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Strega d'aprile, Majgull Axelsson

Creato il 21 maggio 2012 da Frufru @frufru_90
Christina, Margareta, Birgitta e Desirée: quattro sorelle per caso, non di sangue.  Christina, Margareta e Birgitta: figlie di madri sbagliate, figlie non volute, abbandonate, maltrattate. Desirée: figlia desiderata, come dice il nome. Figlia frutto d'amore, aspettata e sognata. Peccato che per le complicazioni del parto non è uscita fuori come Ellen, la madre, l'aveva immaginata. Desirée non era una bambina, ma solo un mostro. Un pezzo di legno alla deriva. Qualcosa da dimenticare, da cancellare dalla propria memoria, qualcosa da lasciar ammuffire in un istituto per gente come lei. Strega d'aprile, Majgull AxelssonEd è in un istituto che Desirée trascorre le sue giornate, paralizzata a letto, incapace di nutrirsi da sola, incapace di comunicare senza l'aiuto del computer che le ha fornito il dottor Hubertsson, unico uomo di rilievo e positivo di tutto il romanzo. Desirée ne è segretamente innamorata, se avesse avuto una vita normale sarebbe stato lui l'uomo che avrebbe amato, ma nella vita che si ritrova non può nemmeno amare, non come amano tutte le persone. Fisicamente Desirée è completamente annientata, senza la minima autonomia, ma possiede una grande intelligenza, che le permette di studiare la fisica quantistica, e speciali capacità paranormali. È una strega d'aprile, può vedere attraverso il tempo e fluttuare nello spazio, può nascondersi dentro gocce d'acqua e insetti con la stessa facilità con cui può prendere possesso degli esseri umani. Ed è grazie a questa sua straordinaria facoltà, oltre che per ciò che le ha raccontato il suo medico, che lei sa dell'esistenza e della vita delle sue tre sorelle. Margareta è la prima ad essere data in affidamento a zia Ellen, vedova borghese rimasta ormai sola. Era stata abbandonata alla nascita in una lavanderia, era sempre con un libro in mano e  voleva davvero bene a zia Ellen, ma non la venerava come faceva Christina, la seconda arrivata in famiglia. Christina una madre ce l'aveva, Astrid, ma era una madre pazza e violenta che aveva tentato addirittura di darle fuoco. Era una bambina seria, che ubbidiva sempre rispettosamente ad Ellen, dedita alla pulizia e al ricamo, studiosa e lavoratrice, una bambina perfetta apparentemente. L'equilibrio viene rotto dall'ultima arrivata: Birgitta, figlia di una donna che riversa addosso a lei i suoi guai amorosi, sempre con bottiglie alcoliche nascoste sotto il letto. Birgitta è agitata e irrequieta, ama stare al centro dell'attenzione e questo provoca le antipatie delle sue sorelle.  Desirée vive da cinquant'anni da sola, adesso è in quell'istituto di Hubertsson e sa che è poco il tempo che le rimane da vivere, così, sfruttando le sue capacità paranormali fa arrivare alle tre sorelle, che conducono ormai vite separate e diverse, tre lettere che le faranno riflettere sul loro passato, su quel pezzo di vita che hanno vissuto insieme, su tutto quello che c'è stato prima e tutto ciò che c'è stato dopo. Lettere che, soprattutto, le farà rincontrare. Lo scopo di Desirée è scoprire quale delle tre sorelle ha vissuto la vita che avrebbe dovuto vivere lei, quale delle tre sorelle le ha rubato il destino. Desirée vuole vendicarsi. Il romanzo è costituito da un continuo andare avanti e indietro nel tempo, ricordi delle quattro sorelle che si intrecciano e che vengono visti da punti di vista diversi. Solo due persone le uniscono: Ellen, madre naturale di Desirée e madre adottiva delle altre tre, e Hubertsson, che era in affitto da Ellen quando Christina, Margareta e Birgitta erano ancora piccine e che, adesso, ha uno strano rapporto con la sua paziente preferita, Desirée, appunto.  