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suicidio, la definizione

Da Bloody Ivy

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Ogni caso di morte che risulti direttamente o indirettamente da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima medesima”
Emile Durkheim – Il suicidio. Studio di sociologia 1897

Per suicidio e tentativo di suicidio, ci si riferisce a quelle condotte (atti od omissive), pregiudizievoli per la vita, che l’individuo compie su se stesso con l’intenzione di cagionarsi la morte. Cioè un atto ad esito letale iniziato e portato a termine deliberatamente dal soggetto.

L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui ogni anno in Italia si verificano 4 mila suicidi circa, lo ritiene un atto suicida un atto con esito fatale in cui ci si dà la morte intenzionalmente.

Il Center for Disease Control and Prevention (istituzione della sanità pubblica statunitense con sede ad Atlanta) definisce suicidio la morte per lesioni, avvelenamento o soffocamento nella quale esista l’evidenza (esplicita o implicita) che il danno sia stato autoinflitto e che il defunto intendesse uccidersi.
Scienziati, ufficiali sanitari, medici legali o coroner si trovano comunque a dover accertare le cause di morte di un soggetto e porre una diagnosi differenziale fra omicidio, suicidio, disgrazia, poiché non sempre è così semplice e chiaro.

Si guarda ovviamente al metodo usato per darsi la morte. L’impiccagione può essere un indicatore quasi sicuro di suicidio, come pure i decessi dovuti ai tagli delle vene dei polsi o della gola, l’asfissia causata da buste di plastica, il darsi fuoco, l’avvelenamento di monossido di carbonio emesso dal tubo di scarico di un’auto in certe circostanze. Le circostanze emergono dal sopralluogo, dalle prove documentali o dalle testimonianze. L’intento è scoprire se magari si tratta di un suicidio istigato, di un caso di omicidio – suicidio, di un omicidio che simula il suicidio…

Le incertezze ci sono soprattutto quando la morte ha avuto certe modalità: gli incidenti stradali in cui è coinvolta una sola macchina e una sola persona, le collisioni con altri veicoli dalla grande disparità di massa, pedoni dal comportamento particolarmente irresponsabile investiti, cadute da luoghi elevati. Anche l’avvelenamento può essere disorientante e far passare il decesso intenzionale per disgrazia o per fattori naturali. Il soggetto avrà saputo cosa rischiava associando quei farmaci a dosi massicce di alcol? Era consapevole dell’overdose? Quando ha preso tutti quei farmaci aveva lo stato mentale annebbiato da alcool, qualche malattia mentale o depressione? Sottostimava gli effetti di quel farmaco preso in quelle dosi? Per non parlare di tanti anche abitudinari comportamenti rischiosi: guida spericolata, abuso frequente di alcol o droghe, pratiche sportive ad alto rischio, comportamenti sessuali a rischio di malattie, possedere e maneggiare animali pericolosi (come serpenti, ragni velenosi…) o provocare chi si intuisce essere particolarmente violento.

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Nei casi dubbi ci si avvale dell’autopsia psicologica, cioè un’analisi delle caratteristiche della vittima, tramite interviste con familiari, amici, medici, colleghi per comprendere se si poteva e in che misura, intuire la sua intenzione di morire, se dava messaggi in tal senso, se sembrava particolarmente infelice o persino disperato. Ci potrebbero essere stati episodi maniacali o schizofrenici, oppure una forte depressione, depressione (causata dai più svariati motivi) che è la causa principale di suicidio in tutte le fasce d’età.

Il codice penale punisce chi istiga qualcuno al suicidio (art. 580. Istigazione o aiuto al suicidio) ma non chi ha tentato il suicidio, perché qualsiasi pena sarebbe comunque un insufficiente mezzo di intimidazione, in chi vuole togliersi la vita, anzi la previsione di una punizione in caso di insuccesso potrebbe addirittura fare da incentivo nell’attuare il proposito suicida.

altri articoli:
suicidio, il neologismo

(la storia del suicidio continua su altri post) 

bloody ivy


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