozzo scozzese Conall Woolsey con cui, ahilei, Alexia non è precisamente in buoni rapporti per via di un'episodio che include lei, una poltrona e un porcospino, oltre a Lord Woolsey.
La questione finirebbe lì se alcuni vampiri e licantropi erranti, cioè non appartenenti a nidi o branchi, non fossero scomparsi nel nulla, alle feste appare un americano abbastanza singolare e accanto alla dimora di una duchessa appare improvvisamente un club per scienziati e filosofi.
Le indagini condotte da Lord Woolsey coinvolgeranno inevitabilmente anche la nostra Alexia che dovrà districarsi tra una vita di società abbastanza intenza e bizzarra e una notturna altrettanto popolata di creature strambe.


I lati negativiIl libro non è un capolavoro e lo si capisce subito dalle prime pagine.Se da una parte la colpa è dell'editore che, come di moda oggi, ha mandato alle stampe qualcosa poco più di una bozza, zeppissima di erroracci, refusi, sintassi scorretta, periodare malfermo, congiuntivi a spasso e, addirittura concordanze inesistenti, come credevo solo la Leggere Editore sapesse fare, dall'altra l'autrice ha la sua parte di colpe e si ha la sensazione che l'intera produzione non sia davvero un romanzo, ma una fanfiction, esempio per dire che le idee sono davvero ottime, come per altro quelle di molte fanfic online, ma mal gestite da un autore/autrice alle prime armi che non padroneggia né le conoscenze né la tecnica di uno scrittore più navigato.

Soulless: recensione

Un abito vittoriano, secondo l'autrice

Se anche lo spunto di partenza era buono, come in effetti è, la vicenda è trattata con una tale semplicistica superficialità, per altro assolutamente voluta, da risultare fastidiosa.
Insomma, è come se l'autrice stessa dicesse: sono una principiante e come tale faccio le cose male o in maniera facile, quindi non potete avere nulla da ridire.Se ci sono autori che peccano di superbia credendosi chissà chi e pensando di aver partorito chissà cosa, altri sfruttano fin troppo il loro essere alle prime armi, come quelli che su EFP scrivono: "siate clementi, è la mia prima fanfic" e forme analoghe, ma dopo dieci storie, tutte per altro cestinabili mica si può ricorrere sempre al trucchetto del principiante!
L'errore numero uno dei principianti è voler parlare di un sacco di cose e infarcire la storia delle informazioni più disparate, il presente romanzo vorrebbe tanto anche lui, ma pecca troppo poco di superbia e si finisce per avere un prodotto che non approfondisce nulla dei temi che vorrebbe.
Vorrebbe essere uno steampunk, un genere che sulla rete ha un grande numero di fans e appassionati, ma di cui in letteratura si trova poco: non lo è, non ha niente dello steampunk più di quanto potrebbe averne Biancaneve.
Vorrebbe essere un libro storico, ma ahimè la parte storica soffre tremendamente della superficialità di cui ho detto sopra, forse la più superficiale di tutte visto che lo steampunk non lo considero neppure parte del volume, e alla fine si risolve nel comunicare al lettore una serie di ovvietà e pregiudizi sull'epoca vittoriana.
Insomma, quasi peggio della Troisi che scrive di battaglie senza saper nulla di combattimenti all'arma bianca, questa autrice scrive di epoca vittoriana senza essersi prima curata d'informarsi al riguardo o, quantomeno, di scrostare quella patina di credenza popolare che ammanta il periodo, peccato che sia proprio quello che fa sentire la presente vicenda tanto affine ai lettori meno preparati, quelli che non ci leggerebbero un trattato sopra, per dire e, quindi, godibile anche da chi ne sa poco. «Dopotutto la maggioranza del pubblico è quella...» avrà detto la nostra Gail.

Soulless: recensione

Altro outfit vittoriano perfettamente accettabile
secondo la Carriger... vabbè...

E io, come Alexia risponderei: «Santa Pace, cosa bisogna fare al giorno d’oggi per un po’ di coerenza?» certe volte credo che il trattare troppo alla leggera gli argomenti inerenti le epoche del passato sia un modo di prostituire la storia ai propri fini e soprattutto di abbassare ulteriormente il livello culturale del pubblico lettore, trattandolo come un povero sempliciotto, quando invece potrebbe avere tutte le caratteristiche per comprendere un discorso storico più articolato, se spiegato in maniera tale da non farlo addormentare, quindi sì a Ken Follett quando spiega le trame di potere tra Matilde figlia di Enrico II e Stefano di Blois, no ad Eco quando si dilunga all’infinito su lotte religiose, anche se più che un approfondimento mi sembrava un esercizio di scrittura e un’ostentazione di cultura, ma vabbè... È anche da dire che in giro ho trovato di molto peggio, in riferimento a quest'epoca, con errori talmente grossolani che in confronto il presente romanzetto è un trattato fatto dai massimi soloni del campo...

