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Spartaco ricorda … Beppe Bergomi

Creato il 28 agosto 2013 da Simo785

Spartaco ricorda … Beppe Bergomi (by Spartaco)

(by Spartaco) 

Adda venì baffone!

Giuseppe Raffaele Bergomi oggi compie 50 anni. Ha appeso le scarpe al chiodo nel 1999, ma uno come lui che “respira calcio” il campo non lo può abbandonare, infatti oggi allena i giovani della Berretti dell’Atalanta, anche se i più lo seguono come opinionista televisivo. Durante le telecronache Bergomi esprime ovviamente le sue considerazioni ed alcuni gruppi della tifoseria nerazzurra ritengono l’ex capitano anti-interista, mentre i tifosi delle altre squadre lo avvertono eccessivamente partigiano verso il biscione. Io lo trovo semplicemente interista e il fatto che sottolinei determinate lacune non ne fa un “pentito”, ma un tifoso abbastanza obiettivo.

Beppe un po’ per tutti è noto come “lo zio”, soprannome che gli viene affibbiato a soli 17 anni per la serietà ostentata. La leggenda vuole che il primo a chiamarlo così è il mediano interista Marini che, appena lo vede entrare in campo per il primo allenamento in prima squadra, stenta a credere che abbia solo 17 anni ed esclama: “E tu avresti solo diciassette anni? Ma se sembri mio zio…”. Già nelle categorie inferiori gli allenatori si rifiutavano di credere che Beppe fosse minorenne, data l’altezza e il “pelo”. Indubbiamente i baffi che sfoggia gli conferiscono un’aria più matura e le folte sopracciglia non lo aiutano a mitigare il suo aspetto severo, anche se sappiamo bene che non è l’abito che fa il monaco. Più verosimilmente la scomparsa precoce del padre l’ha fatto crescere in fretta, quindi oltre ai tratti somatici, anche questa triste esperienza indubbiamente ha reso più serio il suo sguardo. La mamma in più interviste ha ammesso la timidezza del figlio, ribadita anche da zio Beppe, nonostante il carattere dimostrato nel marcare Rummenigge, tanto per citarne uno, specialmente con le ragazze, ma poco importa i timidi attirano le donne. Nel 1989 Bergomi conosce colei che nel 1993 lo porterà all’altare e, così, sorprenderà anche la mamma che non riusciva ad immaginare il figlio sposato a causa della sua timidezza.

Ma se questa notizia vi ha sorpreso, figuriamoci la faccia che farete sentendo che una delle bandiere dell’Inter da bambino tifava Milan. Ebbene sì, Bergomi era milanista e non è la trama di un romanzo di Dan Brown, ma da bambino era veramente rossonero e superò anche un provino per far parte dei diavoli, ma esami clinici gli negarono la realizzazione di un sogno diagnosticandogli i reumatismi. Chiusa una porta, si apre un portone. Lo zio si fa spazio nella squadra del suo paese, il Settala, gioca con i giovanissimi e gli allievi il giorno successivo, il fisico già ben formato glielo permette, in difesa è già una certezza e si distingue anche per le numerose reti realizzate. Le sue imprese arrivano alle orecchie di uno degli uomini di fiducia di Mazzola, Bussi, che nel 1977 lo porta alla corte di Moratti per un provino. Ovviamente l’esito è positivo e la Settala incassa 13 milioni in tre rate. L’ascesa di Bergomi è inarrestabile, nel 1980 fa parte della rosa della Nazionale Juniores che gioca il trofeo di Montecarlo. Dopo alcune apparizioni in Coppa Italia con L’Inter, l’anno successivo debutta in Serie A, a gennaio. Lo zio è anche l’uomo dei record, è il più giovane che abbia mai giocato con la casacca nerazzurra, il primato dura fino al 2006, interrotto da Slavkovski il 7 maggio 2006. Tra i guinness di Bergomi ricordiamo le presenze con l’Inter: 756 condite da 28 reti, di cui 519 in Serie A (23 reti), 117 nelle coppe europee e 119 in Coppa Italia (5 reti) e 1 nella Supercoppa Italiana. L’ex capitano nerazzurro con le sue 96 presenze, è uno dei tre giocatori ad aver vinto la coppa UEFA per tre volte, insieme all’ex compagno di squadra Nicola Berti e a Ray Clemence, (portiere di Liverpool e Tottenham). Nella classifica dei giocatori con maggiori presenze con la maglia dell’Inter, Bergomi è secondo solo dietro all’eterno Zanetti, scavalca mostri sacri come Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola e Beppe Baresi. La FIFA lo ha inserito giustamente tra i 125 calciatori più forti di tutti i tempi.

