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Stefano di dischi, lui fa la collezione

Creato il 03 aprile 2012 da Tvaddict
Stefano di dischi, lui fa la collezione1- Una decina di giorni fa, a bordo della navetta per Malpensa, in direzione Londra, mi sono ascoltato con grandissimo gusto ed enorme sorpresa (non ricordavo quanto mi piacesse) una raccolta di pezzi di Eugenio Finardi compilata apposta per il mio iPhone.
2- Qualche tempo prima, discutendo dei contenuti di una nuova rivista top secret di cui vi parlerò quando sarà il momento, avevo proposto, con grande successo, un pezzo su un album del 1977, "Diesel" di Eugenio Finardi. 
3- Sull'ultimo numero di XL, quello di aprile appena uscito, scopro di avere una cosa in comune con Max Casacci (che intervista Eugenio Finardi). Per entrambi, il primo concerto in assoluto è stato del chitarrista e cantante milanese. Lui nel 1976, io tre anni più tardi.
E così, se tre indizi fanno una prova, mi tocca fare un post proprio sull'autore di "Musica ribelle", probabilmente il primo musicista italiano di cui sono diventato fan da adolescente. Avevo già scoperto il punk assieme a mio fratello, ma il bello di quel periodo era l'insaziabile curiosità che ci animava, una curiosità che non conosceva generi e confini: spesso si finiva per tornare a casa da Valerio e Cigna (i due negozi di dischi di Biella dove andavamo a spendere i soldi della paghetta settimanale) con le cose più disparate. Nella nostra discoteca si poteva trovare, fianco a fianco, Ramones, Dictators, Saints, Stranglers, Sex Pistols e Clash, ma pure Alberto Camerini, Ash Ra Tempel, Kraftwerk, Cheap Trick, Area, Frank Zappa, Stooges, Gong, Arti & Mestieri, MC5. Ed Eugenio Finardi, ovviamente. Non pensate che ci fossero due menti troppo consapevoli dietro a questa selezione, semplicemente la nostra ingenuità non ci permetteva ragionamenti sofisticati e così si andava per tentativi. Quasi tutti molto azzeccati, a onor del vero...
Tornando al protagonista di queste righe, fu dopo l'uscita di "Roccando rollando", ultimo suo lavoro su Cramps, che mio zio Ermanno portò me e mio fratello allo stadio Pistoni di Ivrea per vederlo dal vivo, il 29 agosto del 1979. Ho ricordi molto vaghi della serata: noi tre seduti per terra sull'erba ad aspettare l'inizio e poi a cantare tutte le canzoni; il gruppo eccezionale che accompagnava Finardi ovvero i Crisalide; l'inizio rock di "Tutto subito". E poi una canzone particolare, "Hold on", un  traditional cantato in inglese che Finardi eseguiva spesso dal vivo e che aveva fatto anche un paio di mesi prima all'Arena di Milano durante il concerto per Demetrio. Un blues molto sofferto, di cui non conoscevo nemmeno il titolo, ma che mi restò impresso nella memoria anche durante il viaggio di ritorno e che mi sarebbe spiaciuto non poter ascoltare su disco. Mio zio mi disse che era un pezzo troppo particolare per poter essere inciso in studio e che aveva senso solo dal vivo. All'epoca mi sembrava un commento molto pertinente, oggi un po' meno, sinceramente, ma chissà mai perché di tutta la serata mi è rimasto impresso proprio quello. Non posso più chiederlo a mio zio, purtroppo, ma dubito si ricorderebbe di una frase di 33 anni fa.

Per il resto della mia vita e fino a qualche mese fa, Finardi è rimasto in sottofondo, senza mai andare via del tutto però, con qualche sporadico ritorno di fiamma occasionale (rammento persino un concorso di Boy Music in cui si poteva vincere un giorno in sua compagnia!). Nel corso di vari traslochi e svendite ho finito per scambiare i vinili dei suoi primi cinque album, pentendomene in tempi recenti e ricomprandoli a prezzi triplicati, a dimostrazione del mio fiuto imprenditoriale. Li ho persino presi in CD, in un unico cofanetto, e la sorpresa di riascoltarli da cima a fondo è stata davvero inaspettata. I ricordi sono riaffiorati in maniera intensa e, complice una maggior esperienza, mi sono potuto godere appieno i suoi tre dischi più importanti, "Sugo", "Diesel" e "Blitz, quelli in cui ha raccolto il meglio del suo repertorio dei Settanta, e provare a immaginare cose di cui prima ignoravo l'esistenza (le "porte del cosmo su in Germania" saranno quelle dei corrieri cosmici e del kraut rock?). 

E così, proprio mentre sto correggendo queste righe per pubblicarle, digito su Google le parole Eugenio Finardi+Crisalide, per controllare tutti i nomi dei musicisti della sua band e la prima opzione della ricerca è quella di un blog che raccoglie in formato digitale quelli che una volta si chiamavano bootleg, ovvero registrazioni pirata di concerti. Apro il sito (http://rockrarecollectionfetish.blogspot.it/2012/01/eugenio-finardi-crisalide-stadio.html) e mi appare, con mio sommo sbigottimento, il file da scaricare del concerto di Ivrea, il primo della mia vita, con tanto di scaletta. QUEL concerto, insomma...

Dopo il download immediato, la cartellina resta sul mio desktop, chiusa e pronta per l'ascolto, mi fa quasi impressione aprirla. C'è anche "Scimmia", forse il mio pezzo preferito di Finardi, e verso la fine arriva "Hold On". Più tardi prendo coraggio e la ascolto, magari riesco a capire anche io se davvero non avrebbe senso come versione di studio...

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