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Stasera alle 21,05 su Rai 3 A qualcuno piace caldo di Billy Wilder

Creato il 30 dicembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
A qualcuno piace caldoplay video
  • Anno: 1959
  • Durata: 120'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Billy Wilder

« – Aspetta da molto?
– Non importa quanto si aspetta, ma chi si aspetta. »
(Zucchero e Joe/Junior)

A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot) è un film del 1959 diretto da Billy Wilder. Considerato una delle migliori commedie della storia del cinema statunitense, il film vinse un Oscar e tre Golden Globe, tra cui quello per il miglior attore in un film commedia o musicale a Jack Lemmon, che per la sua interpretazione ricevette anche un Premio BAFTA. Nel 1989 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al quattordicesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al ventiduesimo posto. Nel 2000 l’ha inserito al primo posto della classifica delle migliori cento commedie statunitensi. Nel 2005 la battuta «Well, nobody’s perfect» (Beh, nessuno è perfetto) è stata inserita al quarantottesimo posto della classifica delle migliori cento battute del cinema statunitense.

Il copione fu scritto da Wilder in collaborazione con I. A. L. Diamond, adattando la storia originale di Robert Thoeren e Michael Logan. Poiché una precedente versione del soggetto, che non conteneva la storia di gangster, era stata scritta da Logan per un film tedesco (Fanfaren der Liebe di Kurt Hoffmann, 1951), A qualcuno piace caldo viene alcune volte considerato un remake.
Inizialmente intitolato Not Tonight, Josephine (Non stanotte, Josephine), A qualcuno piace caldo fu girato interamente in bianco e nero. Billy Wilder rinunciò all’idea di girarlo a colori, anche se l’avrebbe preferito, perché all’epoca la tecnica non era ancora stata messa a punto come lui desiderava. Il fatto che avesse rinunciato perché il pesante trucco utilizzato da Lemmon e Curtis per assumere sembianze femminili avrebbe dato ai loro volti sullo schermo una tonalità verdastra fu una risposta sbrigativa che Wilder diede a Marilyn, che sosteneva che la sua fotografia sarebbe venuta meglio a colori. Il titolo derivò da una suggestione che ebbe Wilder ispirandosi al titolo di un film con Bob Hope del 1939. Successivamente per giustificare questa scelta inserì nella sceneggiatura il dialogo tra Tony Curtis e Marilyn Monroe sulla spiaggia. Un’ulteriore ipotesi è che il titolo del film derivi dalla corrente musicale Hot Jazz e che quindi l’aggettivo Hot si riferisca al genere musicale allora in voga. Il film riprese un fatto di cronaca realmente avvenuto (la strage di San Valentino) e lo rielaborò secondo i canoni della farsa americana, con equivoci, travestimenti e gag memorabili. Diversi sono i riferimenti ad altre opere e a eventi reali: tra i gangster in particolare, il soprannome “Piccolo Bonaparte” rimanda al Piccolo Cesare di Mervyn LeRoy (1930) e altre situazioni ricordano episodi di Scarface – Lo sfregiato di Howard Hawks (1932) e di Nemico pubblico di William A. Wellman (1931). Lo stesso Piccolo Bonaparte trae spunto, nell’aspetto e nei modi, dalla figura di Benito Mussolini. Le scene sulla spiaggia ricordano quelle della serie sulle Bellezze al bagno di Mack Sennett. Nel 2004 il soggetto è stato ripreso dal film “Connie e Carla” (Connie and Carla) del regista Michael Lembeck: in questa pellicola sono protagoniste due ragazze che, per sfuggire ai gangster, si camuffano da uomini e vanno a lavorare in un locale per uomini travestiti; mentre nel film di Wilder il travestimento è solo occasione di battute e gag, in quello di Lembeck c’è più attenzione alla condizione del “diverso”.

Le prime scelte di Billy Wilder furono Frank Sinatra per il ruolo di Jerry/Daphne e Mitzi Gaynor per il ruolo di Sugar. Rimasero celebri le difficoltà di Marilyn Monroe a imparare per intero le battute esatte, cosa che più volte fece esasperare il regista. In particolare, dopo 47 ciak durante i quali la diva non riusciva a pronunciare la battuta (in lingua originale) It’s me, Sugar e 30 ciak per Where’s the bourbon?, gli autori dovettero porre delle lavagnette in un punto del set distante dalle inquadrature, per permetterle di leggere le battute. Tuttavia, la Monroe tendeva a leggere sempre la battuta sbagliata, costringendo così gli autori a posizionare le lavagnette una alla volta. La Monroe rimase particolarmente colpita dall’arte di Jack Lemmon, tanto che alla prima del film, nel marzo 1959, avvicinata da un giornalista disse al microfono: Isn’t Jack Lemmon the funniest man in the world? (“Non è forse Jack Lemmon l’uomo più divertente del mondo?”). Marilyn Monroe desiderava lavorare ancora con Jack Lemmon, ma così favorì indirettamente la carriera di Shirley MacLaine: infatti chiese una parte in un altro film di Wilder, L’appartamento (1960) ma, impegnata sul set di Facciamo l’amore, rinunciò in favore di Shirley MacLaine. Nel 1962 la Monroe e Lemmon furono scritturati per Irma la dolce (1963), ma l’attrice morì prima dell’inizio delle riprese e la sua parte andò nuovamente alla MacLaine. In Irma la dolce la Monroe oltre che con Lemmon, avrebbe recitato nuovamente anche con Joan Shawlee. Una diceria vuole che ben diversi fossero i rapporti tra la Monroe e Tony Curtis. Per molto tempo circolò la voce che Curtis avesse detto che baciare la bionda diva fosse stato come “baciare Hitler”: lo stesso attore ha però smentito quest’indiscrezione in un’intervista del 2001.

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