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Storia del giro d’italia, i grandi campioni del passato

Creato il 03 maggio 2013 da Postpopuli @PostPopuli
 

di Nicola Pucci

Ci siamo, il Giro d’Italia bussa alla porta ed è giunta l’ora di dargli il benvenuto… ma prima, il giochino a cui l’onesto scriba non può proprio sottrarsi: i magnifici 10 della storia dell’evento sportivo più popolare del Belpaese, 5 dei quali prodotti della ragione, gli altri 5 dettati dal cuore.

Fausto Coppi - da sport.sky.it

Fausto Coppi – da sport.sky.it

1 -  Coppi, Fausto di nome, che quando si librava in volo aveva la bellezza dell’airone, e mai soprannome fu più azzeccato. Poco più che ventenne, anno del Signore 1940, si presentò da gregario al capitano Bartali in casa Legnano, lo battè al Giro ed infilò il primo di cinque successi. La guerra ne tarpò le ali, e magari il bottino sarebbe stato ben più ampio, tornò ai vertici in maglia Bianchi e nel 1949 firmò l’impresa della leggenda nella Cuneo-Pinerolo, 192 chilometri di fuga solitaria scavalcando Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere e  il buon Mario Ferretti che ne racconta le gesta “Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi“. Come lui mai nessuno più, ad eccezione…

2 – … ad eccezione di Eddy Merckx , detto il Cannibale. Dominò a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, cinque vittorie in sei anni e poteva pure essere en-plein se una controversa faccenda di doping non lo avesse tagliato fuori nel 1969 quando viaggiava con ampio margine in classifica. Collezionò 25 successi di tappa, soprattutto indossò 77 casacche rosa, record difficilmente eguagliabile.

3 – Alfredo Binda, ed è il ciclismo dei pionieri, da primo dopoguerra. Dopo quattro successi ed un secondo posto, nel 1930 fu pagato profumatamente per tenersi fuori dalla competizione. Altrimenti avrebbe sbriciolato la concorrenza e magari con sei trionfi sarebbe ad oggi il più vincente di sempre.

4 – Bartali, di Ponte a Ema, al secolo e per tutti Ginettaccio. L’uomo dal naso pronunciato, dalla voce rauca, dalle gambe d’acciaio, dal cuore tenero, dalla lingua biforcuta, dalla fede inossidabile, dalla tenacia leonina, dalla vena polemica… insomma, ne aveva tanti di pregi il grande toscano che vinse tre volte, 1936/1937/1946, altre quattro volte terminò secondo, scrisse con Coppi la pagina più bella del ciclismo di casa nostra. Ed il finale con Fausto è pure strappalacrime…

Bernard Hinault - da telegraph.co.uk

Bernard Hinault – da telegraph.co.uk

5 – Bernardo di Bretagna, il tassoHinault. Il mio idolo da pischello, forte, onesto, astuto, praticamente imbattibile. Tre volte varcò le Alpi e per tre volte tornò a casa in maglia rosa, nell’80 si impose all’eroico Miro Panizza, nel 1982 si sbarazzò del trio in maglia Bianchi Prim-Contini-Baronchelli, nel 1985 negò a Francesco Moser la gioia del bis.

6 – Marco Pantani. Provo un senso di vuoto, nel parlare del pirata. La nostalgia per una fase sportiva irripetibile si confonde con la tristezza per la scomparsa di un ragazzo, un giovane che non è più tra noi… ma il Giro del 1998 rimane un ricordo indelebile, le emozioni della sfida con Zulle prima, Tonkov poi non si cancellano. Ed allora, grazie Marco, ti ho voluto bene.

7 – 1984, Arena di Verona. C’è un campione trentino, di Palù di Giovo, un po’ avanti con gli anni ma che ha scovato l’elisir della giovinezza e sta disegnando una stagione memorabile. Francesco Moser, genuino ma anche un po’burbero, dopo anni di tentativi andati a vuoto, ha l’occasione della vita, gioca col cronometro e monta ruote lenticolari, recupera il disavanzo che lo tiene dietro al francese Fignon e proprio all’ultima tappa veste l’ultima maglia rosa. Quella che conta.

Gianni Bugno - da granfondogiroditalia.com

Gianni Bugno – da granfondogiroditalia.com

8 – Gianni Bugno, monzese, stile ed eleganza al servizio dello sforzo agonistico. L’edizione 1990 lo incorona grandissimo, mette la rosa il primo giorno nel prologo di Bari e sarà capace di respingere ogni attacco portato al suo trono. Che qualcun altro ci provi a far di meglio, se ne ha la tempra…

9 – Ancora stile ed eleganza, nel manovrare i rapporti in corsa così come nell’educata gestione del fuori gara. Era Miguel Indurain, dalla Navarra spagnola, che fece doppietta, 1992/1993, a spese del Chiappucci che ci provava con generosità ma rimaneva sempre dietro. Al terzo tentativo Pantani sferzò Miguel sul Mortirolo ma meglio di tutti fece Berzin e per lo spagnolo fu solo, si fa per dire, terzo gradino del podio.

10 – Suonerà curioso, il nome che chiude la personale graduatoria del vostro scriba. Ma ad Andrew Hampsten, americanino che scalava le montagne con leggerezza ed audacia, è legata la giornata più memorabile che io ricordi di 40 anni e passa di Giro d’Italia, il 5 giugno 1988 sul Gavia sepolto sotto una tormenta di neve e i ciclisti, poveri cristi, che scendono a valle col carico di ghiaccioli sulle spalle.

Ecco, questi sono i miei eroi… magari tra qualche settimana sarà il caso di aggiornare la graduatoria. O magari anche no.

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