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STATO INTERESSANTE (1977) di Sergio Nasca

Creato il 05 giugno 2012 da Close2me

STATO INTERESSANTE (1977) di Sergio NascaTre storie tre che fotografano a caldo il periodo in cui il Paese fu segnato, anche dal punto di vista mediatico, dagli accesi dibattiti sul tema dell’aborto.
“Tre donne si trovano insieme in una clinica per abortire; chi lo fa controvoglia, chi con determinazione. Si tratta di Carla, moglie di un industriale, Annabella, figlia di un uomo politico democristiano e Patrizia, moglie di uno straccivendolo. Proprio quest’ultima, povera e debole, incontrerà le maggiori difficoltà”
Nasca, da sempre regista anomalo all’interno del bis italiano, dirige anni dopo il corrosivo Il Saprofita (1973) e poco prima del divertente (non certo accomodante) Il Paramedico, questa commedia sociale incentrata sul tema della gravidanza scomoda, che vanta attrici protagoniste di prim’ordine: la splendida Janet Agren, l’affascinante Monica Guerritore e la strepitosa Adriana Asti. Tre figure che divengono archetipi di un’Italia impreparata, cinica ed opportunista, dove a pagare i (presunti) errori dell’ipocrisia dilagante sono proprio loro: le donne. Borghesi o proletarie, le accomuna il contesto ostile, mistura bigotta di moralismo e provincialismo, che sembra trovare nel gentil sesso la valvola di sfogo di frustrazioni mai sopite. Non stupisce che si affrontino in sceneggiature, firmata dallo stesso Nasca, contesti specifici come l’alta borghesia, l’irrisolto divario culturale e sociale tra nord e sud, le miserabili vite di fasce popolare che lo Stato gradisce ignorare… Non si comprende invece la scelta di ignorare vicende riconducibili all’universo clericale, care al regista ma presumibilmente banali nel soggetto affrontato.
La qualità degli episodi cresce progressivamente: se la prima vicenda è in odore di barzelletta stiracchiata la seconda colpisce nel segno e la terza, complice un eccellente Enrico Montesano, raggiunge momenti di vera poesia.
Non saremo dalle parti di Sessomatto (1973) di Dino Risi, ma il risultato ancora oggi degno di un’attenta (re)visione.


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