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Recensione: Vi avverto che vivo per l'ultima volta, di Paolo Nori

Creato il 20 marzo 2023 da Gliscrittori
Recensione: Vi avverto che vivo per l'ultima volta. Noi e Anna Achmatova, di Paolo Nori

Libri Recensione di Davide Dotto. Vi avverto che vivo per l'ultima volta. Noi e Anna Achmatova di Paolo Nori (Mondadori).  Una scrittura impressionistica, autobiografica, tanto colloquiale da riflettersi sui segni di interpunzione.

Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova – non diversamente dal precedente, dedicato a Dostoevskij («il più grande scrittore di tutti i tempi») – racconta la propria formazione, le proprie letture, l’amore e la passione per la storia e la letteratura russa.
Le impressioni riguardano stavolta Anna Achmatova («la poetessa – anzi il poeta – più grande di tutti i tempi»).
Dopo aver udito per la prima volta i suoi versi, la stanza in cui si trovava da studente si era dipinta di blu. Ogni luogo in cui sono conservate le tracce del passato di Anna Achmatova, o di quello che ha visto e percepito, si tramuta in parole e versi (quelli e non altri).
Anna Achmatova occupa tutto lo spazio e il tempo, almeno da un certo momento in poi, e chi le si avvicina, anche leggendo Vi avverto che vivo per l'ultima volta, ne assorbe qualcosa: il percorso, lineare o di sbieco, personale, storico, non lascia nulla di inespresso.

Si comprende il desiderio dello studente Paolo Nori di imparare il russo, di conoscere il significato delle parole udite per la prima volta, ancora custodite in uno scrigno lessicale da aprire.

Vi avverto che vivo per l'ultima volta ci permette di raccogliere il bandolo di una matassa complicata tra Ottocento (secolo di Dostoevskij) e Novecento (quello di Anna Achmatova).

E il Ventunesimo secolo, che su troppe cose ci riporta indietro, forse a causa di una lezione non del tutto appresa.
Si intuisce una interconnessione profonda, non solo per cenni e richiami, con la storia più recente: la guerra Russo-Ucraina si insinua tra le pieghe di una matassa aggrovigliata e senza pace. Tanto che diventa difficile distinguere cosa è russo e cosa ucraino nella letteratura russa, e la distinzione medesima sa di pretesto. Basta ricordare scrittori che a Kiev sono nati, o a Kiev hanno trascorso parte rilevante della propria esistenza. Non fa eccezione Anna Achmatova che «se fosse nata oggi (a Odessa) probabilmente sarebbe ucraina».
Una ragazza mi ha chiesto se Bulgakov, che è nato a Kiev, va considerato uno scrittore russo o uno scrittore ucraino, io le ho risposto che non so rispondere.
E che, secondo me, Bulgakov, è un grande scrittore.
E una ragazza ucraina ha commentato la cosa scrivendo che Bulgakov era ucraino e che anche Gogol’, era ucraino, e che la Russia ha scippato all’Ucraina sia Gogol’ sia Bulgakov, oltre al Donbass.
Io, non lo so. Paolo Nori, Vi avverto che vivo per l'ultima volta. Noi e Anna Achmatova

L’interscambio e l’interconnessione è tale che ogni distinzione non può che provocare rilevanti scarti e resti.

È un po’ come trovarsi a un bivio, di fronte al quale non si ha tutto il torto, né si hanno sufficienti ragioni da opporre: «Se ero dalla parte della ragione, voleva dire che avevo sbagliato qualcosa, pensavo».
Inseguita di capitolo in capitolo, tra pensieri, ricordi, aforismi, si dispiega la metamorfosi dello spirito e  il ripiegare dei tempi, alla ricerca di un filo, una traccia, un’armonia sempre nuova e diversa, un oscillare tra antico, vecchio e nuovo.
Il bandolo, finalmente, è tenuto dai romanzi di Dostoevskij e dai versi dell’Achmatova, da spiriti in movimento che rifiutano di farsi ingabbiare, scalpitanti e inquieti, decisi a lasciare il segno.



Vi avverto che vivo per l'ultima volta
Noi e Anna Achmatova

di Paolo Nori
Mondadori
Saggio
ISBN 978-8804761518
Cartaceo 17,57€
Ebook 9,99€

Quarta

«E noi, che cosa stiamo diventando? E io, cosa sono diventato?» si chiede Paolo Nori.
E la risposta viene da una lontananza che in verità brucia distanze e porta con sé, come fosse turbine di visioni, di fatti, di sentimenti, e naturalmente di poesia, la vita di Anna Achmatova.
«Vogliamo raccontare» dice Nori «la storia di Anna Achmatova, una poetessa russa nata nei pressi di Odessa nel 1889 e morta a Mosca nel 1966. Anche se Anna Achmatova voleva essere chiamata poeta, non poetessa, e non si chiamava, in realtà, Achmatova, si chiamava Gorenko; quando suo padre, un ufficiale della Marina russa, seppe che la figlia scriveva delle poesie, le disse "Non mischiare il nostro cognome con queste faccende disonorevoli". Allora lei, invece di smettere di scrivere versi, pensò bene di cambiar cognome. E prese il cognome di una sua antenata da parte di madre, una principessa tartara: Achmatova.
«Anna era una donna forte, una donna che, «con la sola inclinazione del capo – come ebbe a dire Iosif Brodskij, suo amico e futuro premio Nobel – ti trasformava in homo sapiens».
"Suora e prostituta" per i critici sovietici, esclusa dall'Unione degli scrittori, privata degli affetti più cari, diventata, durante la Seconda guerra mondiale, la voce più popolare della Russia sotto l'assedio nazista, indi rimessa al bando, sorvegliata, senza mezzi.


Davide Dotto


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