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Stephen King non deve morire: l’intervista fanatica

Creato il 11 gennaio 2016 da Abattoir

Non posso farne a meno:  ogni giorno mi alzo, vado in cucina, faccio colazione e davanti a me, sul ripiano più alto della nostra libreria, eccoli tutti in fila: la collezione completa (e in rigoroso ordine di uscita, sic!)  dello scrittore più prolifico della storia: Stephen King.

Alzo le mani e dichiaro subito che non sono una sua fan, è stato il mio compagno, infatti, a introdurmi al variegato mondo dello scrittore più eclettico del Maine e fin da subito ho avuto chiaro il fatto che essere fan(atico) del maestro del brivido è come far parte di una “setta” religiosa fatta di apostoli fedeli che ad ogni uscita celebrano una serie di riti.

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Per prima cosa,  in barba a ogni diavoleria tecnologica che ci permette di leggere sottosopra, sfogliando i libri con un dito, i libri di King devono essere fisici, fatti di fibra, con la copertina staccabile, con la scritta Sperling&kupfer in bella vista, da acquistare rigorosamente entro pochi giorni dall’uscita, o ancora meglio, ritirando la copia prenotata mesi prima dell’uscita. I fan più esterofili acquistano anche la copia in lingua originale (che esce solitamente qualche mese prima rispetto al mercato italiano), senza ovviamente mancare di acquistare anche la copia in italiano, arrivando, in taluni casi, a collezionare libri doppioni in italiano e in originale. Se non è da fanatici questo… 

Anche la faccenda della traduzione è curiosa. La Sperling&Kupfer, la fortunata casa editrice che da sempre pubblica i libri di King, storicamente ha affidato la traduzione dell’eclettico autore a Tullio Dobner che più recentemente ha passato il testimone a un collettivo di traduttori riuniti sotto il nome esotico di Wu Ming. 

Fioccano i blog, i forum, gruppi facebook a lui dedicati e che contano migliaia di iscritti, tutti accomunati dalla venerazione per quello che è, a tutti gli effetti, lo scrittore più venduto della storia, le stime attuali parlano di circa quaranta milioni di copie vendute in tutto il mondo. Cifre da capogiro, in effetti, senza contare le decine di film tratti dai suoi best seller.

I critici lo acclamano e lo detestano, sostentendo che il suo è un fenomeno di massa che non si basa su reale talento di scrittore ma che ruota attorno al personaggio, (piuttosto carismatico, bisogna ammetterlo) di King.

Sarò sincera, io di King ne so poco e niente,  anzi per anni ne ho avuto paura essendo tra quelli rimasti traumatizzati dalla visione di IT (di cui potete ammirare le delicate fattezze nella foto sopra), sono altresì una cattiva “apprendista fan di King”, in quanto l’unico libro in mio possesso (regalo del fidanzato fan) giace non letto nel mio piccolo angolo libreria, ma avendo in casa un suo aficionado ne ho approfittato per rivolgergli alcune domande, per capire perchè King è così amato, letto e venerato.

Stephen King è considerato il “Re dell’Horror”, sei d’accordo con questa definizione?
No, non sono d’accordo (l’intervistato, mentre lo dice, ha una faccia disgustata). Partiamo dai numeri: su circa sessanta libri pubblicati, almeno la metà non possono essere definiti Horror, basti pensare al Miglio Verde, Misery e 22/11/63.

Non si può negare però che molti dei suoi libri affrontano tematiche legate al mondo del sovrannaturale….
Non c’è dubbio, ma l’inserimento di elementi sovrannaturali sono espedienti per rendere più accattivanti o fruibili storie che altro non sono che feroci critiche alla società americana attuale o  espedienti per costruire metafore  partendo, ad esempio, da storie di invasioni aliene, come in the cell o Tommy Knockner, che in realtà sono uno sberleffo all’eterna paura dell’invasore (il nemico da fare fuori! ndr),  da parte della società americana. In sostanza, l’etichetta di re dell Horror è più che altro un modo per screditarlo e renderlo più innocuo agli occhi del pubblico, diversamente, i contenuti dei suoi libri sarebbero presi sul serio. Come nel Miglio Verde, feroce critica al sistema penitenziario e alla pena di morte, che viene presentato come un romanzo  Horror, perchè l’ha scritto King e non Faulkner, che è uno scrittore autorevole, per antonomasia, al contrario di King, autore di massa, per antonomasia.

Qual è l’elemento che ti incuriosisce di più della scrittura di Stephen King?
(torna il sorriso sul viso dell’intervistato), la forza descrittiva, in primo luogo e il lavoro di profonda introspezione psicologica dei personaggi che li rende reali, come se la storia ti venisse raccontata dal personaggio stesso del libro.

Se dovessi dirmi qualcosa che solo chi ama Stephen King conosce, cosa mi diresti?
(ghigno alla Humphrey Bogart, avvolto da una nube di fumo) Una caratteristica molto divertente che piace a noi amanti di King  è che le sue opere sono, in un certo senso,  collegate fra loro, infatti, l’ambientazione di moltissimi dei suoi romanzi è il Maine (stato USA, ndr) e molti tra i protagonisti di alcuni romanzi ricorrono come figure marginali o appena accennate, in altre opere, anche a distanza di anni. Addirittura, lo stesso autore si ritroverà ad agire all’interno di una delle sue storie.

La mia intervista finisce qui e una cosa mi è chiara: chi ama King ne parlerebbe per ore e ore (ho dovuto interrompere l’intervistato!), sia per la passione viscerale che muove l’interesse di chi lo ama, sia per la mole di elementi che caratterizzano l’immaginario di King,  a dimostrazione del fatto che esaurire in poche righe l’universo “Kinghiano” è davvero impossibile.
L’importante è provarci.


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