Nel 1982 fa parte degli azzurri campioni del mondo, Bearzot gli affida il compito delicato di fermare il Panzer Rummenigge e gli riesce bene. La sua presenza in Nazionale è indiscussa anche al Mondiale successivo, nel 1988 diventa il capitano della squadra e porterà la fascia al braccio anche ad Italia ’90. L’avventura in azzurro si interrompe con l’arrivo di Sacchi sulla panchina dell’Italia, al c.t. vice campione del mondo non torna utile un difensore in grado di coprire tutte i ruoli della difesa come Bergomi: libero, terzino destro, all’occorrenza anche dirottato a sinistra o stopper. Nella stagione 1997/98 si riconferma tra i migliori difensori del campionato e il CT Cesare Maldini lo convoca per il Mondiale del 1998. Subentra al posto dell’infortunato Nesta, titolare agli ottavi e ai quarti fino all’eliminazione con la Francia ai rigori. Con la maglia azzurra gioca 81 partite, realizza 6 gol e ha all’attivo 4 Mondiali. Insieme a Rivera, Albertosi, Zoff, Maldini, Cannavaro e Buffon ha il record di Mondiali disputati da un calciatore italiano.

Nel palmares di Bergomi non si può non ricordare lo scudetto dei record del 1988/89, impreziosito dalle prestazioni notevoli del leader della difesa nerazzurra. Ottiene la fascia di capitano dopo l’addio al calcio giocato di Baresi, nel 1992, ma la squadra non riesce mai ad imporsi come vorrebbe la dirigenza. La sua fedeltà calcistica vacilla solo nel 1996, quando il suo ex allenatore Trapattoni gli chiede di trasferirsi a Monaco per coprire il ruolo di terzino destro, anche perché Hodgson non lo considera, salvo sporadiche presenze sulla fascia opposta. L’anno successivo però Moratti chiama Simoni, l’allenatore ha a disposizione giovani promettenti, ma alla fine decide di imperniare la difesa intorno a Bergomi libero e la sua intuizione si rivela giusta. Lo zio termina la sua carriera quando Moratti ingaggia Lippi, nel 1999. L’allenatore toscano riceve carta bianca dal Presidente e questi mette ai margini Bergomi che a Moratti aveva chiesto di rimanere per aiutare il nuovo allenatore a tenere unito lo spogliatoio, ma Lippi non è interessato e lo zio capisce che forse è giunto il momento di lasciare. Dopo una carriera lunga e onorata la Serie A perde alle soglie del Giubileo un campione, un jolly della difesa. Oltre alle qualità tecniche del calciatore, gli appassionati ricordano anche la sua correttezza, venuta meno in soli due episodi di cui lo zio si è più volte scusato, secondo me anche oltre il dovuto, se poi lo paragoniamo a quello che fanno oggi illustri colleghi (vedi Pepe del Real Madrid, ecc) io lo assolvo con formula piena e gli concedo tutte le attenuanti!

In conclusione la domanda che vorrei fare a Bergomi non è se è cugino di Elio, il noto cantautore bolognese (scherzi a parte), ma se oggi vede qualche giovane difensore italiano con le sue caratteristiche, un difensore completo capace di ricoprire più ruoli, con moduli diversi. Il mio rammarico è vedere la penuria di difensori giovani nel nostro campionato, con la duttilità dello zio, perciò mi auspico che venga fuori un nuovo Bergomi, “adda venì baffone”, magari anche con la cresta punk, l’importante è che renda difficile la vita degli attaccanti.


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