Forse se l'autrice preparata si fosse presa la briga di istruire anche i lettori meno colti attraverso la sua opera, come fanno molti altri scrittori fornendo anche un servizio alla comunità, avrebbe dato un valore aggiunto non indifferente alla sua creazione invece ha risparmiato solo un paio di paginette che ha adoperato per dire... niente. Perché il romanzo è sostanzialmente vuoto, righe e righe e carta e inchiostro dove non si dice niente di rilevante ai fini della storia.Anche per questo motivo Soulless sembra una fanfic più che un libro. Un libro serio lascia sempre qualcosa al lettore, un libro insignificante lo si dimentica appena chiusa l’ultima pagina, tanto che dopo tre mesi non ci si ricorda neanche più quale fosse la trama o i personaggi. Questo è uno dei criteri per discernere i libri buoni da quelli scarsi.
Fin’ora abbiamo visto la parte storica e quella steampunk, manca ancora quella soprannaturale che ho volutamente lasciato per ultima; l’ho fatto perché forse è quella che è riuscita meglio, anche se è innegabile che questo libro sia arrivato nelle librerie sulla scia dell'amore per il vampiro e i suoi compagni di merende iniziato da Twilight e proseguito con saghe interminabili, alcune più o meno apprezzabili (Ward, Singh, ecc.).

Soulless: recensione

Un vampiro moderno

Soulless non è il primo romanzo storico a mettere insieme epoca vittoriana e creature succhiasangue, succhianime, trituraossa e quant'altro, lo fa meglio di altri perché l'ironia lo salva, ma non si preoccupa di sfatare troppi miti moderni, limitandosi a sfruttare l’immaginario collettivo contemporaneo che vuole i vampiri bellissimiedeterei, altro che Dracula, e i licantropiaitanti uomini in posadacalendariosexy che soffrono di quel problema a quattro-zampe-luna-piena-e-pelo-lungo solo per periodi di tempo brevissimi e assolutamente tollerati dalle buone eroine. Insomma, se le donne hanno il ciclo una volta al mese i licantropi hanno i loro problemi con la lunaQui non ci discostiamo da ciò.

Oramai nelle librerie un terzo degli scaffali è abitato da questo genere di narrativa, non che mi dispiaccia ma detesto quando, come col genere gotico, gli autori si impegnino poco a dare il loro personale contributo e sfruttino il lavoro d'altri.La Meyer ha lavorato per tutti creando il vampiro glitter (più o meno apprezzabile) e adesso una quantità spropositata di altri scrittori sfruttano la sua trovata, fin troppo direi perché non riesco più a trovare un vampiro che non brilli alla luce come un accidenti di Swarovski.

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Un vampiro all'antica

Perché non inventano qualcosa di nuovo?
Poi c'è la questione del rapporto a due, altrimenti detto risvolto romantico della vicenda.
Nel caso delle zitelle inglesi nel 99% dei casi l’amore fiorisce dalla reciproca antipatia e posso anche comprenderlo, ma non se questo rapporto da antipatia passa ad amore in mezzo secondo e senza la benché minima spiegazione a parte il detto che il bambino tira le trecce alla bimba che gli piace, un po’ trita come storia e alla lunga noiosa e poco convincente.Anche in Soulless non ci scostiamo dalla pista battuta e i due protagonisti a inizio romanzo si trovano cordialmente irritanti. Reciprocamente.
Peccato che questo escamotage tre pagine dopo vada già all'aria perchè entrambi covano pensieri e riflessioni di affinità l'uno sull'altro, l'antipatia che è quello che rende divertente questo genere di romanzi con zitelle linguacciute ed eroi alpha allo stato brado si risolve alla svelta e in men che non si dica siamo già alla fase “ti voglio tutta per me”, grazie al cielo questo non succede troppo di botto, ma in certi libri la continuità psicologico-temporale è un optional e i personaggi cambiano idea come cambiano i calzini, la Carriger è andata pericolosamente vicina al limite. Pericolosissimamente.

