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Storia d’inverno – La recensione

Creato il 12 febbraio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

12 febbraio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

commento di Adriano Ercolani

Summary:

Storia d’inverno – La recensione

Qualche volta ci si trova di fronte film decisamente complicati da decifrare. Nel caso di questo affascinante, ondivago, strampalato progetto diretto da Akiva Goldsman gli elementi a favore di una buona recensione sono così numerosi quanto quelli che al contrario ne potrebbero determinare una severa stroncatura.

Da dove partire allora? Probabilmente la cosa migliore è cominciare proprio dal testo di partenza, il bel romanzo omonimo che Mark Helprin pubblicò per la prima volta nel 1983. Se per comprensibili esigenze di produzione e durata Goldsman ha tagliato tutta la prima parte riguardante l’infanzia del protagonista Peter Lake, non si capisce invece perché abbia anche anche edulcorato il tono ironico e scanzonato di molte parti del libro, lasciando inalterata soltanto la dimensione fantastica della trama e ovviamente la sdolcinata storia d’amore. Una scelta che, invece della compattezza evidentemente cercata, impedisce a narrazione e messa in scena alcuni guizzi di originalità che sarebbero stati più che apprezzati. Storia d’inverno invece si dipana attraverso una sceneggiatura abbastanza scontata e soprattutto in calando: la seconda parte e lo scioglimento della vicenda si rivelano inaspettatamente meno efficaci delle premesse.

Gallery Storia d'inverno

Ciò che invece merita degna segnalazione è il lavoro sulle scenografie e sulle ambientazioni: la New York di fine XIX secolo e inizio XX viene dipinta dalla production designer Naomi Shohan in maniera elegante e precisa, aiutata dalla bellissima fotografia di un mago delle luci come Caleb Deschanel. Storia d’inverno è un film visivamente importante, indubbiamente riuscito. Anche per quanto riguarda le interpretazioni del cast devono essere necessariamente fatte nette distinzioni: da un parte infatti troviamo un protagonista Colin Farrell che si trova sempre meno a proprio agio con ruoli melodrammatici, eppure continua incessantemente a sceglierli. Dopo quello di Saving Mr. Banks, anche il suo Peter Lake risulta posticcio e poco approfondito. Stranamente poco incisiva anche Jennifer Connelly nelle poche scene che possiede. Il vero mattatore del film è il solito, carismatico Russell Crowe, gigione e divertito al punto giusto nei panni ingombranti del “villain” Pearly Soames. Soprattutto in un paio di duetti con un’altra star che si è concessa un cameo nel film (non vogliamo rovinare la sorpresa…) la bravura e la presenza scenica dell’interprete australiano emergono con nettezza.

Se non fosse stato eccessivamente stritolato da tutta la patina teocon della vicenda – che tra l’altro nel romanzo originale è molto meno presente – Storia d’inverno avrebbe potuto essere un’ottima love story, perfetta per gli innamorati in cerca di una serata romantica. A causa (anche) di alcune indecisioni narrative il lungometraggio invece non sembra imboccare una strada precisa, rimanendo quindi un prodotto indecifrabile nella sua bizzarra eterogeneità.

di Adriano Ercolani per Oggialcinema.net

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