Magazine Cultura

Steve Jobs, quintessenza dell’America III

Creato il 11 ottobre 2011 da Davide

L’America è il paese dove la Teoria del Complotto assume forme quasi ineguagliate altrove (tranne forse l’Italia). La “Teoria del Complotto” e la susseguente “Caccia alle Streghe” compaiono fin dagli albori della storia americana e straordinariamente si esplicitano sia nelle colonie spagnole del New Mexico e della California (dove, regolarmente, per circa 200 anni, dall’entrada di Coronado nel 1540 alla metà del 1700, i governatori civili venivano accusati di eresia, blasfemia e di complotto con i nativi da parte dei frati francescani e gesuiti e, affidati alla Santa Inquisizione, marcivano in galera per anni) che in quelle protestanti del New England, un esempio tra tutti la “caccia alle Streghe di Salem”.
Nella visione puritana ogni evento storico (e, nel caso del singolo, ogni evento privato) è visto come parte del grande COMPLOTTO del demonio per insidiare il patto (covenant) del popolo eletto (i puritani) con Dio. “La errand dei nostri padri in questa estremità della terra adempì la promessa fatta in passato al nostro beato Gesù, che avrebbe ricevuto le parti estreme della terra in possesso.” (Cotton Mather, The Wonders of the Invisible, Being an account of the Trials of Several Witches Lately Executed in New England, London 1693:12). Così ogni evento, dalla Antinomian Controversy di Anne Hutchinson del 1630-37, (nel lessico puritano “divisione” e “dissenso” hanno una ineluttabile affinità con “declino”), alla Guerra di Re Filippo (Metacomet’s War) del 1675-76, era solo un espediente del demonio per lo “sconvolgimento di un popolo sotto il sole” (Mather, ibid.)
Dal concetto religioso di complotto demoniaco a quello più laico di complotto politico, di oscure trame e congiure e alla dietrologia, che è un corollario della teoria del complotto, il passo è breve (e noi italiani siamo degli esperti in questo). Uno dei vantaggi politici di ogni teoria del complotto è che non ha bisogno di spiegazioni logiche (nella sua nuda essenza resta un atto di fede); non solo, quando più le spiegazioni sono elaborate e confuse e le giustificazioni complesse, tanto più la teoria del complotto ne esce rafforzata. La teoria del complotto è così radicata nelle radici puritane d’America che è diventata un genere letterario e soprattutto cinematografico: i film sul complotto (di fatto è sempre il grande complotto del male contro il bene) sbancano il botteghino di Hollywood. Non è un caso perciò che Steve Jobs, di fronte alla malattia sia estremamente esplicito. Chiunque abbia avuto la disgrazia di avere una persona colpita dal tumore al pancreas (come è successo a me) sa perfettamente che al paziente spettano circa 3 mesi di vita e 3 mesi terribili. Dunque Jobs DEVE giustificare il suo essere ancora vivo un anno dopo la diagnosi, ovvero nel 2005 quando tiene il discorso. Così la descrizione minuziosa della sua biopsia serve a chiarire che non ha “barato”, non si è venduto l’anima. Questa dichiarazione di “onestà”, ovvero la sua credibilità, rende la sua testimonianza, la sua geremiade puritana o la sua parabola buddista, vera ed esemplare. La verità, la credibilità del testimone è un pilastro fondamentale nella società americana come sa chiunque abbia visto un courtroom movie. Nei courtroom movies (i film che si svolgono in un’aula di tribunale, che trattano di un processo) un punto cardine della trama è il momento in cui la difesa o l’accusa distruggono la credibilità del testimone principale dell’altra parte. Questo vale nella finzione e nella realtà: il processo DSK lo dimostra, ma anche quello Clinton/Lewinski. Ora questa è una cosa impensabile in Italia, abituati come siamo, a pentiti di tutti i generi e a testimoni orrenderrimi su cui nessuno questiona, ma in America la credibilità del testimone, il fatto che dica la verità è fondamentale. La testimonianza pubblica e veritiera è il cardine su cui poggia l’insegnamento esemplare che permette di curare (healing) il singolo e la comunità. Non dimentichiamo che molte chiese riformate richiedono una pubblica confessione dei peccati sia da parte della congregazione che del singolo, una pratica che è stata poi ampiamente adottata da strutture come gli alcolisti anonimi e da molte pratiche di psicologia e psicoanalisi. Dunque per sancire l’esemplarità della sua vita e del suo apologo, Jobs deve fare pubblica confessione. All’epoca del discorso di Stanford, Jobs non lo poteva sapere anzi, egli si augurava di non dover più fronteggiare la morte per decenni (“This was the closest I’ve been to facing death, and I hope it’s the closest I get for a few more decades.“), ma la malattia non era stata sconfitta e presto risorsero le teorie del complotto. Non è facile smentire le teorie del complotto, ma ci proverò.
L’accusa era che Jobs, grazie al suo potere e al suo denaro, avesse avuto un trattamento di favore nell’ottenere il trapianto di fegato del 2009, o peggio, avesse ottenuto la salute grazie a pratiche immorali. In realtà Jobs poté fare il trapianto di fegato grazie al fatto che le sue risorse economiche gli permettevano di entrare nel processo cosiddetto “multiple-listing”, ovvero di essere su molte liste di malati in attesa di trapianto in differenti ospedali degli USA, una pratica che è negata da molte compagnie assicurative per gli alti costi che comporta. Poiché gli ospedali danno la precedenza ai malati sulla propria lista, prima di rivolgersi alla lista nazionale, l’essere su molte liste garantisce più alte probabilità di trapianto. Proprio questo “vantaggio” spinse Jobs a far pressioni presso il governatore della California Schwarzenegger perché modificasse la legge sui trapianti di fegato nel suo stato. La proposta di Jobs era che all’atto di rinnovo della patente il guidatore doveva dichiarare se era disposto a fare il donatore di organi e che venisse fatta una lista dei donatori viventi di rene. Jobs stesso partecipò all’annuncio del progetto di legge alla cerimonia al Lucile Packard Children’s Hospital at Stanford. (http://www.macnn.com/articles/10/04/20/executive.uses.influence.to.increase.donors/) . Considerando la storia umana di Jobs non è un caso che la sua “opera caritatevole” si sviluppasse nello creare opportunità eguali per tutti e non nel donare denaro o risorse a strutture la cui gestione è spesso opaca e discutibile. Un esempio della gestione caritatevole di grandi capitali potete leggerla qui (http://www.veneto.antrocom.org/blog/?p=614) e probabilmente l’esperienza indiana aveva tolto molte delle illusioni sugli aiuti umanitari e le missioni.

