Ho conosciuto Maurizio D’Angelo sul forum di My Armoury, che frequento da diversi anni, e mi ha subito colpito la passione che dedica alla realizzazione delle sue spade. Il buon Maurizio ha fondato da qualche tempo la Ares Academy, un laboratorio di meccanica, arte e storia che si occupa di riprodurre spade storiche nel modo più accurato possibile. So cosa state pensando: Zwei prende i soldi dalla Ares Academy per fargli pubblicità. Errato. Se trovo qualcosa di interessante lo commento e pubblicizzo in maniera del tutto autonoma (vedi l’Acchiapparatti). In questo caso poi, mi interessa mostrare l’enorme lavoro di documentazione che molti artigiani non si sognerebbero neanche di intraprendere. Libri, riviste specializzate, manoscritti, il tutto per arrivare ad una replica perfetta non solo nell’apparenza, ma anche nella sostanza. Bando alle ciance, vi lascio al suo articolo, che propongo senza alcuna modifica.
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Su un antico insediamento greco: Bisanzio, nel IV secolo D.C., viene fondata Costantinopoli, la Nuova Roma, che è elevata a capitale imperiale da Costantino I, nasce l’Impero “bizantino”.
Nel 1204 i crociati, si impadroniscono e saccheggiano la città tenendola fino al 1261, anno in cui i “bizantini”, cacciati i crociati la ripresero e ricostituirono l’Impero. Nel 1453, i turchi ottomani conquistarono Costantinopoli. L’impero “bizantino” cessa di esistere.
Il ruolo dell’ Impero Romano d’Oriente, nella storia europea non è compreso sufficientemente e spesso è trattato in modo superficiale e sommario.
Costantinopoli, dalla sua fondazione fino al momento del suo brutale saccheggio da parte dei crociati, ha permesso lo sviluppo economico, politico e culturale dell’Europa. La Nuova Roma, resistendo all’assalto di molti popoli che premevano sulle proprie frontiere, impegnandone gli eserciti, ha protetto, involontariamente, tutto l’Occidente da ulteriori invasioni che si sarebbero andate a sommare a tutte quelle che già fronteggiava e che indubbiamente avrebbero cambiato, nel corso dei secoli l’attuale scenario politico, economico nonché usi e consuetudini. L’Impero bizantino è fiorito nello stesso periodo mentre l’Europa occidentale veniva provata dalla ristrettezza e dalla violenza. L’Impero Romano d’Oriente ha avuto per molti anni il migliore esercito, le migliori tattiche, i migliori generali.
Tuttavia, contrariamente alla sua cultura e alla sua influenza, i frutti della civiltà “bizantina” vengono descritti sommariamente e, spesso, denigrati.
Pare ci si soffermi solo a quanto di sbagliato e corrotto, l’impero è stato in alcuni momenti della sua storia. Lo stesso appellativo “bizantino” è di fatto, un insulto.
I nomi con i quali vengono definite le cose sono importanti per non distorcere la nostra interpretazione della realtà.
Impero Bizantino nel 600 ca
Le persone dell’Impero “bizantino” non avevano alcuna idea d’essere “bizantini”. Essi si sentivano come i continuatori dell’autentico mondo romano: i viventi romani della Romània (da non confondere con l’attuale Romania). Nelle regioni interne di Costantinopoli, dove era la lingua greca a predominare su quella latina dell’Antica Roma, l’idea di cittadinanza e d’identità romana aveva coinvolto una larga parte della popolazione. I cittadini di lingua greca erano orgogliosi d’essere romani: in latino erano detti romani, in greco romaioi. Si pensi che per un ambasciatore bizantino essere chiamato greco, anzichè romano, significava essere stato elegantemente insultato.
La parola romaioi definì, alla fine, la popolazione romana di lingua greca dell’Impero.
Questo, per noi, è un punto importantissimo per capire la cultura bizantina, comprese le armi.
Teniamo sempre in mente che essi, anche con molti cambiamenti, si sono sentiti i continuatori degli antichi romani. Essi sono stati la cerniera tra l’occidente e l’oriente, le loro armi hanno subito l’influsso di entrambe le civiltà, non sono stati immuni dalle influenze delle terre che hanno dominato, fondendo il tutto e dando vita ad un impronta che possiamo definire tipicamente “bizantina”.
Non abbiamo, nei nostri musei, spade bizantine, almeno non intese come tipicamente bizantine.
