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Speciale Cinema – E IO NON PAGO

Creato il 03 novembre 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema
http://youtu.be/HJJR0HG2zLI

Pubblicato il 3 novembre 2012 con Nessun Commento

Nelle sale dal 31 ottobre

La frase chiave del film: “Nessuno sfugge alle Fiamme Gialle”

A pochi giorni da Viva l’Italia di Massimiliano Bruno eccoci a commentare una nuova commedia “E io non pago – l’Italia dei furbetti“ di Alessandro Capone che racconta una piaga storica del nostro Bel Paese: l’evasione fiscale.

La recensione
A volte quello del critico è uno dei compiti più ardui che possano esistere. Non basta e non si dovrebbe basare tutto il lavoro di scrittura solo attraverso il filtro del proprio io, spesso demonizzato da troppi fattori controversi, ma avere la grande capacità di mettersi da parte ed utilizzare la propria conoscenza e il proprio “mestiere” per analizzare e divulgare in maniera oggettiva al pubblico ciò che si appresta a vedere sul grande schermo. Il compito si fa doppiamente arduo quando bisogna recensire una commedia come E io non pago perché tutto sembra già scritto e sviscerato amabilmente sulla carta, ma non è così. A Poltu Quatu, una delle perle della Costa Smeralda, un maresciallo ed un brigadiere della Guardia di Finanza vengono mandanti in missione top secret per organizzare un mega blitz. In questo paradiso naturale, dove tutti evadono a più non posso, i due si troveranno invischiati in una girandola di situazioni paradossali e divertenti incrociandosi con personaggi grotteschi anche se terribilmente realistici. Sarebbe facile, attenendosi alla carta, bollare il film come la classica commedia italiana odierna, ma in realtà il film ha in se temi molto più profondi. Questo istant movie getta una luce sulla situazione contemporanea dell’evasione fiscale in maniera leggera e scanzonata, ma non per questo priva di quel cinismo utile a rendere il prodotto godibile ma anche realistico. Paradossalmente questa pellicola va vista come trasversale, al pari di W L’Italia di Massimiliano Bruno, entrambe assolvono ad una comune funzione: mostrare il marcio del sociale con modi di rappresentazione, seppur differenti, funzionali. Se Bruno vuole rifarsi, con ambizione alla grande commedia “irriverente” della nostra cinematografia, Alessandro Capone, saggiamente, abbassa il tiro e si confronta con registi come Camillo Mastrocinque, che raccontavano l’Italia con uno sguardo più bonario e più favolistico, sfiorando il surreale piuttosto che gettarsi nella critica a tutto spiano. Si è parlato di film trasversale anche perché il regista riesce a driblare in maniera encomiabile e puntuale tutti i clichè funzionali della messa in scena odierna e a regalare allo spettatore un piacevole esempio di pochade garbata e, soprattutto non volgare o televisiva. Capone, del resto, è un regista variegato (come dimenticare un gioiello di suspense psicologica come L’amour cachè con la divina Isabelle Hupert?) che si divide tra cinema e fiction con grazia e leggerezza e si fa apprezzare per una inusuale eleganza dei movimenti di macchina e per un utilizzo della musica puntuale che raramente si ritrovano nell’ambito di una commedia. Ultimo segmento trasversale rimane il cast, nutrito, affiatato e bizzarro come poche volte capita di riscontrare: da una icona degli anni 80 come Jerry Calà ad una degli anni 90 come Valeria Marini, fino ad arrivare ad un neo regista come Maurizio Casagrande. Su tutti però svetta Maurizio Mattioli che, smessi definitivamente i panni della commedia del Bagaglino, che alla naturale simpatia unisce una bravura sottile che lo porta ora a vivere una seconda giovinezza artistica.

A cura di Katya Marletta
con la collaborazione di Gabriele Marcello



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