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“Stati Uniti d’Europa”

Creato il 18 novembre 2013 da Catreporter79

Da una dichiarazione di Emma Bonino:

“Questa Europa, così com’è, è inadeguata, ma il problema è dei nostri Stati nazionali. Il nostro sogno sugli Stati Uniti d’Europa è sempre più in controtendenza, dobbiamo saperlo e anche noi ci stiamo avvicinando a derive populiste”.

Come evidenziato in un precedente intervento, l’elemento “euroscettico” (sostenuto anche da vari segmenti del mondo liberale di notevole autorevolezza sotto il profilo pubblico ed intellettuale) viene rivestito di una connotazione negativa ed associato all’estremismo di matrice demagogico-populistica. Ma non solo: l’architettura progettuale europeista va ben oltre oltre, arrivando ad espellere dal proprio sistema normativo e dalle sue concezioni democratiche anche e persino l’idea di stato nazionale identitario, presentato come elaborazione “inadeguata” ed obsoleta, incapsulata in un indumento ideologico che si vuole superato dalle moderne convenzioni dell’evoluzione partecipata e dalle prassi sociali.
La mia personalissima analisi non è e non deve essere interpretata come un “tackle” su Bonino (visto il suo “cursus honorum” in seno alla UE, certi orientamenti risultano comprensibili ed ovvi) e nemmeno sull’ideale inclusivo strasburghiano; è opportuno notare e rilevare, però, come la critica e/o la distanza da taluni allestimenti programmatici venga, de facto, ostracizzata e marginalizzata, assegnata al primitivismo intellettuale e all’azzardo.

Altra cosa, la democrazia.

Ps. Soprattutto in un Paese come l’Italia, traiettorie di questo genere possono trovare e trovano facile accoglimento. La debolezza della nostra coscienza nazionale, il trauma collettivo (antropologico e sociale) dell’esperienza fascista (elemento ideologico a trazione ultranazionalista), il portato culturale internazionalista della sinistra comunista (fortissima e determinante nella e dalla nostra fase repubblicana) e l’universalismo cristiano di partiti come la DC, hanno sfilacciato ulteriormente il nostro patrimonio collettivo, facendo della sua difesa un tabù culturale. Di qui, l’ipertrofismo esterofilo, utilizzato e concepito quale terapia e naturale soluzione



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