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Stasera alle 01,00 su La7d M – il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang

Creato il 26 settembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
M, il mostro di Düsseldorfplay video
  • Anno: 1931
  • Durata: 117'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Fritz Lang

M – Il mostro di Düsseldorf (M – Eine Stadt sucht einen Mörder) è un film tedesco del 1931, diretto da Fritz Lang. Il film si ispira ai delitti commessi da Fritz Haarmann e Peter Kürten, che commisero una serie di efferati crimini in Germania negli anni venti.

In una città tedesca (il film è ambientato a Berlino, ma il titolo italiano richiama il caso di cronaca del 1925[1], che ha ispirato il film, avvenuto a Düsseldorf) la popolazione è terrorizzata da un maniaco che ha adescato e ucciso otto bambine.
La polizia è messa sotto pressione dall’opinione pubblica quando il Mostro uccide un’altra bambina, e si impegna a fondo nella ricerca, ma non dispone di nessun indizio. La popolazione cade nel panico, e molti arrivano ad accusarsi a vicenda. I poliziotti organizzano numerose retate nei quartieri frequentati dalla malavita, creando gravi problemi alle associazioni criminali della città. Le maggiori organizzazioni criminali decidono quindi, per ridurre la pressione della polizia nella città, di trovare il “Mostro”, chiamando un capo originario del luogo ma ricercato dalla polizia di molte nazioni, che organizza la ricerca usando anche i mendicanti come spie per le strade.
Polizia e criminali giungono quasi contemporaneamente a scoprire l’identità del criminale, ma questi ultimi lo scovano prima, grazie all’aiuto di un mendicante cieco che ne riconosce il fischio, e per seguirlo gli tracciano sulla giacca una M. di gesso (M. è l’iniziale della parola tedesca Mörder, “assassino”). Vistosi scoperto, l’assassino, un certo Hans Beckert, si nasconde in un palazzo di uffici. Alla fine i criminali riescono a catturare il mostro poco prima dell’arrivo della polizia, e lo processano.
Al cospetto di un originale tribunale fatto di ladri, assassini e prostitute, il mostro che aveva scosso la città rivela la sua pazzia, una forza malvagia che lo spinge a tali crimini; il processo, dopo un acceso dibattito, sta per chiudersi con un verdetto di morte, quando è interrotto dall’arrivo della polizia, che ha scoperto il covo dei criminali grazie alla confessione di un malvivente rimasto intrappolato nell’edificio dove si nascondeva il mostro. La polizia arresta anche i capi del crimine locale e consegna il “Mostro” alla giustizia ordinaria.

Peter Lorre è Hans Beckert, un assassino seriale che probabilmente è un pedofilo sadico, che uccide bambine. A causa dei suoi crimini, che portano la polizia a disturbare pesantemente gli affari della criminalità locale, sarà inseguito dai criminali, che lo vorranno linciare, ma, alla fine, sarà arrestato dalla polizia. Non è spiegato, però, se Hans sarà portato in manicomio o condannato a morte.
È da segnalare anche l’interpretazione di Peter Lorre, che impersona il criminale psicopatico con un trasporto impressionante, specie nella sua difesa finale davanti al tribunale formato dai criminali della città:
«Quando cammino per le strade ho sempre la sensazione che qualcuno mi stia seguendo, ma sono invece io che inseguo me stesso. Silenzioso, ma io lo sento. Spesso ho l’impressione di correre dietro a me stesso. Allora voglio scappare, scappare, ma non posso fuggire! Devo uscire ed essere inseguito. Devo correre, correre per strade senza fine. Voglio andare via, ma con me corrono i fantasmi di madri, di bambini. Non mi lasciano un momento, sono sempre là, sempre, sempre. Soltanto quando uccido, solo allora… E poi non mi ricordo più nulla. Dopo, dopo mi trovo dinanzi a un manifesto e leggo quello che ho fatto. E leggo, leggo. Io ho fatto questo? Ma se non ricordo più nulla! Ma chi potrà mai credermi? Chi può sapere come sono fatto dentro? Che cos’è che sento urlare dentro al mio cervello? E come uccido: non voglio! Devo! Non voglio! Devo! E poi sento urlare una voce, e io non la posso sentire».

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