Passato e presente si intrecciano continuamente, in un intreccio coinvolgente davvero. Ci sono parti che fanno restare col fiato sospeso e non si capisce come andrà a finire fin quando non finisce. Ho trovato questo romanzo bellissimo. Triste, toccante, pieno di suspence, di dolore, di speranze non realizzate. Pieno di segreti, di silenzi, di cose non dette che hanno logorato rapporti che in fondo potevano essere anche pieni d'amore. E invece sono solo colmi d'odio. Strega d'aprile, Majgull Axelsson L'amore non esige motivazioni razionali per essere amore. Niente è mai come lo si era sognato, perciò si tratta di mettere tutto ciò che si desidera più ardentemente dentro un piccolo sacco nero sul fondo del cervello e non cedere alla tentazione di aprirlo di nuovo. «Ma non capisci? Tu la spaventavi con tutti i tuoi successi. Per lei era qualcosa di estraneo. Il lavoro in fabbrica di Birgitta invece era normale, sapeva cos'era. Ed era anche tutto ciò che si augurava per noi: una vita normale. Un lavoro normale, un marito normale e qualche normale moccioso... E tu in effetti li ha avuti. Tu hai avuto tutto ciò che ti augurava, anche se in quantità e qualità ben più elevate.» (Margareta a Christina) So che quando lascerà la mia camera dirà come gli altri: Perché deve vivere così? Non ha proprio senso... Spero che sia chiaro: non è perché lei si augura che muoia, questo anch'io ogni tanto lo faccio. È la sua presunzione che non riesco a sopportare, questo suo ovvio dare per scontato che la mia vita abbia ancora meno senso della sua. Già, perché qual è il senso prezioso della sua, di vita? Scodellare qualche marmocchio? O passare decenni di serate davanti alla tv accanto a un uomo imbronciato? (…) Rimarebbe senza parole se le ponessi la domanda. Lo so. Tutti quelli che si possono muovere- perfino Hubertsson- hanno infatti grande facilità a parlare di ciò che non ha senso, ma enormi difficoltà a parlare del contrario. Il senso. Una Strega d'aprile è diversa. Lei sa che cos'è. E una volta che ha imparato a conoscere le proprie facoltà può vedere attraverso il tempo e fluttuare nello spazio, può nascondersi dentro gocce d'acqua e insetti con la stessa facilità con cui può prendere possesso degli esseri umani. Ma non possiede una vita propria. Il suo corpo è sempre esile, imperfetto e immobile. La storia di ognuna delle nostre vite è anche la storia di quelli che ci hanno preceduti. La propria vita uno se la può scegliere. Non si deve per forza accettare semplicemente quella che ti danno. Solo i più ignoranti possono ancora credere come sant'Agostino che il tempo è un fiume. Noialtri sappiamo che è piuttosto un delta: che si ramifica e cerca nuove strade, che si ricongiunge a se stesso prima di cercare mille nuovi percorsi. Alcuni attimi scorrono rapidi come cascate, altri si fermano e diventano piccole pozze, l'acqua del tempo vi passa davanti scorrendo, ma loro stanno per sempre immobili. Preferiva i suoi sogni ai suoi pensieri, ma quando era lì a letto sveglia non poteva fare a meno di pensare. Notte dopo notte metteva sotto processo se stessa. Delle ombre non si doveva parlare. E del resto sarebbero presto scomparse. Non ci sarebbero più state, quando fosse arrivato il futuro. Il vantaggio con le persone imbarazzanti è ovviamente che in loro compagnia si può abbassare la guardia e diventare noi stessi un tantino imbarazzanti. Perché hai reso l'invidia un peccato, e non il malanimo? Dovrebbe essere l'opposto. Dovrebbe essere un peccato più grave dire “lei non deve avere!”, piuttosto che dire “anch'io voglio avere!”. Perché colui che è stato privato di tutto non dovrebbe nemmeno poter desiderare? A me è toccato vivere in un'epoca che non riconosceva il dolore, un'epoca che invece cercava il problema. Affrontare i problemi è più facile, a essi si può rimediare, ma il dolore dev'essere elaborato. Inoltre è contagioso e terrorizza gli esseri umani. Da qualche parte Birgitta ha letto o sentito che tutto il corpo si rinnova ogni sette anni, non esiste perciò una sola unghia, un solo capello o un solo centimetro della sua pelle che sia lo stesso che stava addosso a quella ragazza che batteva a Saltangen.



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