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Speciale Jane Austen: Persuasione, il più autobiografico romanzo di "zia" Jane

Creato il 20 marzo 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori, eccoci di nuovo a parlare della magnifica Jane Austen e questa volta immergendoci nel romanzo Persuasion, l'ultimo romanzo completo dell'autrice.
Era stata costretta a essere prudente da giovinetta, ma crescendo aveva imparato ad essere romantica: naturale conseguenza di un inizio innaturale.
La prima volta che lessi Persuasione fu a conclusione della lettura di tutti gli altri cinque romanzi della Austen in ordine di pubblicazione. Ricordo che rimasi turbata per aver letto nell’introduzione al romanzo che da molti era ritenuto un’opera incompiuta o, visto che un finale lo ha eccome, quantomeno portata a conclusione con l’eccessiva fretta dovuta alla malattia che affliggeva l’autrice durante la stesura e che la portò alla morte nei mesi successivi. Quasi con il timore di trovarmi con una storia appena abbozzata, o peggio, troncata sul più bello, ho cercato sin dalle prime pagine di non farmi coinvolgere eccessivamente per non soffrirne troppo la delusione a chiusura del libro… Mi è stato impossibile! Perché Persuasione ha una forza emotiva intrinseca, che non ha mancato di commuovermi ed emozionarmi profondamente, in quella prima e in tutte le letture che l’hanno seguita, e che lo ha reso il libro austeniano che forse amo di più.
Ben lontano dall’essere l’opera debole partorita negli ultimi giorni di malattia, Persuasione ha la forza della maturità personale e stilistica dell’autrice, e sembra contenere tutti quei sentimenti così bene scandagliati nei libri precedenti e soprattutto gli esiti di tale scandagliatura.Ci sono l’orgoglio (quello ferito di lui che gli impedisce di tornare da lei prima di essere costretto a reincontrarla) e il pregiudizio (quello che spinge il padre e la madrina della protagonista a rinunciare all’amore), la ragione (che motiva il rifiuto dell’amore per vantaggi sociali ed economici) e il sentimento (quello che alla fine vince e che guida l’ultima scelta della protagonista), e ci sono persino le evoluzioni di quel cambio a livello sociale che già trovava le prime basi In Mansfield Park, per cui le classi ritenute inferiori acquisiscono invece maggior autorità, sia morale che economica, e maggior dignità (per Mansfield Park si trattava della borghesia urbana, qui degli esponenti dell’esercito e della marina).
Ma del resto, già il presupposto da cui parte Persuasione suggerisce sia un libro un passo avanti ai precedenti: inizia esattamente là dove gli altri finiscono, con l’incontro con l’amore vero e la proposta di matrimonio, vero punto di arrivo e di mire degli altri romanzi. Anne Elliot infatti, la nostra protagonista, conosce già l’amore e al momento del suo riconoscimento lo ha accolto con naturalezza ed entusiasmo… Ma lo ha anche già perduto. Per debolezza, per inesperienza, per fiducia nelle persone sbagliate.
Anne, figlia di sir Walter Elliot, esponente di quella piccola aristocrazia campagnola in cui si muovono tutti i romanzi della Austen, incontrò in giovanissima età Frederick Wentworth, all’epoca fratello minore del curato del paese; l’autrice non ci racconta la loro storia, sappiamo solo che i due si innamorarono perdutamente, e che Anne rispose “sì” alla proposta di matrimonio di Frederick, ma che poco dopo ritrattò respingendo l’amore del giovane sotto l’efficace persuasione in piccola parte del padre, ma soprattutto della sua madrina, Lady Russell, che la convinse di quanto poco tale unione sarebbe stata positiva a causa delle differenze sociali ed economiche esistenti, e di quanto invece avrebbe rappresentato un serio intralcio per la carriera di lui e per il roseo e sereno futuro di lei.
Persuasione ci apre le finestre sul mondo di Anne otto anni dopo la tragica separazione dei due innamorati: lei si è chiusa in un silenzio quasi servile, come se avesse perso un proprio spazio nel mondo e non potesse permettersi di occupare quello degli altri aprendo bocca e cuore, esprimendo convinzioni o sentimenti.
E davvero non c’è spazio per Anne in nessun luogo e quasi in nessun cuore. Al di là dell’affetto fedele di lady Russell, che comunque è stato la causa della condizione dolorosa e dell’emarginazione in cui Anne si trova, non c’è chi abbia considerazione per lei. Il padre ama solamente la figlia maggiore, perché incarna la sua visione del mondo basata su valori estetici e nobiliari, di cui invece Anne è evidentemente sprovvista, e ha un poco di considerazione per la figlia minore per il solo fatto che è sposata; le stesse due sorelle vedono in lei solo un fastidio, la maggiore, e un aiuto materiale, la minore.
E infatti è così che ha inizio il romanzo: costretti a trasferirsi a Bath per affittare la propria grande casa patronale a causa di una pessima gestione dei beni, il padre e la sorella maggiore preferiscono ambientasi nel nuovo mondo che li attende senza il fastidio di avere la dimessa e poco brillante Anne intorno, mentre la sorella minore, meravigliosa ironica macchietta della Austen, che vive di malattie inventate e crisi di nervi minacciate, la vuole a tutti i costi accanto a sé affinché si prenda cura di lei! Durante il soggiorno a casa della sorella Mary, Anne ha occasione di frequentare la caotica famiglia del cognato, i Musgrove, e soprattutto i nuovi inquilini della residenza di famiglia, Kellynch Hall, che per un caso davvero dettato dalla Provvidenza sono parenti stretti del capitano Frederick Wentworth e lo hanno come ospite!
L’incontro e la successiva convivenza tra Anne e Frederick sono segnati dal dolore e dal rimpianto e dalla mortificazione per lei, e dall’orgoglio ferito e dalla rabbia e da e un’apparente indifferenza per lui. Circondati da persone chiassose e concentrate su se stesse, e da un turbinio di sentimenti forti, immaturi, egoistici, velleitari, a volte profondi, altri sofferenti, Anne e Frederick si scambiano sguardi e piccoli gesti in un silenzio tutto loro che sembra insuperabile. Sguardi e gesti che dai toni freddi dell’incomprensione e del rancore, passano lentamente, quasi in punta di piedi, a quelli caldi e sicuri della complicità e del rispetto… e infine dell’amore. Anne accanto all’uomo che ama da sempre, pur convinta del suo disprezzo per lei, fiorisce (anche fisicamente), abbandona la rassegnazione e il servilismo muto che connotavano il suo proporsi al mondo e riacquista la caparbietà di credere nei suoi sentimenti e la forza di sostenerli, non lasciandosi piegare da niente e nessuno, nemmeno da Lady Russell che cerca di convincerla a sposare il cugino William Walter Elliot. Frederick accanto alla donna che aveva tanto amato e che mai ha saputo dimenticare, finisce suo malgrado col sedare la propria rabbia e col rabbonire il proprio orgoglio ferito, scegliendo ancora una volta, a dispetto di tutto quello che è stato e di tutte le nuove possibilità che avrebbe,lei e solo lei.

