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Steve Jobs, quintessenza dell’America II

Creato il 09 ottobre 2011 da Davide

Fortunatamente ho diviso il mio “excursus” su Steve Jobs, quintessenza dell’America, in varie parti perché la pubblicazione della prima ha stimolato una interessante replica da parte di Pierluigi che mi permetterà di chiarire argomenti e passaggi che io davo per scontati nella prima parte, ma che, evidentemente, non lo erano. Grazie al suo intervento mi sono trascritta l’originale inglese del discorso (scioccamente mi ero fidata della traduzione italiana accreditata da quotidiani e siti autorevoli) e, come vedremo, la traduzione italiana accreditata NON traduce esattamente quello che dice Steve Jobs. Per questo motivo metterò sempre tra parentesi l’originale inglese e, nel caso, un commento alla traduzione accreditata. Grazie Pierluigi!
La terza parte del famoso discorso di Jobs a Stanford parla della morte e questa è la parte in cui Jobs si distacca dal solco del puritanesimo per farci assaporare anche il contributo del buddismo al suo pensiero. La terza parte parla del Dharma, la legge naturale delle cose per cui “la morte è la destinazione che tutti condividiamo. Nessuno gli è mai sfuggito. E è così che deve essere, perché la Morte è molto probabilmente la migliore invenzione [irrevocabilmente] individuale della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita” (death is the destination we all share. No one has ever escaped it. And that is as it should be, because Death is very likely the single best invention of Life. It is Life’s change agent.) E’ interessante come la traduzione popolare metta “la più grande invenzione” impedendo al lettore italiano di cogliere la profondità metafisica della frase di Jobs. Egli infatti nello stesso passaggio insiste sia sul lato comunitario/condiviso (share) della Morte che nella sua assoluta unicità/univocità (single). Tutti devono morire, ma ciascuno incontra la propria morte come afferma un proverbio afgano. La parola “single” implica tutto questo in quanto single significa solitario, indiviso, unico, separato dagli altri, individuale e distinto, fatto per un singolo individuo, ma anche “uno” come numero, cifra, monade.
La Morte riporta al Dharma ovvero agli obblighi, al dovere e alla vocazione personali. Per l’Induismo la legge del Dharma (che in India è strettamente legata al sistema delle caste e alla divisione tra i generi) scaturisce dal divino ordine naturale delle cose e impone che la giustizia, l’armonia sociale e l’umana felicità (ah, quel diritto alla felicità evocato dalla Costituzione americana) scaturiscano dal fatto che gli esseri umani capiscano e vivano in modo confacente alle necessità di questo ordine. Per il buddhismo, invece, il Dharma (uno dei Tre Gioielli) sono gli insegnamenti e il modo di vita indicati dal Buddha. Chi vive in accordo al Dharma procede più velocemente verso la dharma yukam o nirvana. Nel discorso di Stanford la vita di Jobs diventa una parabola buddista – oltre ad essere stata una geremiade puritana – una parte del dharma, ovvero dell’insegnamento necessario per raggiungere l’illuminazione. Egli infatti afferma : ” Perché quasi ogni cosa – tutte le aspettative esterne, tutto l’orgoglio, tutti i timori di imbarazzo o fallimento – tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciando solo quello che c’è di veramente importante. Ricordarsi che stai per morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di pensare che si ha qualcosa da perdere. Siete già nudi.” (Because almost everything — all external expectations, all pride, all fear of embarrassment or failure – these things just fall away in the face of death, leaving only what is truly important. Remembering that you are going to die is the best way I know to avoid the trap of thinking you have something to lose. You are already naked.)
Ora con questa dichiarazione anche la vita di Jobs diventa appunto esemplare: egli aveva abbandonato gli agi terreni e cercato la via (l’abbandono dell’Università e il viaggio in India), le vicissitudini (la seconda parte del discorso quella sull’amore e la perdita) gli fanno conseguire lo stato di arahant che può sì raggiungere il nirvana, ma che può ancora essere soggetto alla delusione e dunque non ancora del tutto liberato, ora la notizia della malattia e dell’imminente morte gli fa conseguire lo stato di bodhisattva che non solo raggiunge il nirvana ma anche la liberazione dalle illusioni. Qui siamo oltre il puritanesimo che al termine dell’errand trovava la redemption, benedetta da Dio col successo terreno, con il dono divino della Fede e l’importanza dell’esperienza religiosa personale, segno della predestinazione ad essere tra i salvati, gli eletti in quanto nel discorso di Jobs non c’è resurrezione, né d’altra parte c’è il concetto di reincarnazione, anzi sembra quasi Jobs indichi se stesso come bodhisattva.
La narrativa della scoperta della malattia è lunga e dettagliata, Jobs vuol far ben capire la fisicità della cosa (gli affetti, la famiglia le cose che ama e che deve abbandonare), il suo pubblico deve capire cosa significa diventare uno Steve Jobs, e in questa parte il discorso di Jobs diventa meravigliosamente umano, in questa parte dove anche il pubblico deve spogliarsi della ammirazione/emulazione/invidia e provare pietà, nuda pietà per il nuda essenza di Steve Jobs. Ma qualche spunto di questo c’era già nelle parti precedenti ad esempio quando Jobs parla del fallimento e della vergogna quando fu licenziato dalla Apple. “Io mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e cercai di scusarmi per aver fottuto tutto così malamente. Io ero un evidente pubblico fallimento e pensai addirittura di scappare via dalla valle.” (“I met with David Packard and Bob Noyce and tried to apologize for screwing up so badly. I was a very public failure, and I even thought about running away from the valley.“) Ora spieghiamo chi erano questi due signori. Packard, il cofondatore della Hewlett Packard, HP, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti dal 1969 al 1971 sotto Nixon, aveva cominciato anche lui in un garage nel 1939 con un investimento di $ 538 e il suo primo prodotto fu un oscillatore per i Walt Disney Studios che fu usato nel sonoro di Fantasia. Come Segretario alla Difesa, il principale contributo di Packard fu di introdurre i principi del business nelle forze armate e in particolare scrisse un memorandum sull’impiego di risorse militari in caso di disordini civili (“Employment of Military Resources in the Event of Civil Disturbances”) che prendeva in considerazione le eccezioni al 1878 Comitatus Posse Act, una legge varata dopo il grande sciopero delle ferrovie del 1877 che limitava l’uso delle truppe per imporre la legge all’interno degli USA eccetto nei casi in cui era autorizzato dalla Costituzione o dal Congresso. Queste eccezioni di fatto ristabilivano la possibilità di instaurare la corte marziale negli Stati Uniti, una cosa proibita dal 1878. Mr. Robert Noyce, chiamato anche il “sindaco della Silicon Valley”, fu il cofondatore della Fairchild Semiconductors (1957) e della Intel (1968) ed è considerato con Jack Kilby l’inventore del circuito integrato o microchip. Figlio di un pastore protestante della chiesa congregazionalista, egli fu tra quelli che introdussero il follow-your-bliss (segui la tua gioia spirituale) e il roll-up-your-sleeves (rimboccati le maniche), stile di management nelle sue fabbriche e nella Silicon Valley. Il suo credo era di “essere sicuro di preparare la prossima generazione per una fioritura di un’era di alta tecnologia. E questo significa l’educazione di quelli più in basso e più poveri come pure quella a livello universitario.” (“make sure we are preparing our next generation to flourish in a high-tech age. And that means education of the lowest and the poorest, as well as at the graduate school level.” fonte:< http://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Noyce>) e guarda caso nel 1974 fu il primo vicepresidente per le risorse umane per la Apple Inc.
Neppure tanto straordinariamente il discorso di Jobs è una serie di puntini da unire che lui dispensa generosamente per chi voglia capire la genialità dell’uomo Jobs e dell’imprenditore Jobs. Infatti dal testo è evidente che i due erano i suoi sponsor sia come finanziatori – come sottolineato dalla frase “ero stato un fallimento pubblico” – sia dal punto di vista dell’ideologia e dell’etica protestante (entrambi tra l’altro sono stati famosi benefattori) e questo è interessante anche nella scelta della parola valley (tradotta in genere con Silicon Valley), ma Jobs non dice Silicon Valley, nè Valley con la “V” maiuscola (dal video si vede che Jobs legge il discorso, non improvvisa a braccio, lui sta pronunciando una geremiade perché la sua è una vita esemplare – e lo è davvero non ci sono dubbi, lo affermo sinceramente.) Non c’è svarione, (è un calligrafo provetto, ricordiamocelo), la scelta è voluta: la valle è la “valle delle ombre della morte” (“Yea, though I walk through the valley of the shadow of death, I will fear no evil: for thou art with me; thy rod and thy staff they comfort me.” = Sì, benché io cammini nella valle delle ombre della morte, io non temerò alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi conforteranno.) Il dramma è reale, egli, la NeXT (in nomen omen) generation di imprenditori ha fallito, non è stato degno della grazia ovvero della chiamata/investitura da parte della precedente generazione: “Io sentii che avevo deluso la precedente generazione di imprenditori – che avevo lasciato cadere il testimone quando stava per essermi passato” (“I felt that I had let the previous generation of entrepreneurs down – that I had dropped the baton as it was being passed to me.“) Considerando quanto detto da Noyce circa la next generation e il rapporto miltoniano tra caduta e morte è evidente.
Ma torniamo alla terza parte del discorso, la malattia. Una tragedia dentro la tragedia del fatto in sé (il cancro che in realtà Jobs, purtroppo, non aveva sconfitto) è che la fantasia popolare costruisca sopra la disgrazia una leggenda nera, una teoria del complotto che è dura a morire.

Fine della parte II. Più scrivo, più scopro che c’è da scrivere, per cui presto arriverà anche la parte III.

Stay Tuned! Stay Wired!


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