Carissimo Giuliano, ti faccio tanti auguri per l’andamento del tuo anno scolastico. Sarei molto contento se tu mi spiegassi in che consistono le difficoltà che trovi nello studiare. Mi pare che tu stesso riconosci di avere delle difficoltà, queste non devono essere molto grandi e potrai superarle con lo studio: questo non è sufficiente per te? Forse sei un po’ disordinato, ti distrai, la memoria non funziona o tu non sai farla funzionare? Dormi bene? Quando giochi pensi a ciò che hai studiato o quando studi pensi al gioco? Ormai sei un ragazzo già formato e puoi rispondere alle mie domande con esattezza. Alla tua età io ero molto disordinato, andavo molte ore a scorrazzare nei campi, però studiavo anche molto bene perché avevo una memoria molto forte e pronta e non mi sfuggiva nulla di ciò che era necessario per la scuola: per dirti tutta la verità debbo aggiungere che ero furbo e sapevo cavarmela anche nelle difficoltà pur avendo studiato poco. Ma il sistema di scuola che io ho seguito era molto arretrato; inoltre la quasi totalità dei condiscepoli non sapeva parlare l’italiano che molto male e stentatamente e ciò mi metteva in condizioni di superiorità perché il maestro doveva tener conto della media degli allievi e il saper parlare l’italiano era già una circostanza che facilitava molte cose ( la scuola era in un paese rurale e la grande maggioranza degli allievi era di origine contadina). Carissimo, sono certo che mi scriverai senza interruzione e mi terrai al corrente della tua vita. Ti abbraccio. ANTONIO. -Antonio Gramsci, L’Albero del Riccio, Milano-sera editrice, 1948-
LA NATURA DELLE COSE
(Libro terzo, parte)
Alcuni si struggono per il desiderio di statue e di gloria,
e spesso a tal punto, per timore della morte, afferra
gli uomini l’odio della vita e della visione della luce,
che essi stessi con animo angosciato si danno la morte,
dimentichi che la causa degli affanni è proprio questo timore;
ciò tormenta la dignità, spezza i vincoli dell’amicizia,
e spinge a sconvolgere il sentimento stesso della pietà.
Spesso in passato gli uomini hanno tradito la patria
e i cari genitori per cercare di sfuggire ai templi dell’Acheronte.
Infatti come nelle cieche tenebre i fanciulli trepidano,
spaventati da ogni cosa, così nella luce noi talvolta
temiamo cose che non sono affatto più paurose
di quelle che i fanciulli paventano nelle tenebre, immaginandole imminenti.
Questo terrore dell’animo, dunque, e queste tenebre occorre
che siano dissipate non dai raggi del sole o dai lucenti
dardi del giorno, ma dalla visione e dalla scienza della natura.
Anzitutto dico che l’animo, che spesso denominiamo la mente,
ove ha sede il criterio intellettuale e il governo della vita,
è una parte dell’uomo non meno che una mano e un piede,
e gli occhi costituiscono le parti di un’intera creatura animata.
………………………………………………………………………….
la sensibilità dell’animo non risiede in una parte determinata,
ma consiste in un certo abito vitale del corpo
che i Greci chiamano armonia, poiché ci farebbe vivere
con facoltà di sentire, sebbene la mente non risieda in alcuna parte;
come spesso si dice sia la buona salute del corpo,
che pure non è alcuna parte dell’uomo sano.
Così non pongono la sensibilità dell’animo in una sede determinata,
e in ciò mi sembra che si allontanino molto dalla giusta strada.
-Lucrezio-