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SST, l’americano che emigra in Australia

Creato il 12 dicembre 2013 da Media Inaf

Siglato l’accordo tra i rispettivi governi per collocare in Australia l’ultimo ritrovato statunitense in fatto di sorveglianza dei detriti (e non solo) spaziali. Dopo due anni di test in New Mexico, lo Space Surveillance Telescope è pronto a fare le valigie per la nuova destinazione, da dove potrà tenere d’occhio l’emisfero sud.

di Stefano Parisini

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Un numero sempre crescente di funzioni nevralgiche per una nazione sono affidate al funzionamento di satelliti. Allo stesso tempo, sta diventando piuttosto affollata la fascia geostazionaria, attorno ai 36.000 chilometri sopra la superficie terrestre, dove è sempre più alto il rischio che insidiosi frammenti, anche di infime dimensioni, danneggino o addirittura mettano completamente fuori uso queste preziose sonde orbitanti.

Non stupisce, perciò, che il Dipartimento della Difesa statunitense si sia attrezzato per monitorare al meglio oggetti spaziali di piccole dimensioni, frammenti o mini-satelliti, finora osservabili con difficoltà. A questo scopo, DARPA, l’agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa, ha sviluppato lo Space Surveillance Telescope (SST), un innovativo telescopio per l’individuazione, il tracciamento e l’identificazione di oggetti nello spazio profondo.

Collocato in New Mexico, nella base missilistica di White Sands, dove negli ultimi due anni è stato collaudato a fondo, l’SST verrà ora spostato in Australia. E’ stato infatti siglato nei giorni scorsi un accordo tra i due paesi per la ricollocazione di SST presso la Harold E. Holt Naval Communication Station di Exmouth, nella parte occidentale del continente oceanico. Quando tornerà pienamente operativo nel nuovo sito, attorno al 2016, SST fornirà un contributo fondamentale al controllo dell’emisfero sud, una metà del cielo attualmente poco coperta da sistemi di sorveglianza della fascia geosincrona.

Fra le caratteristiche di rilievo, SST offre una rapidità senza precedenti nella ricerca di piccoli oggetti nello spazio, grazie all’innovativo design, di tipo Mersenne-Schmidt, nonché al suo sensore CCD ricurvo, il primo di questo tipo. Questa combinazione permette una maggiore compattezza rispetto a telescopi di capacità similare, facendone uno dei telescopi più veloci e agili di tali dimensioni.

SST può scandagliare un’area di cielo grande quanto l’Australia in pochi secondi, e analizzare completamente la fascia geosincrona più volte a notte: un ordine di grandezza più veloce dei telescopi tradizionali. Inoltre, SST è dieci volte più sensibile dei migliori sistemi attuali, caratteristica che lo rende in grado di scovare e inseguire oggetti molto più piccoli, meno luminosi e più transienti di quanto possano fare i suoi predecessori.

Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini



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