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Sul Concetto di Cultura

Creato il 26 ottobre 2012 da Larivistaculturale @MePignatelli

Andy Warhol “Grevy’s Zebra” 1983, Pop art

“La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”.

In questa definizione di Edward Tylor del 1920, usata, anche criticamente, dagli antropologi per lavorare, sono contenute alcune idee importanti. “La prima”, spiega Ugo Fabietti, “è che la cultura (o civiltà), la si ritrova ovunque (‘intesa nel senso etnografico più ampio’). Non esistono quindi popoli con cultura e popoli senza cultura.

La seconda idea è che la cultura ‘è un insieme complesso’ costituito da una serie di elementi che possiamo, anche in questo caso, ritrovare ovunque (tutti i popoli hanno una economia, una morale, un diritto, una tecnologia, ecc. per quanto ‘primitive’ queste possano essere). La terza idea è che la cultura è ‘acquisita’. Essa cioè non è connaturata ad una ‘razza’ (come pensavano invece i creazionisti), né si trasmette col sangue. La quarta idea, strettamente connessa con la precedente, è che la cultura è acquisita dall’uomo in quanto membro della società, e siccome le società sono tante e diverse, esistono tante culture quante sono le società”.

Il limite di questa definizione è che la cultura sembra un insieme sezionabile e organizzabile su una scala.

Con l’evoluzione della disciplina, l’antropologia elabora il concetto di meticcio, di mescolanza, come momento di incontro e di scambio di idee, metodi e tecniche nel quale nascono le culture.

La globalizzazione ed il suo teorico antropologo, Ulf Hannerz, nota che per una definizione di cultura è necessaria “un’immagine che non dia per scontata la limitazione delle culture e il loro esclusivo vincolo con territori e popolazioni particolari, bensì preveda come punto di partenza un mondo più aperto, interconnesso”.

Recuperando un termine di Alfred Kroeber del 1945, Hannerz sceglie “ecumene”, per parlare del mondo interrelato che conosciamo oggi. L’ecumene era per Kroeber ‘la designazione più adatta per definire un insieme correlato di eventi e produzioni che sono parimenti significativi sia per lo storico della cultura che per il teorico dell’antropologia’. Hannerz elabora la conseguente espressione di “ecumene globale per alludere all’interconessione del mondo, che avviene per interazioni, scambi e sviluppi correlati, riguardando anche l’organizzazione della cultura”.

In quest’ottica la cultura è quindi intesa come una rete sulla quale corrono diversi significati, composti e ricomposti dal movimento di cose e persone nell’ecumene globale. Rielaborati in diversi modi da sedimentazioni locali.

© Melissa Pignatelli 2012
Testi: Ugo Fabietti, Storia dell’Antropologia, Zanichelli, 2001 e Ulf Hannerz, La Diversità Culturale, Il Mulino, 1996.


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