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Storie di espatriati: Da Londra all’India inseguendo la felicitá!

Creato il 07 febbraio 2015 da Koalalondinese @farego

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I primi tempi non parlavi tanto. Peró in compenso, mi osservavi tanto.

Tu inglese con quegli occhi da gatta chiarissimi, piccola e magra con quel caschetto castano scuro e la pelle bianco latte, tu cosí enigmatica come una sfinge, tu mi osservavi dal tuo reparto senza mai dire una parola.
Osservavi “quella nuova”, quella con l’accento italiano che di tanto in tanto ti lanciava un sorriso di cortesia, ogni volta che incrociava il tuo enigmatico sguardo posato su di me.

A. non parla molto, é una un po’ strana.” A pranzo butta lí una collega, fra un morso e l’altro al suo sandwich con bacon, mayo e lattuga.

Passa qualche settimana, poi un giorno mentre me ne sto in camerino a ricompormi dopo aver pianto per una richiamata dalla store manager senza peli sulla lingua, tu fai capolino facendo finta di controllare che i camerini siano tutti in ordine. Entri, tiri la tenda, mi offri un fazzolettino e per la prima volta mi rivolgi la parola.

Dai lasciala stare, quella si diverte ad attaccare le ragazze nuove come te.” Mi dici scrollando le spalle.

Io ti fisso imbarazzata dalle lacrime. Tu sembri capire e mi abbracci sorridendo. “Smettila Giada, va tutto bene.

Diventiamo cosí amiche, tu da sfinge silenziosa ti trasformi in una allegra compagnia. Parli quasi con nessuno, ma dici che io sono speciale, che ti metto a posto la giornata ogni volta che sono di turno.
Un giorno mi riveli che c’é una cosa che devo sapere su di te, cosí con un po’ di vergogna mi confessi che tuo padre é giapponese. Mi fissi in silenzio in attesa di una mia risposta, e io non capisco cosa ci sia mai da essere imbarazzati!

Tu scuoti la testa, come se non fossi riuscita a cogliere l’elementare, e mi indichi gli occhi, “vedi come sono strani, ho i lineamenti di un giapponese ma sono bianca!

Io ti fisso per un lungo istante confusa, e poi scoppio a ridere. “E allora?!” Chiedo, e tu tiri un sospiro di sollievo.

Mesi dopo, durante pausa pranzo una collega mi dice: “Sei molto amica di A. guarda che forse ti sfugge qualcosa sul perché ti é amica. Lei non parla mai con nessuno.

Alla mia domanda sul cosa mi sfugge, lei mi fissa come fossi tonta, e si sbriga a finire il suo panino.

So che ti piace la cioccolata fondente, questa é all’essenza di rosa ed é per te.” Mi dici un giorno bloccandomi appena uscita dal lavoro. Io mi rigiro fra le mani la tavoletta di un marchio di cioccolata inglese di lusso, tu sorridi e scappi a prendere il bus.

Ed é lí che faccio 2+2. Lí che realizzo tutti questi mesi pieni dei tuoi sorrisi e gesti gentili, dei commenti su quanto mi trovi bella e affascinante.

Il giorno seguente non so che dire, e tu lo sai, mi sorridi e mi dici che é tutto ok. “Lo so che non ti piaccio in quel senso, ma se mai tu … io ti sceglierei sempre e comunque Giada.

Vieni finalmente promossa a buyer e ci vediamo molto di meno. Ma tu vieni sempre a cercarmi, e non ti importa se le altre parlano.

Devo vedere il tuo sorriso.” Mi dici sempre.

Ma non so per quale motivo diventi ogni giorno piú triste.

Finché una mattina ti trovo in magazzino a piangere, e mi ricorda una scena di molto tempo prima. Mi confessi che sei infelice e io cerco di confortarti cosí come tu hai fatto all’epoca con me.

Tu…tu quanti anni mi daresti?” Mi chiedi a bruciapelo. Vero, non me lo hai mai detto.

Avrai quanto me … una trentina.” rispondo.

38.” Mi dici secca soffocando le lacrime, mentre sistemi nervosamente delle bellissime Pashmine indiane.

Ti abbraccio forte, cosí come tu avevi fatto con me. Sospriri felice, “ora va tutto bene.”

Cambio lavoro ma ci vediamo ancora per un po’, finché sparisci da Londra. Finché una mattina scrollando assonnata Facebook mentre sorseggio il caffé liofilizzato, ti vedo sulla mia TL. Sorridi felice in sella a un asinello, vestita con colorati abiti indiani.
In una grigia mattina Londinese hai deciso che era ora di andare a cercare il tuo spicchio di felicitá. Le Pashmine indiane ora non le vendi piú ai ricchi londinesi che non sanno riconoscere un fake da una originale, ora te le metti addosso tu, acquistate ai mercatini per poche Rupie Indiane.

Scrollo la foto, leggo il messaggio.

Ora sono in India. Ora sono felice. Mi mancherai. XXX A.

 


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