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La sintesi della vita di una donna vittoriana secondo l'autrice


Io avrei preferito che durasse un po' più a lungo, anche per diluire la brodag
lia e rendere accattivanti altri avvenimenti di metà romanzo, ma comprendo la scelta di propaganda dell'autrice di iniziare la vicenda in una situazione di apparente mancanza di relazione tra Alexia e Conall e farla evolvere, forse troppo in fretta. L’antipatia iniziale è divertente e questo attira lettori.
I lati positiviDopo questo sproloquio, mi direte, il libro ha pure dei lati positivi?Certamente e non sono né pochi né irrilevanti, anzi sono quelli che mi hanno spinta a dargli un voto più che sufficiente nonostante fossi irritata da morire.
Il motivo numero uno che me l'ha fatto apprezzare e lo piazzo dritto dritto nei positivi è LEI: Alexia.Non la odio come quasi tutte le eroine perchè a differenza delle eroine-zitelle di altri romanzi, lei non cambia. Non diventa bellissima con abiti e trucco, è bruttina di natura, non diventa una dea del sesso in cinque minuti, non impara a stare zitta, non doma il suo carattere quando si trova con l'eroe, tutt'altro!Non impara a farsi gli affaracci suoi, non si fa mettere i piedi in testa dal protagonista di turno anche se innamorata e mantiene la sua identità, che di questi tempi non è poco.

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Olivia de Havilland
interpreta
una zitella nel
film
L'ereditiera del 1949

Ma diciamocelo francamente: la adoro perchè lei è come me, una tipica zitella inglese, e per giunta moralista.La frase è presa dal libro e calza ad Alexia e anche a me.
Non che io sia particolarmente moralista, più che altro non sono inglese, ma come lei non sono mai stata capace di tacere a sufficienza per costruirmi un roseo e noioso avvenire insieme ad una persona scialba ed insignificante sfogando la mia frustrazione nella moda (come le sorelle di lei), quindi la invidio per aver percorso la sua strada ed essere arrivata alla felicità e all’amore; so che sembra sciocco, ma ho invidiato un sacco di personaggi dei libri e più mi piacciono più li invidio.Se non fosse un libro, una donna simile sarebbe rimasta sola, ma invece è l'eroina di un romanzo e al giorno d'oggi i romanzi non impegnati raccontano favole a lieto fine, storie che le persone che leggono vorrebbero vivere. Riconoscendomi io tantissimo in Alexia, ho apprezzato questa fiaba sperando che fosse la mia e ciò conta nella mia valutazione del romanzo. Un'eroina caratterialmente umana, anche se soprannaturale vale più di cento belle-e-strafighe da romance con gli immancabili occhi viola e merita cinque punti da sola. Renderla credibile poi è un'impresa difficile, così come è difficile ricreare il suo atteggiamento a volte spocchioso, quelle come me la trovano giustificata, altri antipatica. Capita, come nella realtà proprio perchè la Carriger l’ha costruita molto bene..L'ironia, poi, è quello che salva il libro, l'ho detto anche prima.La nostra zitella britannica, infatti, parla proprio come la sottoscritta, usando il sarcasmo a palate, specie quando non dovrebbe, e intercalando la sua esasperazione con la locuzione Santa Pace che credevo di essere rimasta l'ultima a usare sulla faccia della Terra.

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La cerimonia del tè, immancabile
per le vere signore


Ma non è solo per questo che l'ironia diventa fondamentale, Alexia Tarabotti, infatti, è polemica di natura e in ogni cosa riesce a trovarci il difetto [come me] e quindi lo comunica al lettore o ai personaggi presentie sii creano scenette umoristiche davvero carine. Quando all'inizio del romanzo Alexia riflette su quanto possa essere poco educato dare un ricevimento senza qualcosa di degno da mangiare c'era davvero da spanciarsi, le sue elucubrazioni e invettive, la sua esasperazione esilranti.Oppure quando disquisisce con Lor Maccon circa l'identità del vampiro morto, vi riporto il passaggio perchè l'indignazione della ragazza traspare davvero
«Io invece sarei propensa per un'altra teoria», disse Alexia indicandogli gli abiti del campiro. «Guardatelo bene: al collo ha un plastron annodato malissimo. E la camicia che indossa? Roba da quattro soldi! Nessun clan che si rispetti lascerebbe uscire una larva come questa senza prima vestirla in modo adeguato, specialmente se deve presentarsi in pubblico. Anzi, mi chiedo come sia riuscito a entrare. Il valletto della duchessa in servizio all'ingresso principale avrebbe dovuto notare lo scempio di nodo che questo sciagurato aveva al collo, prima che si mettesse in fila per l'ingresso formale, e avrebbe dovuto buttarlo fuori. Mi rendo conto che è difficile trovare personale in gamba, al giorno d'oggi tutti i migliori diventano di fuchi... ma quella camicia? È un obbrobrio!»Il barone Woolsey la guardò. «Non si può ammazzare qulcuno solo perchè non è vestito elegantemente.»«Mmmm, la pensi come le pare.»