Il loro amore trionfa grazie a entrambi, particolare non trascurabile vista la tendenza sia sociale sia letteraria di relegare la donna a un ruolo decisamente più passivo nella relazione: Anne apre il suo cuore in un accorato scambio di opinioni con l’amico comune Capitano Harville, dichiarando limpidamente che una donna quando ama davvero non smette mai di farlo, “anche quando l’esistenza o la speranza sono finite” (libro II – capitolo XI); Frederick è presente, con altre persone, nella stanza in cui avviene il dialogo, apparentemente intento a scrivere una missiva, ma in realtà attento a ogni parola che esce dalla bocca della sua Anne… la lettera che di nascosto le scrive e riesce a farle avere quasi goffamente, è capace di gonfiare il cuore di Anne e quello di qualunque lettore:
Non posso più ascoltare in silenzio. Devo parlarti usando i mezzi che ho a disposizione in questo momento. Tu strazi la mia anima. Provo a un tempo agonia e speranza. Non mi dire che è troppo tardi, che quei preziosi sentimenti sono per sempre svaniti. Mi offro nuovamente a te col cuore che è tuo ancor più di quando quasi lo spezzasti otto anni e mezzo fa. Non osare più dire che gli uomini dimenticano prima delle donne, che l'amore di un uomo muore più rapidamente. Ho amato solo te. Posso essere stato ingiusto, debole, schiavo di risentimenti, ma mai incostante. Tu sola mi hai indotto a venire a Bath. Penso solo a te, per te sola faccio progetti per l'avvenire. Non te ne sei accorta? Possibile che tu non abbia compreso i miei desideri?... Non avrei aspettato neppure questi dieci giorni se avessi potuto leggere nei tuoi pensieri così come, penso, tu devi aver letto nei miei. Quasi non riesco a scrivere. Ogni istante sento qualcosa che mi soggioga. Tu abbassi la voce, ma io so distinguerne i toni che altri non saprebbero cogliere. Creatura troppo buona, troppo eccelsa! Tu ci rendi davvero giustizia! Tu sei veramente convinta che gli uomini possano provare vero amore ed essere costanti. Credi dunque che chi ti scrive sia capace dell'affetto più fervido e della più perseverante costanza.
F.W.
Devo andare, incerto del mio destino; ma tornerò qui, o seguirò la tua comitiva, non appena possibile. Una parola, uno sguardo, saranno sufficienti per decidere se io entrerò in casa di tuo padre questa sera o mai più.
Il finale del romanzo è inconsuetamente ampio, il confronto tra Anne e Frederick si dipana in più occasioni, ancora una volta a ribadire che quel silenzio che era divenuto la vita di Anne e che aveva avvolto il loro rapporto nei mesi trascorsi dal loro secondo doloroso incontro, è finito e se ne è andato senza lasciare strascichi tra loro
Anne possiede uno straordinario equilibrio, a differenza di altre protagoniste austeniane quasi cristallizzate che non sbagliano mai (come Eleanore in Sense and Sensibility e Fanny in Mansfield Park) o che sbagliano molto (come Marianne in Sense and Sensibility e Catherine Morland in Northanger Abbey). Lei sbaglia, e l’errore più grande lo commette proprio in amore, ma accettandone le conseguenza ne trae anche quel che di buono può venirne, prima la comprensione e la compassione per gli altri, poi l’autoaffermazione e l’amore per se stessa. Una donna meravigliosa, che fiorisce pagina dopo pagina davanti agli occhi stupiti e incantati di noi lettori, che passa dal silenzio al canto di gioia, conquistandosi la felicità e un rapporto d’amore vero, profondo e in un certo qual modo straordinariamente paritario per i canoni dell’epoca! Una protagonista che rimane impressa nel cuore!
"Ci sono una bellezza e un 'ombra particolari in Persuasione. La scrittrice sta cominciando a scoprire che il mondo è più grande, più misterioso, più romantico di quanto aveva creduto. Sentiamo che è vero anche per lei quello che aveva scritto della sua protagonista, Anne: "Era stata costretta alla prudenza da giovane, aveva conosciuto la passione crescendo: naturale evoluzione di un inizio contro natura". " pieni del genio, della veemenza, dell'indignazione di Charlotte Brontë." Virginia Woolf

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