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Stasera alle 21,15 su Rai Movie L’armata Brancaleone di Mario Monicelli

Creato il 29 novembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
L'armata brancaleoneplay video
  • Anno: 1962
  • Durata: 120'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia, Francia, Spagna
  • Regia: Mario Monicelli

L’armata Brancaleone è un film del 1966 diretto da Mario Monicelli. Vincitore di tre nastri d’argento, fu presentato in concorso al 19º Festival di Cannes. È considerato uno dei capolavori del regista, grazie anche alle scenografie e ai costumi di Piero Gherardi, in forte contrasto cromatico. La nota colonna sonora, scritta da Carlo Rustichelli e cantata dal tenore lirico leggero Piero Carapellucci, venne incisa su dischi Parade.

Alla sceneggiatura collabora in modo determinante lo stesso regista, che con Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, binomio artistico meglio conosciuto come Age e Scarpelli, dà vita ad una rilettura fresca ed originale dell’Italia medioevale, creando quello che sarà il colpo di genio del film: l’invenzione di quell’idioma immaginario, a cavallo tra il latino maccheronico, la lingua volgare medievale e l’espressione dialettale, che caratterizzerà tutti i personaggi. L’originalità però non si esaurisce nella sceneggiatura. Anche i costumi (a forte contrasto cromatico e di disegno originalissimo) e tutte le scene di esterni, curati da Piero Gherardi, lo scenografo che firma molte delle caratteristiche atmosfere felliniane, rappresentano un elemento innovativo, presentando un medioevo straccione ben lontano da quello oleografico e dorato di certi film di ambientazione medievale, mentre alla fotografia lavorerà Carlo Di Palma, al quale si dovranno alcune immagini memorabili del film, come quella in cui il protagonista e la sua armata si presentano alla corte bizantina dei Leonzi. Il richiamo ad un precedente film monicelliano di grande successo (I soliti ignoti) è evidente sia nell’impianto generale della sceneggiatura (la compagnia sgangherata e raccogliticcia che cerca di compiere una grande impresa, fallendola miseramente), sia nella somiglianza dei personaggi interpretati da Vittorio Gassman e Carlo Pisacane nei due film, che in alcune sequenze specifiche, come quella in cui Gassman, contattato per entrare nella compagnia, dapprima rifiuta, per poi accettare dopo la sconfitta nel combattimento (di pugilato ne I soliti ignoti e al torneo ne L’armata Brancaleone). Inoltre, la scena in cui Teofilatto, durante una pausa del duello con Brancaleone, gli consiglia una cura per il fegato, è ricalcata dall’analoga sequenza tra Totò e Fabrizi in Guardie e ladri, film di Monicelli e Steno del 1951. Per rompere lo scetticismo del produttore sulla riuscita del film, il regista accettò di prendere parte alla produzione e di rinunciare al compenso in cambio di una compartecipazione sugli incassi. Il successo fu enorme e Monicelli ne ricavò, per sua stessa ammissione, guadagni assai ingenti tanto che in seguito nessun produttore accettò più di condividere con lui gli incassi dei film da lui girati. Il titolo provvisorio del film in fase di produzione fu fissato in Le Caccavelle, termine con cui si indicano le pentole e gli utensili da cucina che l’armata di pezzenti al seguito di Brancaleone usa come armi ed armature.

Sebbene il film sia una commedia in costume, molti sono d’accordo nel ritenere che esso appartenga di diritto al genere della commedia all’italiana. Effettivamente l’Italia che nel film viene rappresentata è famelica, pezzente, meschina ed infingarda ma al tempo stesso capace di gesti eroici, animata da una grande ed ammirevole umanità come nella tradizione dei migliori film appartenenti a questo genere, del quale il regista è maestro indiscusso. Mario Monicelli non nascose il fatto che il film era stato concepito anche con intenti pedagogici e popolari; d’altronde analizzando tutta la produzione cinematografica del regista toscano si percepisce l’inclinazione a rivisitare, in termini popolari ed accessibili, periodi o eventi di rilievo della storia italiana. Monicelli vuole raccontare una nuova storia italiana, nella quale i diseredati, i perdenti, gli sfortunati trovino anche loro una collocazione onorevole, a dispetto delle versioni ufficiali edulcorate ad uso e consumo dei sussidiari per le scuole elementari.

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