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Strage di migranti nel Mediterraneo /Europa sorda/E'una questione di giustizia oltre che di umanità

Creato il 20 aprile 2015 da Marianna06

 

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Tutti e 390 i Comuni della Sicilia sono oggi in lutto dopo il naufragio della notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, tragedia dei migranti con il bilancio più grave di sempre, più di 700 vittime, 950 secondo un sopravvissuto.

“L’Europa smetta di comportarsi come Ponzio Pilato e di lavarsi le mani di fronte a queste stragi di innocenti” ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando dopo la strage, avvenuta a 70 miglia dalla costa libica, a 160 da Malta e a 180 da Lampedusa. Sulla base delle prime ricostruzioni, un barcone di circa 30 metri era salpato dalla Libia, a una cinquantina di chilometri da Tripoli. La tragedia è avvenuta mentre un mercantile portoghese, il King Jacob, stava avvicinandosi al natante alla deriva. Centinaia di naufraghi si sarebbero spostati per essere tratti in salvo e il barcone si è rovesciato. I corpi recuperati finora sono 24, le vittime centinaia, molte di più delle 366 che persero la vita di fronte a Lampedusa nell’ottobre 2013. L’unico sopravvissuto che ha raccontato del naufragio è un ventenne del Bangladesh, ricoverato in un ospedale di Catania. “Molti – ha detto – sono rimasti prigionieri nelle stive del barcone perché i trafficanti avevano chiuso i portelloni per impedirgli di uscire”.

Sgomento di fronte all’ennesima tragedia del Mediterraneo è stato espresso da tante associazioni, laiche e religiose. “L’Europa si assuma finalmente la responsabilità di dare risposte politiche e operative al dramma dei migranti” ha chiesto il Consiglio italiano per i rifugiati: “Deve essere immediatamente istituita un’operazione Mare Nostrum europea per permettere una efficace opera di ricerca e salvataggio”. Cariche di commozione le parole pronunciate da Papa Francesco, ieri, in Piazza San Pietro: “Rivolgo un appello accorato perché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simile tragedia abbiano a ripetersi. Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre; cercano una vita migliore… Cercavano la felicità…” (Fonte MISNA)

 

          a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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