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Southpaw - L'Ultima Sfida

Creato il 26 settembre 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
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Lo avevamo lasciato magro, quasi cadaverico, in Nightcrawler con quegli occhi solitamente affascinanti che inquietavano, poi in mezzo al freddo e al gelo di Everest, con un po' di panzetta ad appesantirlo.
Ora lo ritroviamo muscoloso come non mai, combattivo, pure un po' tamarro nei panni di un pugile che picchia duro, che sanguina copiosamente, ma che ama altrettanto.
Jake Gyllenhaal è Billy Hope, un boxeur che viene dalla strada, che viene da un orfanotrofio, lì dove ha conosciuto la moglie, bellissima, orfana pure lei, con il quale tra errori e cadute è riuscito a costruire una vita, fare una figlia, sfondare nella carriera di pugile professionista.
Southpaw - L'Ultima Sfida
Una villa enorme al loro servizio, scagnozzi a protezione o a compagnia, il sogno americano, anche con quella spruzzata di mancanza di stile o eleganza.
Tutto cambia quando quella moglie, quell'àncora che lo teneva fermo nel mezzo delle onde delle sue emozioni, della sua rabbia, se ne va, nel modo più tragico, nelle sue braccia.
La caduta è un tonfo, dal quale è quasi impossibile rialzarsi: alcool, droga, risse, tentativi di suicidio pure, mentre quella bambina che era la sua seconda donna più importante, viene messa da parte, per poi essergli pure lei portata via.
Cadendo ancora più in basso, sapendo che peggio di così non può andare, Billy cerca di rimettere insieme la sua vita, cerca di rialzarsi, e lo può fare solo trovando un maestro che possa davvero insegnargli quello che è importante: le regole, l'eleganza, il rispetto per sé e quello che si sa fare.
Southpaw - L'Ultima Sfida
E' una classica storia di rinascita, di vendetta e di riconquista. Una rieducazione che si basa anche su tanti cliché, su tanti momenti di buonismo puro e semplice, di frasi retoriche e frasi fatte.
E infatti la trama pur mostrando tanto dell'universo fatto di gang e di tamarraggine che Kurt Sutter in Sons of Anarchy c'ha insegnato ad amare, non è il vero cardine del film: lo dimostrano dialoghi poco avvincenti, personaggi non del tutto sviluppati, scontri verbali che lasciano il tempo che trovano.
Ma è sul ring che questo film fa la differenza, è con Jake Gyllenhaal che tutto cambia.
La sua è una prova a dir poco fisica, impressionante, e chi già solo dal trailer ipotizzava una nominations (questa volta più che doverosa) e pure una probabile vittoria agli Oscars non potrebbe sbagliarsi più di tanto.
Il problema è che come in Via dalla pazza folla, è proprio lui a fare la differenza, il resto è quasi un accessorio per vederlo incassare, colpire, cadere e rialzarsi.
Gli altri, dal saggio Forest Whitaker al senza scrupoli 50 cent, affogano nei cliché dei loro ruoli, con la sola Rachel McAdams nei pochi minuti di presenza, capace di illuminare la scena..
Il tutto è ripreso come si fosse davvero lì, su quel ring, a sentire il sudore e la fatica, a vedere sgorgare quel sangue, con un ritmo che affascina anche i non amanti di questa disciplina -come la sottoscritta.
Il tutto aiutato da una colonna sonora tamarra e hip hop al punto giusto, comprendente una canzone di quell'Eminem che doveva essere in mezzo alle corde al posto di Jake.
Fortuna che così non è stato.
Non sarebbe stato lo stesso film, non sarebbe stato possibile salvarlo, probabilmente.
Southpaw - L'Ultima Sfida
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