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Squash: il Crazy Team di Torino è tricolore a squadre

Creato il 03 giugno 2014 da Sportduepuntozero
Squash - Crazy Team Torino

Squash – Crazy Team Torino

Un titolo italiano rappresenta, in ogni sport, il coronamento di un sogno, di quel qualcosa per il quale si entra sul terreno di gioco doppiamente motivati. Ad ottenerlo, per la seconda volta nella propria storia, è stato il Crazy Team di Torino, sodalizio sorto nel 2004 ed oggi diretto tecnicamente dal vicepresidente Ezio Dau: “Da diverse stagioni – esordisce – arrivavamo ad un passo dal titolo ma per qualche motivo ci sfuggiva. Nell’occasione abbiamo superato la SS Lazio ribadendo la compattezza del gruppo e la forza dei singoli. Avevamo allestito una compagine forte, sia per quanto concerne gli italiani che gli stranieri. In questo secondo settore da sottolineare le presenze del tedesco Simon Roesner, numero 14 del mondo, dell’indiano Saurav Ghosal, numero 15, del britannico Adrian Grant, top 20 del ranking internazionale, ed ancora dell’irlandese Madelin Perry, una delle più forti giocatrici del mondo. Per quanto concerne gli italiani la compagine è cresciuta attorno al suo capitano, Josè Facchini, nonchè l’altro esperto Francesco Busi, quindi a Markus Berrett. Da citare ancora Gianvito Allegretti e lo junior Oliviero Ventrice. Nel settore femminile grande apporto anche della bolognese Monica Menegozzi e della torinese Eleonora Marchetti“.

Già tricolori nel 2010, i portacolori del Crazy Team non sono mai scesi dal podio a partire dal 2007: “Una sequenza di risultati notevoli – prosegue Dau – figlia dell’impegno negli allenamenti, costante, e dei tanti investimenti”. Quali i prossimi obiettivi?: “Ripetersi in campo nazionale, non attraverso la partecipazione alla Coppa dei Campioni a causa dell’eccessiva esposizione economica che ciò comporterebbe, è il principale. Questo per continuare a rimanere nell’elite italiana del nostro sport”. Il paradosso è che i campioni d’Italia non hanno attualmente, a causa della carenza di impianti in Torino e prima cintura, nonchè la chiusura di alcune realtà di settore, una sede nella quale allenarsi: “L’auspicio è che la situazione si sani e si riesca a trovare una sede opportuna per il nostro lavoro e per non perdere quanto seminato con tanta fatica e passione negli anni”.

Note, passione e fatica, che hanno contraddistinto la lunga carriera dell’ormai 42enne capitano del Crazy Team Torino, Josè Facchini (foto), emiliano: “Un tricolore che rappresenta il coronamento della mia carriera, ormai giunta alla sua conclusione. Chiudere così è fantastico. Grande soddisfazione, personale e della squadra per il traguardo raggiunto. Ci eravamo andati molto vicini negli ultimi anni ma l’avevamo mancato. Quest’anno lo scudetto rappresenta il sigillo ad un ottimo percorso compiuto in stagione, non sempre facile. Soprattutto nelle battute iniziali abbiamo dovuto superare qualche tentennamento, anche a causa di alcuni infortuni o indisponibilità per impegni contemporanei dei nostri stranieri. Siamo cresciuti, impegno dopo impegno, e scudetto rappresenta la fotografia di questa progressione. Figlia della forza dei singoli e della voglia di far bene insieme. Il Crazy Team è una grande famiglia e tutti coloro che ne fanno parte sentono quest’atmosfera di coinvolgimento, creata in ottimo stile da Dau e dal Presidente Lucia Cantalupo”.

Arrivato allo squash all’età di 8 anni, Facchini ha un futuro come allenatore: “Da quattro stagioni ho smesso di fare il professionista e mi sono dedicato solo ai circuiti italiano e tedesco, lasciando da parte quello internazionale nel quale ho raggiunto come best ranking la posizione numero 53. Ora guardiamo al domani della società anche attraverso gli occhi di chi cresce come il ligure junior Oliviero Ventrice, giocatore che personalmente alleno”. Qualche rammarico per l’addio allo squash giocato?: “No – chiude Facchini – perchè la decisione è stata meditata. Quando si arriva alla mia età occorre allenarsi molto e il recupero dagli infortuni diventa più lungo. Tutto richiede tempi dilatati e non è il caso di insistere. Sono felice per quanto fatto e raggiunto e l’ultimo tricolore è la classica “ciliegina sulla torta”.


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