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Speciale Libriamo2013: intervista ad Antonella Boralevi

Creato il 24 giugno 2013 da Sulromanzo
Autore: Lavinia PalmasLun, 24/06/2013 - 09:30

Antonella Boralevi, I baci di una notteAbbiamo incontrato Antonella Boralevi domenica 16 giugno, a margine del suo intervento a Libriamo2013.

La sua vita di scrittrice è un continuo incontro con l'amore. Che cos'è per lei l'amore?

Io penso, o meglio l'ha detto Santina (protagonista de I baci di una notte, edito da Rizzoli, ndr) a me, che l'amore sia un tuffo. Un tuffo che fai senza saper nuotare. È qualcosa in cui di solito ci vuole qualcuno che ti spinga e mentre voli, in quella frazione di secondo in cui sei sospeso nell'aria, pensi di schiantarti. Poi invece cominci a nuotare e capisci che sai nuotare e sei tutt'uno col mare. Ecco, penso che l'amore quindi sia, da una parte, l'accettazione di un enorme rischio perché il rischio è di spaccarsi la testa e, dall'altra parte, la capacità di essere in simbiosi col sentimento dell'amore, non necessariamente con un proprio partner perché l'amore non è solo tra coppie, ma anche tra madre e figlio, tra sconosciuti se fai volontariato. L'amore come sentimento, secondo me, pretende che tu ti trovi bene ad essere innamorato. Questo è il punto. Per quale motivo, per esempio, spesso tanti uomini scappano dall'amore? Perché l'amore ti mette in una situazione di debolezza e di dipendenza. Quindi si tratta di accettare tutte queste minorazioni.

I baci di una notte è anche un romanzo sulla felicità e sulla sua ricerca tramite l'amore. Secondo lei basta per essere felici?

No, però certamente quello che l'amore ti dà è quello che gli americani chiamano tool, cioè un'applicazione. L'amore è un'applicazione per la felicità. È difficile essere non dico felici perché la felicità è uno stato che dura qualche minuto, però essere in pace, essere sereni se non si è capaci di accettare di essere innamorati. Si può avere uno stato di vita normale, di benessere, ma siccome per vivere il tool amore devo prendere dei rischi, se non li prendo secondo me perdo qualcosa.

Una cosa che mi ha incuriosito è l'idea di attimo che domina tutta la creazione del romanzo. La storia si consuma nell'arco di tre giorni ed è stata scritta, come lei ha dichiarato, in quattro settimane. È un caso che tutto si svolga in tempi così brevi o è un modo per concretizzare la passione amorosa?

No, è stata una scelta specifica. Quando io scrivo utilizzo una griglia precisa. È un po' come avere un ricettario: prima costruisco la ricetta e poi cucino. Questa è la passione, una cosa che scatta all'improvviso, una cosa che cambia radicalmente la tua vita. Hai assolutamente colto il punto: è proprio una questione di attimi.

Perché ha scelto Capodanno, che solitamente è considerato un giorno di passaggio verso un nuovo inizio?

Pensa che tu abbia colto un aspetto interessante perché il primo titolo, che non andava bene perché era un po' assonante con quello di un famoso film, era L'attimo splendente. Avevo però già scritto L'attimo luminoso. Il punto è questo: ho scelto il Capodanno perché volevo un'occasione in cui possono accadere delle cose. Avrei potuto scegliere un lunedì a Milano, ma non aveva senso. Il Capodanno è un momento di svolta, un momento in cui qualcosa muore e qualcosa nasce; ed è esattamente ciò che accade a Santina e Sigieri.

Il suo romanzo I baci di una notte è anche una storia impegnata che narra l'amore tra la figlia di un cassaintegrato e il figlio di una famiglia benestante. Ha voluto dare un taglio sociale al racconto?

Volevo raccontare l'Italia di oggi divisa tra poveri e ricchi, questi due mondi che non s’incontrano, dove i ricchi non vedono i poveri. Volevo dirlo con forza quindi assolutamente ho voluto dare un taglio sociale.

Libriamo2013
Quindi, secondo lei, anche Santina rispecchia le donne di oggi?

Moltissimo perché Santina ha un meraviglioso carattere. Lei è capace di vedere e godere la bellezza della vita anche se lei è povera, non ha studiato. Se fosse stata qui avrebbe goduto di questo giardino del Teatro Olimpico. È una ragazza molto consapevole di se stessa, determinata, intraprendente, che ha ben chiara come funziona la società. Quando Sigieri si mette davanti a lei e le dice: «Ciao», Santina non pensa che sia come il ragazzino che lavora con lei nel fast food; sa benissimo che Sigieri rappresenta un trampolino per entrare da un'altra parte. È una ragazza di oggi perché le ragazze di oggi sono consapevoli di se stesse e consapevoli del mondo in cui vivono.

Per concludere, quali sono i suoi libri del cuore?

Un libro che ho letto dieci volte e in cui trovo tutte le risposte è Guerra e  pace. Nel secondo volume vengono narrate le battaglie che il Generale Kutuzov non fa. Magari tu dici: «Che ci trova una donna in un libro che racconta di battaglie che nemmeno si combattono?». È un libro che racconta tutto quello che accade nella vita di una persona.

Poi, amo molto tutta la gamma di scrittrici dei sentimenti: Katherine Mansfield, che ha avuto una vita così infelice. Ci sono alcuni suoi racconti per i quali piango come una fontana.

Mi piacciono tutte quelle storie a cavallo tra fine Ottocento primo Novecento, come i romanzi di Henry James, di Dorothy Parker. Poi, mi piace particolarmente La casa della gioia di Edith Wharton.

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