L’Ares Academy ha deciso di replicare una “spathion” servendosi delle uniche fonti a disposizione che ne potessero permettere la replica e nel caso specifico delle iconografie. Costruire una spada partendo da una iconografia è sicuramente un’impresa, ardua ed irta d’insidie.
Documenteremo di seguito, il perchè delle nostre scelte, prima fra tutte quella della iconografia di riferimento.
Da un raffronto, si è notato che l’iconografia che si trova nel Monastero di Hosios Loukas in Grecia, ossia quella presa in considerazione, è scevra da licenze artistiche ma realizzata con dovizia di particolari nella raffigura-zione del soggetto e degli armamenti.
Si tratta infatti di un affresco bizantino del XII secolo dove viene raffigurato, Joshua, il guerriero della fede, con una spada dritta.
L’affresco ritrae accuratamente gli armamenti tipici di un guerriero bizantino pesantemente armato del X- XII secolo. Indossa un “klivanion” lamellare, con protezioni per le braccia e intorno alla vita i “pteruges” ed è armato con una lancia ” kontarion” e una “spathion”. Un particolare che abbiamo notato, insolito per una figura biblica e religiosa, è l’utilizzo dei copri capi.
L’elmo è allacciato al suo collo, con quella che sembra essere stoffa.
Giosuè, indossa un’ elmo, avvalorando se mai ce ne fosse bisogno, la completezza dell’armatura, lontano da derive religiose, spesso non altrettanto affidabili.
Abbiamo anche notato con quanta dovizia e senso delle proporzioni siano stati dipinti i fori per l’attaccatura delle lamelle che compongono l’armatura, la fascia da ufficiale con il tipico nodo, (il rosso era simbolo di potere), la cinta a “tracolla” usata per portare il fodero della spada, i disegni floreali o con animali (tanto cari ai bizantini) sul fodero della spada. (vedasi il fodero della spada di Essen, costruito a Costantinopoli).
L’unica sproporzione che abbiamo riscontrato, sta nella lunghezza delle dita della mano alzata, sono più lunghe di quella della mano sinistra, anche il pollice è disegnato senza proporzioni. Ovviamente, diciamo questo, perchè ci siamo presi la briga di misurarli con un programma di grafica.
Per avvalorare la scelta iconografica, ci serviremo molto anche dei disegni del manoscritto più famoso, il Synopsis Historion: è stato scritto nel XI secolo da John Skylitzes, ed è ora presso la Biblioteca Nacional de España a Madrid, così è conosciuta come la Skylitzes Madrid. È corredato di 574 miniature a colori,(una parte è andata persa) ed è l’unico superstite di cronaca bizantina in greco, fornendoci così, una preziosa fonte primaria per la visualizzazione contemporanea di Bisanzio.
Qui di seguito fonti primarie che ci sono servite da confronto:
Biblioteca Nazionale Marciana – Venezia
scena dal Menologium di Basilio II – 1017
è un buon esempio di un fante pesantemente armato del 11 secolo.
Indossa la corazza lamellare con frange e “pteruges” più la fascia da
ufficiale.
San Giorgio XI secolo. – Monastero di Vatopedy – Grecia.
Da notare l’elso della spathion e l’armatura.
Kourtagan – decapitazione di cristiani
Codex Græcus Matritensis Ioannis Skyllitzes - Madrid
Da notare l’elmo indossato dal guerriero al centro uguale a quello della
nostra iconografia
Demetrio di Tessalonica. – 11°-14° Secolo. Kremlin Armoury – Mosca
Portato da Bisanzio da Dimitri di Russia dopo la battaglia Kulikov(?)
Tratti tipicamente Bizantini, si intravede la cinta a “tracolla” usata per portare il fodero della spada, forse anche lo scudo, un elso abbastanza corto, ed anche se è secondario, la bardatura del cavallo e la coda legata alla maniera dei cavalieri delle steppe [1], a dimostrare quanto le influenze di altri popoli hanno segnato le armi bizantine.
disegno estratto dai manoscritti di SCYLITZES. Sui due foderi al centro e sul fodero in alto a destra si notano quei motivi floreali che ritroviamo anche sul fodero del nostro “Joshua”
Potremmo continuare, ma riteniamo che le fonti presae in considerazione siano sufficienti a dimostrare l’attendibilità dell’iconografia scelta.
Ci sembra doveroso chiarire che le “spathion” bizantine, non sono riconducibili ad un preciso archetipo, proprio per quella continua influenza dei popoli con cui hanno condiviso la loro sorte. La nostra interpretazione quindi, non ha la presunzione di essere “la spada bizantina”, ma vuole essere una tipica spada bizantina che insieme ad altri tipi poteva essere in uso nell’epoca trattata.