Anche Alexia ha i suoi difetti ereditati dal compito di protagonista, come pessime tempistiche, radar trova-guai incorporato e una discreta dose di stupidità nelle relazioni con l'altro sesso: a volte sono particolari fastidiosi, specialmente se rallentano le scene o fanno perder tempo ai protagonisti, ma ci si passa oltre, dopotutto fanno parte di Alexia e quindi se lei piace come personaggio è facile accettarli.

Soulless: recensione

Non so se Jane Austen approverebbe...

Certo sembra più preoccupata dalle dimensioni del suo seno piuttosto che dalla sua condizione di preternaturale, ma vabbè, mi rendo conto che a volte sia un handicap non da poco avere un decolté voluminoso e da quando sono stata l’ultima volta da Tally Weil lo penso seriamente.Un altro punto a vantaggio del libro è la sua missione di parodizzare i classici. Ad alcuni dei puristi, e so che tra di voi ce n'è qualcuno, questo potrebbe dar fastidio, ma io ho trovato divertente riconoscere alcune situazioni tipiche della Austen o delle Bronte in chiave altamente ironica e con personaggi non proprio della tradizione che non agiscono certo come da copione preparato da zia Jane & co.Il gioco migliore è cercare di riconoscere quante più scene possibili provenienti dal mondo della letteratura a noi così amata e, devo dire, in questo la Carriger è riuscita in pieno, si ride davvero di gusto.

I personaggi della madre e delle due sorelle sono un ottimo incrocio tra le sorelle Bennet e le sorellastre di Cenerentola e Alexia è la parodia di se stessa, ovvero della zitella inglese da romance che fa dell’ironia sulla sua capacità di volgere a proprio vantaggio le situazioni, cosa che invece le zitelle degli altri libri prendono molto seriamente, come la Amanda della Kleypas (All’improvviso tu), Alexia si preoccupa di svenire comoda e di accasciarsi con dei cuscini ad attutire la caduta, finge di aver bisogno dei sali e riflette su quanto siano meschine queste trovate e quanto poco le avrebbe apprezzate Lord Woolsey.Il maggiordomo frustrato che alla fine rassegna le dimissioni per non dover più vivere in quella famiglia di squinternati è un'ottima trovata, così come l'ingresso della Regina Vittoria come già lo fece Lady Catherine in Orgoglio e pregiudizio.


La parte peggioreLa copertina.Uccidete immediatamente il grafico della Baldini Castoldi Dalai [tra l'altro che caspita di nome è per una casa editrice?]! Ma che razza di grafica ha studiato?

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La mia espressione di fronte
agli strambi accostamenti cromatici

È O S C E N A !La ragazza non ha niente a che vedere con Alexia Tarabotti e Trafalgar di sfondo non c'entra 'na cippa.Poi chi è che ha pensato all'accostamento con il rosa evidenziatore? E il font?E l'ombrello da morto cosa c'entra? È la versione brutta dell'ombrello di Mary Poppins completo di serpentello attorcigliato al manico, ma in realtà la nostra protagonista è armata di parasole che sarebbe di pizzo, non di stoffa pesante, e argento e ottone (per la chiarezza espositiva,img1,img2,img3,img4,img5).Impalatelo immediatamente fuori dalla redazione! È disgustoso, se non avessi letto la quarta di copertina non avrei mai preso tra le mani cotale schifezza, mi veniva la pelle d'oca solo a guardarlo e a me non succede mai con i libri...Insomma, questa è la vera disgrazia del libro...
Se vi interessasse leggere qualcosa al riguardo, qui trovate laSchedasuaNobii - SoullessVi consiglio anche una delle recensioni lasciate al romanzo, sebbene a mio avviso renda molto di più una volta che lo si è letto, altrimenti sembra un po' priva di significato perchè fa una parodia del libro, che è a sua volta una parodia.La recensione di cui parlo è quella di YamiSanada intitolata Scherziamo un po'. Ma anche no.
Una cosa comunque è certa: non comprerò i seguiti. Punto.
Anche se forse le nostre opinioni su questo libro non saranno concordi al 100%, spero di avervi fatto sorridere un po'.Baci e a presto
Soulless: recensioneMauser

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