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Spaceballs. La Leopolda colpisce ancora.

Creato il 13 dicembre 2015 da Postik @postikitalia

E così siamo arrivati anche all’ultimo giorno di Leopolda: una tre giorni di autocelebrazioni, canti, frizzi e lazzi. In pratica la festa di un santo patrono.

Ieri è arrivata anche Maria Elena Boschi, la madrina della manifestazione. Lei ha tenuto a precisare che ha saltato il primo giorno solo per doveri istituzionali e non perché un ex correntista della banca di cui il babbo era vicepresidente, si è suicidato dopo aver investito tutti i suoi risparmi in prodotti bancari dopati ad alto rischio sbolognatigli con l’inganno.

Come non crederle? Tutti sanno che le riforme le scrive lei. Padonan le detta soltanto.

Ah, Maria Elena Boschi. In lei si sintetizza tutto lo Stil Novo Renziano: Così Beatrice nella propaganda, Laura all’anagrafe ma Fiammetta nell’animo: “Dunque, in questo fa il mio piacere; il quale se far non vuogli, fa il tuo dovere: lascia i dubbiosi tempi passare, e aspetta il nuovo, nel quale e tu meglio e con meno pericolo andrai, e io, già co’ tristi pensieri costumata più pazientemente aspetterò la tua tornata”. 

Mario-Airaghi-Correnti-e-Correntisti

Mario Airaghi, Correnti e Correntisti

Ma torniamo alla Leopolda. Questo topos senza spazio né segno, dove tutto e il contrario di tutto si intreccia inestricabilmente come una fetentissima serie di luci natalizie che una volta sbrogliata non si accende mai!

Il Leopoldino tipo è un miscuglio incerto. La sua definizione parte dalla sua incollocabilità: è a sinistra – dice lui – ma in stile Comunione e Liberazione, si dichiara affrancato e libero da un passato che non conosce ma si avvinghia al renzismo come una perla all’ostrica. Una conferenza alla Leopolda è simile a un break preghiera time con buffet all’Opus Dei eppure lo chiamano dibattito aperto.

Lì il governo  è pronto a discutere su tutto. Di ciò che va bene, ma anche di ciò – si noti la sottigliezza – che “va meno bene”. Non di quello che va male, perché niente va male, qualcosa forse se la cavicchia e arranca ma va “solo meno bene di altre”, però … va!

Che retorica raffinata! Che stile! Se fosse ancora vivo Quintiliano si mozzicherebbe i gomiti dall’invidia. Una dialettica troppo alta e sublime anche per lui.

Sofistica da soap opera a parte parliamo dell’età del leopoldino.

Il Leopoldino è sempre giovane, e su questo non si discute! Però è giovane alla bisogna. Mi spiego meglio: non conti una mazza però hai una lingua agile e alla quale non fa schifo proprio niente? Allora devi avere massimo 35 anni. Sei un imprenditore che vuole investire in politica e dare soldi al partito? Allora anche a 116 anni sei un pupetto da svezzare. Sei giovane dentro. Ti mancano pure i denti… più giovane di te è c’è solo l’ovulo! Se poi investi in tecnologie e software ti vengono a prendere anche nella tomba di famiglia! Infine, se hai millantato e speculato sulle energie alternative ti rievocano in una seduta spiritica insieme a Tesla.

In fondo il leopoldino – anche se non lo sa – non è altro che l’evoluzione del borghese radicalchic, solo che il radical lo applica radicalizzando la critica al radicalismo. Ovviamente non ha gli stessi strumenti culturali da sbandierare per darsi un tono, ma può cercare su Wikipedia tutto quello che gli serve, sempre se la connessione va come Dio comanda.

Il Leopoldino non ha radici né quella che i tedeschi chiamano Bildung, e la sua visione del mondo si sintetizza in un propagandistico affrancamento dal passato di cui è in realtà pedissequo portatore e degno successore.

La sua assenza di eredità è il lascito più prezioso dei i vent’anni di impoverimento e imbarbarimento politico che lo hanno preceduto. Il Leopoldino è in linea col passato più di ogni altra cosa, perché un passato vuoto non poteva che generare altro vuoto.

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Vignetta di Mario Airaghi


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