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Speciale Miyazaki Hayao: quattro passi con il maestro

Creato il 14 settembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

IL MIO VICINO TOTORO (1988)

anime-neighbor-totoro_176258Compiuti 21 anni, ha avuto finalmente licenza di arrivare nei nostri cinema il manufatto forse più caro al cuore di Miyazaki Hayao, maestro di un’animazione che predica la poesia semplice ed esprime quella sublime, qui realizzata solo con dita umane. La paffuta creatura del titolo (accento sulla prima “o”) è un gufobuddha o un topoconiglione che fa da guardiano al bosco presso cui si sono stabilite, per rimanere accanto alla mamma in ospedale, una adolescente e la sua sorellina. Nella trama lo vede solo chi ne è degno e sbadiglia come uno tsunami, nella realtà post-film (1989) divenne un peluche di grande successo. La storia, ambientata negli anni ’50, è semplice, rurale, melodica in immagini e colonna sonora. Mito, sacro e folklore trovano un nobile senso comune, una morbida convivenza pastello che contiene i semi di futuri capolavori, La città incantata su tutti. Memorabili: il gattobus che sembra venire dal Paese delle Meraviglie, la danza tra le gocce, tanto pelo rassicurante, ghiande luccicanti. E i nerini: microspiriti fuligginosi che lasciano di buon grado spazio alla luce per migrare altrove. Un’illuminazione tra mille, tondeggiando la magia del reale.

LA CITTA’ INCANTATA (2001)

Speciale Miyazaki Hayao: quattro passi con il maestro
La piccola Chihiro, occhioni sgranati su un mondo surreale (surrealista?) che incute curiosità e timore, pupille avvinghiate a un’infanzia che non vogliono lasciar tramontare, rimane ‘incastratà in un universo fiabesco, in balia della strega che ha mutato in maiali i suoi genitori. Come fuggire? Accettando misteriosi aiuti principeschi e strambe occupazioni al servizio di divinità capricciose, lottando contro la cupezza (e la crudezza) di immagini che se ne fregano delle leggi di natura e non fanno sconti alle ragnatele dell’animo umano. Siamo dunque in incubo? Nient’affatto: il film di Miyazaki Hayao rigurgita immagini e situazioni di desiderabile poesia: ferrovie sommerse, sguardi che incatenano, echi di antiche tradizioni tradotti in immagini dal disegno romantico e dall’anima innocente (che non vuol dire stupida, né banale). Sacrosanto premio Oscar 2002 per l’animazione.

LUPIN III E IL CASTELLO DI CAGLIOSTRO (1979)

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E’ onorevole e divertente lo scheletro di cartoon tirato fuori dall’armadio di Miyazaki Hayao . Oggi Autore di pellicole animate che conquistano l’occhio, il cuore e l’Oscar (La città incantata, Il castello errante di Howl) e ieri (1979) di questo intramontabile lungometraggio sulle imprese ladresche del furfante playboy in giacchetta verdastra creato da Kazuhiko Kato () e dei suoi frenetici personaggi di contorno, su tutti il grottesco ispettore Zenigata. Fu il primo film d’animazione a essere presentato a Cannes. La magia poetica e la ricchezza visiva del Maestro giapponese sono ancora solo in embrione, ma già si intuiscono l’attenzione alle (dis)grazie femminili, la voglia di fantascienza, la non paura del macabro, il bisogno di mitologia europea. E infatti: casinò francesi, un nemico sulle Alpi, l’inseguimento da antologia sulla Fiat 500 gialla che saluta oggi il ritorno del piccolo/grande mezzo. Nuovo doppiaggio (con le voci originali tv), imprecisioni epurate, entusiasmo in goduriosa replica.

IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL (2004)

Speciale Miyazaki Hayao: quattro passi con il maestro
Immaginazione, poesia e memoria. Mondi che hanno un vulcanico piede mandato a spasso per l’Europa e l’altro ben saldo nelle solenni filosofie/religioni giapponesi. Miyazaki Hayao, già babbo degli struggenti romanticismi de La Città incantata (e di passati capolavori da recuperare in toto, da e il castello di Cagliostro a Porco Rosso, ambientato in Italia), è un instancabile narratore visionario, un illustratore di fiabe senza tempo in cui tecnologia e magia sono le facce in lotta di una fantastica medaglia. Questa volta è coraggioso nel raccontare della vecchiaia rivolgendosi ai giovani. Vittima di una maledizione, una ragazzina è mutata in un’ottuagenaria rugosa che finisce a servizio del bel mago che dovrebbe restituirle l’età fiorita. Ma decine di porte si aprono su sempre nuovi scenari: la trama partorisce se stessa a ripetizione, fino a risultare complicata a chi troppo la guardasse invece di abbandonarsi alle sue ombre luminose. Un viaggio che non smette un attimo di sognare e si guarda farlo, che sa cosa deve temere (l’autore conserva dolorosi ricordi famigliari di guerra), che trasforma i personaggi disegnati in attori di spessore. Per la prima volta, complice il palato da sempre rivolto a Oriente del direttore Marco Muller, la Mostra di Venezia ha premiato con il Leone d’Oro alla carriera un regista di film d’animazione. Giusto che fosse Miyazaki.

Riferimenti:
Il sito di Alessio Guzzano: www.alessioguzzano.com
Miyazaki Hayao su Imdb: www.imdb.com/name/nm0594503/


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