Come avevamo notato nella parte seconda, Jobs non parla né di resurrezione né di reincarnazione, ma anzi afferma con brutalità “… un giorno, non troppo distante da oggi, voi gradualmente diventerete vecchi e sarete rimossi. Mi dispiace di essere così drammatico, ma è assolutamente vero. [...] E ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo essi sanno cosa volete diventare veramente. Ogni altra cosa è secondaria.” (“… someday not too long from now, you will gradually become the old and be cleared away. Sorry to be so dramatic, but it is quite true. [...] And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary.“). Poche righe prima Jobs aveva detto “Siete già nudi”, qui il concetto è ripreso e sottolineato: “Tutto il resto è secondario”. Si tratta di nuovo della rinuncia a Satana e alle sue tentazioni dei puritani, o a Maya e alle sue illusioni dei buddisti. Non dimentichiamo che Gautama diventa il Buddha quando sconfigge l’ultima tentazione di Maya (il Dio delle Illusioni, il corrispondente del demonio per i buddisti) sfiorando la terra con un piede sotto l’albero di pipal a Bodhgaia. Se Jobs rappresenta se stesso come bodhisattva allora ha finito il ciclo delle reincarnazioni, ma forse questa dimensione non è stata raggiunta. Il riferimento ai figli, al dover “mettere le proprie cose in ordine” e assicurare il futuro della propria famiglia, al dire “addio” viene sottolineato, e poi quello a “sapere cosa vuoi diventare” è di grande interesse perché ci permettono di analizzare il ruolo della fantascienza nella cultura della West Coast, soprattutto negli anni in cui Jobs era giovane.

