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Sul corpo ideale e altre idealizzazioni femminili

Da Susanna Murray

Sul corpo ideale e altre idealizzazioni femminili

"Ci sono 3 miliardi di donne che non assomigliano a top model e solo 8 donne lo sono"


Quando si dice che un'immagine veicola in modo più deciso un messaggio
Ecco questa bambola ( una Barbie un po' più morbida e vicina alla realtà ) è stata la protagonista di una campagna pubblicitaria di una nota azienda cosmetica.
La cosiddetta anti-barbie non ha solo campeggiato, anni fa, su numerosi cartelloni promuovendo la
soddisfazione di essere belle come siamo, di accogliere il nostro bel corpo da tondo o imperfetto e reale che sia, ma ha anche scatenato l'ira della famosa azienda produttrice di giocattoli e di Barbie, che ha temuto che la bambola preferita da milioni di bambine di tutto il mondo, potesse essere vissuta come un cattivo esempio  istigante ai disturbi alimentari e dell'immagine corporea.
Certo pensare che una giovane donna sia affetta da anoressia, perché da bambina giocava con le Barbie, mi pare pericoloso e spinge a deresponsabilizzare un individuo dal suo disagio e sminuisce le sue risorse personali.
Ma tra individuo e società in cui questi vive e interagisce, c'è un sottile legame. Una relazione silenziosa che condiziona intere generazioni di bambine, adolescenti e donne.
Eh già.
Perché i disturbi alimentari o semplicemente l'ossessione per la pancia, la ruga in più, i muscoli non più tonici, il viso dai lineamenti rilassati colpisce anche le over 35 enni.
Con una corsa alle diete e agli interventi cosmetico-chirugici in perenne crescita.

Sul corpo ideale e altre idealizzazioni femminili

"Festeggia la tua età. L'unico modo per evitare le rughe è quello di vivere nello spazio o non sorridere più"


Certo qui viene rappresentata una bambola senior, non una 40enne.
Ma il messaggio è comunque quello di promuovere la propria bellezza e unicità.
Gli anni passano...ma come si fa ad accogliere i cambiamenti del corpo e adattarsi alla nuova immagine di sé?
Sembra che chi è riuscito a coltivare un Sé "intero" e completo, faccia meno difficoltà ad adattarsi ad un corpo diverso, mentre chi ha investito nella propria identità legata all'immagine di sé idealizzata, in una ricerca mai del tutto paga, si potrebbe sentire venir meno, quando crollano i punti di riferimento fisici che davano la misura del proprio valore.
Lo stesso esempio lo possiamo fare con le donne che iniziano ad investire solo in un'identità, come quella di madre: se i figli crescono, sarà molto difficile adattarsi al cambiamento e ci sentirà come defraudati senza più valore, senza senso.
Ugualmente le donne che investono solo e totalmente in una relazione affettiva e tutta la loro identità viene misurata sulla qualità della relazione. Se la relazione dovesse incontrare conflitti o terminare, ci si ritroverà con un senso di svuotamento e di perdita di equilibrio.
E' importante "coltivarsi".
Riuscire ad integrare i vari ruoli o identità di noi stessi.
Se non si riesce a svincolarsi da un'ideale di donna con un fisico perfetto, di madre perfetta, di fidanzata o moglie perfetta, di lavoratrice perfetta, è importante chiedersi che valore ha per noi questa ricerca di perfezione.
Cosa stiamo cercando davvero?
Una conferma? La serenità e la pace?
O stiamo fuggendo da sensazioni spiacevoli sotterranee che vorremmo arginare come: paura, senso di colpa, rabbia, timore di non essere all'altezza, di non meritarci le cose, paura di non controllare più la nostra vita?
Facciamoci le domande giuste per evitare di vivere alla ricerca di un'idealizzazione irreale e nociva.

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