Magazine Diario personale
Ho riposto nella sezione "libri da regalare" il libro che volevo regalare. Il piccoletto si è fatto tutta l'Italia in giro con me, per un nonnulla non ha centrato l'obiettivo, quindi è rientrato alla base, pronto per future missioni. Fin qua tutto liscio. Poi ho riordinato in una piccola pila i depliant, le mappe e i biglietti delle trattorie, raccolti durante la recente vacanza a Monte di Procida e Roma. Nel momento di riporli da qualche parte si sono rivelati la classica goccia che fa traboccare il vaso, ribaltandolo pure. Non avevo più un posto libero dove metterli, non un cassetto, un mobiletto, una mensola che non fosse già stipata all’inverosimile.
Io sono fatto così, da sempre, fin dalla scuola elementare quando rubavo di nascosto a fine lezione i fogli e i cartoncini dalla cancelleria sulla mensola in classe. Su di me la carta ha sempre esercitato un fascino irresistibile, magico. Sia che sia scritta, sia che sia intonsa, ovvero in attesa di essere scritta o stampata. Ci vedo sempre delle potenzialità, ecco, anche nel volantino sul tergicristalli di un'auto, che infatti puntualmente sollevo (il tergicristallo, non l'auto), leggo, a volte ripongo.Insomma, mi sono ritrovato per l’ennesima volta, a distanza di decenni, a dover riordinare pure quei fogli e cartoncini colorati delle elementari, che mi trascino dietro da decenni. Potrei definirmi una gazza ladra attratta dal luccichio dell’alfabeto, o un furetto sedotto dal godurioso aroma delle pagine di un libro appena aperto, magari tostato e ingiallito dagli anni.Invece no, non penso che gazze e furetti si riducano a scrivere su uno spigolo del comodino perché la scrivania è ormai tutto un costrutto di pile e piloni di carte accatastate, di utilità prossima o sotto lo zero.Mi si addice di più l’immagine di uno stercorario, solo che io, incessantemente, invece di palle di fango e paglia, trasporto alla mia tana carriolate di carta e inchiostro.Lo faccio da sempre, non lo definisco né un vizio né una virtù, è che sono fatto così. Gli orsi fanno la cacca nei boschi? I terranova portano a riva l'annegante? Bene, io porto a casa la carta.
Ovviamente non metterei freno all’accumulo, se non ci fosse a imporlo la rigida disciplina degli spazi domestici. Altrimenti, dipendesse da me, porterei a casa anche le panchine scritte dei Giardini, dopo averle divelte. Ogni tot anni arrivo a un punto di saturazione non ulteriormente saturabile. E devo intervenire. L’intervento deve essere metodico e preciso, in modo che la struttura possa reggere per almeno altri tot anni a venire alla mia quotidiana opera di logorio.Quindi ci sono da mettere insieme tutte le cartoline sparse in ogni dove, fare tutt’uno del materiale di inglese, tutto un mucchio delle riviste tecniche sul calcio e il nuoto, ordinare bollettini, estratti conto e dichiarazioni dei redditi, raggruppare i ritagli di giornale e le immagini e i depliant delle mostre, e i francobolli strappati dalle buste, e le frasette scritte sui pezzetti di carta, e le strisce di Bucky e Satchel, e gli adesivi, e i bigliettini dei baci perugina, e, e, e.
Per riordinare e assemblare al meglio un angolo di una mensola è tecnicamente necessario svuotare l’intera mensola, quindi sbattere sul pavimento anche le cataste sopra il copricalorifero, poi andare a svuotare l'armadietto sotto la tv. Beh, ho iniziato cinque giorni fa e ieri la furia distruttivo-riordinativa ha invaso anche il corridoio, devastandone i cassettoni. Ogni mattina poi un mucchione di cartame ammonticchiato all'ingresso, raggiunge il cassonetto della carta in portineria.
L’altro ieri finalmente ho riordinato tutti i libri, ieri pomeriggio dopo circa sette anni il legno della mia scrivania ha rivisto la luce. È più elettrizzante che fare l’archeologo! Riporto alla luce reperti cartacei di esperienze trascorse. L’opera di riordino mi affascina, e ritrovo tutte i giornali e gli opuscoli che puntualmente raccatto in giro e poi finisco col non leggere. E sempre presi in duplice, triplice, quadruplice copia, metti che debba darne uno a un amico. Amici che ormai con me sono rassegnati: quando vengono in giro per eventi li carico di carta; se non mi assecondano oppure se non vengono, gli recapito alla prima cena di gruppo programmi teatrali, opuscoli salutistici, promocard, e, e, e.
Cercando su internet, la tendenza all’accumulo di oggetti rientra nei sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo della personalità. Sarà, ma sia anche chiaro che il mio accumulo è privo di valore economico o di una qualche pratica utilità, bensì carico di valore affettivo-esperienziale. Ogni volta, a distanza di anni, quando vivo l’esperienza del riordino oggettistico-cartaceo, mi stupisco sempre di quanta pattumiera sia riuscito ad ammucchiare, strato dopo strato, e mi indispettisce pensare a tutta la fatica di spingere palle di carta fin dentro la tana. Ma ciò che più mi indispettisce e stupisce è che, anche stavolta, ciò che butto è la minima parte rispetto a ciò che torno ad ammucchiare in una illusione di ingabbiatura del caos cartaceo.
Probabilmente anche la pattumiera ha un tempo di stagionatura prima di essere pronta per essere gettata. Il fatto è che io faccio fatica a buttare via la roba, prevalentemente cartacea ma non solo. Sono anche pieno di sorpresine kinder, oggettini vari, e tanta roba trovata per terra. Da per terra ho raccolto uno stemma di una Porsche, una macchinetta-logo di Carpisa, un preservativo usat (no dai scherzo!), ai Giardini un mini guantone da boxe con la bandiera del Brasile, pure due ciucci.
Ho anche tante parole e pensieri in testa che magari dovrei lasciare per strada o gettare via, ma non ne sono capace. Per fortuna il mio capoccione è uno sgabuzzino più capiente di un loft. Riesco a stiparcela bene la mia fuffa di miscellanea elucubrativa; se qualche frasetta scappa fuori la inscatolo nel blog.Beh, torno a fare il gioco delle tre carte e delle due mensole, con le mie tremilionate di carte.
K.
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