La fantascienza è un genere molto importante nella cultura della West Coast e soprattutto nella controcultura della generazione degli anni Sessanta e Settanta. La fantascienza in America è un genere letterario di primaria importanza (una cosa impensabile nell’Italia parruccona e cattolica). La fantascienza è spesso il genere letterario utilizzato da grandi scrittori per esercitare una feroce critica sociale sulle orme dei “Viaggi di Gulliver” di Johnatan Swift (per anni in Italia presentato come un libro per ragazzi!), “Frankenstein” di Mary Shelley, “The War of the World” di H. G. Wells e “La fattoria degli animali” e “1984″ di George Orwell. La fantascienza americana conosce uno straordinario fiorire negli anni 1940 – 60, la “Golden Age” della Sci-Fi, anche perché la scoperta della bomba atomica, la guerra fredda e il maccartismo davano lo spunto a una feroce critica sociale che così poteva avere diffusione popolare e che poteva in parte schivare gli strali della caccia alle streghe maccartista (Non dimentichiamo che questo fu anche il periodo degli Hollywood Ten). Per gli anni 1940 basta citare John W. Campbell, Isaac Asimov, Damon Knight, Donald A. Wollheim, Frederik Pohl, James Blish, Judith Merril , E.E. (Doc) Smith, Robert A. Heinlein, Arthur C. Clarke, Olaf Stapledon, A. E. van Vogt and Stanislaw Lem. Negli anni 1950 la “Beat generation” produsse scrittori come William S. Burroughs, e Philip K. Dick che diventa sempre più influente negli anni 1960. Gli anni 1960 – 1970 (quelli del Vietnam per intenderci) diedero scrittori come Frank Herbert, Samuel R. Delany, Roger Zelazny, Harlan Ellison, Larry Niven, Poul Anderson e Ursula K. Le Guin. Un ulteriore esempio dell’importanza della fantascienza nella letteratura e nella società americana lo si può avere se consideriamo la vita di Ron Hubbard, il fondatore di Scientology e di Dianetics, che pubblicò il volume Dianetics: The Modern Science of Mental Health proprio su Astounding Science Fiction, una rivista di fantascienza edita da John W. Campbell.
Steve Jobs era una persona di grande cultura, è molto probabile che avesse letto molti se non tutti questi autori, come sicuramente conosceva le opere di Kerouac, Ginsberg, Timoty Leary, Ferlinghetti e probabilmente conosceva o aveva conosciuto alcuni di loro personalmente. I media ci dicono che Steve Jobs fu derubato all’ultimo istante della possibilità di vedere prendere forma la sua più amata e visionaria creatura “iCloud”, definita nel sito Apple: “Questa è la nuvola come dovrebbe essere; automatica e senza sforzo. iCloud è integrata senza soluzione di continuità nelle tue apps, cosicché tu puoi accedere ai tuoi contenuti da tutti i tuoi accessori. Ed è gratis col sistema iOS5) (“This is the cloud the way it should be: automatic and effortless. iCloud is seamlessly integrated into your apps, so you can access your content on all your devices. And it’s free with iOS 5.“)
“Il suo atman venne proiettato in alto, oltre la cupola, fino alla grande nube magnetica che circonda l’intero pianeta e viene chiamato Ponte degli Dei.” (His atman was projected upward through the opened dome, into the great magnetic cloud that circled the entire planet and was called the Bridge of the Gods.“, Roger Zelazny, Lord of Light, 1967:344) Nel suo racconto “Il Signore della Luce”, Roger Zelazny immagina che l’anima (atman) disincarnata del protagonista, Sam, sia inviata per punizione nella ionosfera di un exopianeta e che questa nube elettromagnetica sia paragonabile allo stato di nirvana della tradizione induista e buddista. Secondo la tradizione induista e buddista se si recita l’Om, il suono che diede origine all’universo facendo vibrare il “bindu”, la singolarità originaria, con l’intonazione giusta e si entra in armonia con la vibrazione dell’universo, si raggiunge il nirvana. Chissà se Jobs sperava di trovare il suo nirvana nell’iCloud.

