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Street View: volti, targhe, reti WiFi

Creato il 17 maggio 2010 da Db @dariobonacina

Street View: volti, targhe, reti WiFi

Negli ultimi anni, il nome di Street View – il servizio panoramico di Google Maps – è stato spesso legato, non a torto, a problemi di privacy. Ne sa qualcosa chi ha visto in Internet i dettagli di casa propria, e chi – osservando le foto in rete – si è addirittura riconosciuto. Il servizio si è guadagnato l’attenzione anche di alcune istituzioni, come la Swiss Federal Data Protection and Information Commission, che si era opposta all’accesso delle auto di Google alle strade elvetiche, motivando la propria contrarietà con problematiche di riservatezza per la facile identificabilità di volti e targhe di automobili.

In definitiva, molti si erano accorti dei rischi legati all’indiscrezione di Street View. Ma non tutti sapevano che la curiosità di Google si spingeva oltre:

Street View memorizza dati wi-fi aperte . ANSA

Il servizio di Google Street View ha raccolto ‘per errore’, per 3 anni, mail, password e altre informazioni scambiate su reti Wi-Fi aperte. Lo ammette il colosso del web, spiegando come il servizio che offre mappe fotografiche navigabili abbia carpito tramite le Google Street View Car questi dati, in totale circa 600 gigabytes, pero’ ‘mai stati utilizzati in nessuno dei prodotti di Google’. L’azienda californiana intende cancellarli e assicura di non avere memorizzato dati di reti protette.

Bellissima questa precisazione letta in una news Reuters:

L’azienda ha detto di essere in contatto con le autorità di regolamentazione di diversi importanti Paesi tra i quali Stati Uniti, Germania, Francia, Brasile e Hong Kong in Cina, per stabilire come disfarsi di questi dati, che Google dice di non aver mai usato.

Le dichiarazioni ufficiali non permettono di capire se l’interruzione delle intercettazioni sia avvenuta in seguito allo stop da parte di un’autorità che si è accorta della reiterata violazione o per un ravvedimento operoso (per il quale sarebbe da riconoscere la trasparenza di Google per aver ammesso l’errore).



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