A quell’epoca, nelle strade di Costantinopoli, una spada, molto simile alla nostra, ha fatto sicuramente bella mostra di se, nel fodero di qualche nobile cavaliere bizantino.
Costantinopoli, è stato un importante luogo di incontro per diversi tipi di spade, esse provenivano dalle regioni del Caucaso, dell’Armenia, dalle steppe Mongole, dalla Persia e dai deserti arabi. Gli Arabi, possedevano i centri per le armi nel Khorassan, nello Yemen e in diversi altri luoghi, in larga misura hanno adottato le forme provenienti dalla Persia e le forme provenienti dalle steppe, trasformandole e rendendole idonee al loro uso. Attraverso loro, si sono diffuse in tutte le regioni conquistate dai musulmani. In particolare il tipo ereditato dai Sarmati, dai Parti e Sasanidi o portato dai guerrieri del Turkestan, si trova nelle mani dei guerrieri del manoscritto, di John Skylitzes. [2]
spade trovate in alcuni antichi cimiteri Caucasici. [3]
In Europa alcuni tipi di spade sono arrivate dall’oriente tramite la Spagna e l’Italia dai mercanti di Venezia e Genova.
Hoffmeier ci dice che non possiamo partire dalla lama perchè a parte la scarsità di reperti univocamente riconducibili ai bizantini, queste erano in buona sostanza simili nel design a quelle occidentali, parliamo nello specifico, di lame dritte a doppio taglio.
Sappiamo tuttavia che esse avevano un range di lunghezza, fornimento incluso, che oscillava tra 936 mm e 1100 mm [4]. La nostra replica è 975 mm.
Sappiamo anche, come riportato da Leone Diacono, storico greco del X secolo, che lo “spathion” era la spada portata dagli “Athanatoi” il tagma degli Immortali. [5] Essi avevano una spada portata a tracolla, secondo le antiche consuetudini romane e, anche una spada portata alla cintura, il “paramenion”. Quest’ultimo anche se quasi sempre rappresentato come una spada ad un solo taglio e curva, in realtà significa solo spada portata alla cintura, quindi non necessariamente con le caratteristiche raffigurate.
Per quanto riguarda il fornimento, sappiamo che, molti, erano i tipi riconducibili, direttamente ai bizantini dei 25 tipi raffigurati nello Skylitzes Madrid [6], qui sotto, pubblichiamo solo alcuni dei disegni estratti e ripresi dalla signora Hoffmeier, in particolare sono descritti nel dettaglio 7 tipi di fornimenti.
[7] Alcuni tipi ti elso raffigurati nello Skylitzes Madrid
Vogliamo attirare l’attenzione del lettore sul cordino del fornimento
n° 2. Abbiamo ragione di ritenere che servisse a trattenere la spada durante il combattimento. Un colpo ben assestato poteva causare la perdita della presa dalla sua impugnatura; questo, è ancor più vero nel caso in cui il combattimento avveniva a cavallo.[8] Notare l’estrema somiglianza con quello della nostra iconografia.
Nel testo inglese, quel cordino annodato ad una estremità, è identificato con il termine “tassel”, questo lemma in Inglese viene comunemente tradotto con nappa, sia come ornamento per tende o vestiti sia come ornamento per il fornimento di una spada. Da ricerche più attente, scopriamo che questo termine assume vari significati, tra cui anche “legame di chiusura”, derivando dal latino volgare “tassellus”, tanto è vero che uno dei suoi sinonimi è “sword knot” [9]
Parlando dei pomi a forma sferoidale, sappiamo che anche se conosciuti in Occidente, avevano chiare origini medio-orientali. Molte fonti artistiche supportano questa idea.
Un caso a parte la Scandinavia che aveva sorprendenti rapporti commerciali con Constantinopoli e nell’area islamica.
Dobbiamo inoltre dire che, quei pochi casi in Occidente di pomi sferoidali sono riconducibili quasi tutti all’area mediterranea con particolare riguardo alla penisola Iberica. David Nicolle, afferma, anche, che le spade trovate con questi pomi avevano l’elso corto e largo.[10]
101) ‘St. George’ su un icona d’argento da Sujana, Georgian XI secolo AD (National Museum, Tblisi).
107) la spada in illustrazione ‘The Emperor’s guard (Protospathius)’
su un manoscritto decorato, Sud Italia XII secolo AD (Biblioteca Casanatense, Ms. 724.B1.13, pic.17, Roma).
108) Probabile illustrazione della spada di Golia nelle mani di Davide
nella Bibbia Segunde de Leon, Spanish 1162 AD (Cathedral Library, Ms. V.I, Leon).
I pomi indicati da Etwart Oakeshott come di tipo R, sono sferici [10], i pomi di cui si parla, invece, erano leggermente appiattiti, del tutto sconosciuti in Occidente. Se ricordiamo i pomi Romani, essi erano quasi sferici e portavano alla estremità una sorta di pomellino. E’ ragionevole ritenere che il pomo della nostra iconografia ha chiare origini orientali, quel pomellino, non sconosciuto neanche nell’area islamica, deve avere rimembranze di un suo precursore, quello montato sulle spathe romane ed ancor prima sui gladii.[12]
Il nostro pomo ha delle decorazione che riprendono quei motivi floreali cari ai bizantini e da noi già ampiamente documentati. In realtà questi decori dalla iconografia non si desumono, ma li riteniamo plausibili.
Sappiamo che i manici, potevano essere di corno, osso o legno [13].
Abbiamo scelto, nella nostra replica, di usare un manico ricavato da un corno naturale, questa scelta è motivata dal colore chiaro e da una maggiore elasticità rispetto all’osso. Ricordiamo che gli animali con le corna ci combattono. I fili intrecciati di ottone, servono a conferire al vincolo, una maggiore robustezza, una spada che potenzialmente può combattere, può subire per le vibrazioni, sollecitazioni davvero grandi.
Non è possibile dall’iconografia stabilire se quei tratti paralleli e trasversali che si vedono sul manico, siano corde, fili intrecciati o canali incisi. La nostra scelta a questo punto è dettata esclusivamente dalla plausibilità della loro esistenza, sappiamo che gli antichi romani, hanno usato fili di bronzo intrecciati, od anche senza intreccio.
Prove certe circa il loro utilizzo, sono sicuramente in gioielleria e in campo militare, con una “piccola striscia” di bronzo erano legate le loro corazze lamellari e alcuni manici delle loro “sphatae” con un intreccio anche complicato, si ipotizza anche un uso domestico, legare le lampade ad olio quando erano sospese, altro non ci è dato sapere…
corazze lamellari [14] manico di una “spatha” – Thorsbjerg,
strisce di bronzo intrecciate – II-III A.D.
Fili di bronzo romani intrecciati e risalenti al I-IV secolo A.C. Si ringrazia: www.roman-artifacts.com per le foto relative.
Il bronzo diventa presto verde scuro a contatto con il sudore della mano. In realtà i manici, almeno quelli fatti con materiali naturali, raramente ci sono pervenuti, anche in Occidente, perchè sono facilmente deteriorabili.
Non esiste un manico come quello raffigurato nell’iconografia per un confronto, ma se tutto in quella iconografia coincide, abbiamo sufficienti motivi per pensare che quel manico sia realmente esistito.
Maurizio D’Angelo
Note e Bibliografia:
[1] PORPHYRA – Anno IV, numero IX, pag. 74 Raffaele D’Amato
[2] MILITARY EQUIPMENT IN THE BYZANTINE MANUSCRIPT OF SCYLITZES - pag 94 Ada Bruhn Hoffmeyer
[3] EARLY MEDIEVAL WEAPONS IN THE NORTH CAUCASUS, pag 96, fig 2 V.N. Kaminski
[4] BIZANTINISCHE WAFFEN – pag 137 Kolias
[5] LEO DIACONO. VI, 11, p. 107.
[6] SKYLLITZES MATRITENSIS, Y REPRODUCCIONES MINIATURAS, BARCELLONA -1965 Sebastian Cirac Estopanan
[7] MILITARY EQUIPMENT IN THE BYZANTINE MANUSCRIPT OF SCYLITZES - fig. 16 Ada Bruhn Hoffmeyer
[8] Osservazione dell’autore.
[9] Dictionary Encyclopedia, Thesaurus by Farlex
[10] TWO SWORDS FROM THE FOUNDATION OF GIBRALTAR pag. 174 David Nicolle
[11] RECORDS OF THE MEDIEVAL SWORD pag. 10 Etwart Oakeshott
[12] Osservazione dell’autore.
[13] RECONSTRUCTING THE REALITY OF IMAGES: BYZANTINE MATERIAL CULTURE AND… Maria G. Parani
[14] DENMARK IN THE EARLY IRON AGE. pag. 111 Conrad Engelhardt