E veniamo all’ultima parte, quella più famosa e quella più citata: “Stay hungry. Stay foolish.” tragicamente tradotta in italiano da tutti con “Siate affamati. Siate folli.” Ogni volta che vedo l’italiano mi viene da spararmi e mi chiedo perché nessun anglista ha protestato? oppure, è mai possibile che tutti siano così cialtroni da tradurre sbagliato o di forzare la traduzione in modo da far dire al povero Steve quello che si vuole? Se avesse voluto dire “Siate”, Jobs avrebbe detto “Be”, non “Stay” parafrasando a modo suo il testo della famosissima immagine di The Whole Earth Catalog! Sottigliezze, direte voi, ma a uno come Steve Jobs che in vita telefonava a messa al CEO di Google perché la sfumatura del giallo del logo di Google stonava con i colori dell’iPhone, credo sia dovuta una certa attenzione alla sfumature, alla precisione, alla perfezione, credo che sia un omaggio dovuto a una persona di grande genialità che appunto della perfezione aveva fatto una ragione di vita (e di successo). E’ lo steso Steve Jobs a fare qui un puntino grande come una casa, quando afferma che The Whole Earth Catalog era una bibbia della sua generazione (ragazzi, sulla traduzione della Bibbia ci sono stati due secoli di guerre e tuttora all’inizio di ogni Bibbia è chiaramente scritto a che versione si riferisce, per i cattolici se ha l’imprimatur, per i protestanti se è la traduzione di Lutero, la bibbia di Re Giacomo ecc.). The Whole Earth Catalog era una rivista fatta con amore e precisione, “molto idealistica, e straboccante con strumenti precisi e grandi idee.” (“The Whole Earth Catalog, which was one of the bibles of my generation. [...]it was idealistic, and overflowing with neat tools and great notions.“). Dunque anche gli editori del The Whole Earth Catalog non erano certo tipi che nell’immagine di chiusura di una rivista cult mettessero le parole a caso. Impensabile!! e ve lo dice una che essendo di quella generazione sa quanto ci si scannava per la sfumatura di una parola da mettere su un volantino o un documento.
“Be” significa “esistere nella realtà, aver vita o realtà, avere o mostrare caratteristiche”, “Stay” significa “continuare ad essere, a rimanere in un luogo o in una condizione, persistere”, “Stay” è sinonimo di “Be” se “Be” significa specificatamente “rimanere indisturbato o rimanere senza interruzioni”. “Stay” spinge i giovani studenti a raggiungere uno stato e rimanervi senza farsi distrarre, il suo è un imperativo a mantenere lo stato di grazia o illuminazione raggiunto e questo stato di illuminazione si raggiunge attraverso la fame di conoscenza (“hungry” porta con sé anche il significato della caccia che attutisce una fame che non si placa mai, del muoversi in cerca di cibo) e attraverso la mancanza di buonsenso (“foolish”). E qui giunge la seconda dolente nota: “foolish” che non significa “folle”, ma che significa invece “che esibisce una mancanza di buon senso o giudizio”, e anche”testardo, irragionevole” e il buon senso cui Jobs si riferisce è il buon senso borghese, quello che Marx avrebbe bollato come “filisteo” (borghese). In tutti tre i punti della prolusione le scelte di Jobs non sono “folli”, sono “prive di buon senso” da un punto di vista borghese. Con un altro gergo diremmo che Jobs invita a rifiutare il “buonsenso del senso comune”. Non dimentichiamo anche che uno dei più famosi slogan del femminismo degli anni Settanta era “Non abbiamo più buonsenso” e si riferiva al rifiuto delle donne di rimanere nel ruolo coatto di “moglie e madre esemplare”. Il jolly delle carte da gioco è detto “the fool” come lo è anche il tarocco zero “The Fool”. Nella tradizione dei tarocchi “The Fool” rappresenta la potenzialità totale, ma anche colui che va contro le regole della società e che per questo è deriso.
La legacy di Steve Jobs è sintetizzata nel messaggio “Rimanete affamati. Rimanete senza buonsenso.” “Stay hungry. Stay Foolish” che fa da contrappunto al “Don’t settle” alla fine della seconda parte. “Don’t settle” significa “Non accontentatevi “, ma “settle” non significa solo “accordarsi su risultati inferiori alle aspettative”, significa soprattutto “stabilirsi in modo permanente” e infatti il “settler” è il colono. Ora tutta la storia americana è impostata sul “colono”, la colonizzazione e il mito della frontiera. Ci sono pagine e pagine di letteratura e storia sui coloni che si stanziano sulle coste, poi all’interno, poi lasciano la casa sulla collina, immagine riflessa della città sulla collina, “la Nuova Sion”, il podere appena dissodato per varcare la Vecchia Frontiera degli Appalachi (Daniel Boone è il loro eroe e Davvy Crockett che lascia il Kentucky per il Texas) e poi per lasciare le terre dissodate oltre gli Appalachi per raggiungere il Grande Missouri e da lì il grande balzo, “Go West”, lungo la pista dell’Oregon e della California e poi con la Nuova Frontiera lo Spazio, la Luna e adesso Marte. Una viaggio che può solo finire col successo o la sconfitta “busted by God” (abbattuti dal Signore) era scritto sul telone del carro Conestoga di coloro che non ce l’avevano fata a raggiungere l’Oregon.
Ora l’invito finale “Stay” sembrerebbe in contraddizione con il “Don’t settle,” della seconda parte, l’antitesi del discorso, ma acquista una luce e una coerenza metafisici se aggiungiamo le altre due parole “Stay hungry. Stay foolish”, ovvero la fame di conoscenza che non si placa mai completamente, l’invito a rimanere in uno stato di perenne movimento, ricerca e di continua sfida al buon senso piccolo borghese.

Questo è il suo più grande lascito e per onorarlo anche noi non dobbiamo che unire i puntini e così l’uomo Steve Jobs sarà anche più grande di quello, un po’ banale che i panegirici necrologici ci hanno consegnato.

(l’originale inglese del discorso di Steve Jobs è preso dal sito dell’Università di Stanford: http://news.stanford.edu/news/2005/june15/jobs-061505.html)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :