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Sul declino della Romània bizantina – 5 (di Mirko Pazienza)

Creato il 30 maggio 2012 da Istanbulavrupa

Sul declino della Romània bizantina – 5 (di Mirko Pazienza)Quando Alessio I giunge la potere, la Romània appare sull’orlo del baratro. Se i suoi sovrani per salvare qualcosa dellimmensa compagine imperiale al collasso, scelogono il Balcano, sacrificandogli tutto il resto, è però vero che nel decennio 1081-1091, anche il “resto” balcanico della Romània fu sul punto di crollare definitivamente. Nel 1081 la quasi totalità dell’Anatolia era in mano turcomanna selgiuchide, tranne poche enclavi costiere, e una vasta area tra l’Eufrate e Antiochia in mano a principi armeni solo, molto teoricamente legati a Costantinopoli, ed essi stessi sottoposti alla forte pressione selgiuchide e, purtroppo, anche in contrasto tra loro… In Longobardia, sotto la nuova dominazione normanna, si era creato un nuovo saliente franco-cattolico, il cui sovrano, il duca Roberto il Guiscardo (1059-1085), pur in contrasto co,l Papato, e spesso sotto scomunica, ne era però diventato un vassallo e si era impegnato nella “ricattolicizzazione” e “rilatinizzazione” della Longobardia minor e della Sicilia che in quegli anni, assieme a suo fratello Ruggero, stava conquistando metro per metro ai dominatori musulmani dell’Isola (1061-1091). Il Guiscardo però, aveva messo gli occhi anche sull’opposta sponda adriatica balcanica, ed erede della Longobardia bizantina, aspirava probabilmente a più ampie conquiste nei Balcani, forse alla stessa Costantinopoli e al trono imperiale romano. Non a caso i bizantinisti chiamano le imprese balcaniche del Guiscardo “precrociata” in quanto vi colgono, giustamente, le prime avvisaglie di quella grande espansione demografico-politico-religiosa franco-cattolica che nei secoli XI-XIII avrebbe allargato le frontiere del Frangistan dall’Atlantico a Gerusalemme, e di cui la terribile “crociata” del 1202-1204, conclusasi con la conquista franco-veneziana di Costantinopoli, sarebbe stata il vergognoso culmine! Nel 1081 quindi Alessio si trovò di fronte ad una triplice minaccia, a cui seppe opporsi con coraggio e una staordinaria intelligenza politica. Infatti, mentre il Guiscardo e suo figlio Boemondo da Otranto erano sbarcati a Valona e assediavano Durazzo, Alessio saggiamente riconobbe a Suleyman ibn Qutulmish (1077-1085), il titolo di Sultano di Rum, colla finzione giuridica dell’occupazione turcomanna dell’Anatolia a titolo di federati e alleati della Romània. In cambio Suleyman fornì nel 1081-1083, dei contingenti militari che, assieme a mercenari peceneghi e uzi, avrebbero sotto la guida di Alessio sconfitto e bloccato l’avanzata normanna nei Balcani. Inoltre, ricorse allo strumento antichissimo ed efficace della dipolomazia del divide et impera, facendo scatenare una rivolta longobarda, capitanata da due nobili rampolli Altavilla, Abelardo ed Ermanno nel 1082-1083, costringendo il Guiscardo a tornare in Longobardia e poi sconfiggendo lo stesso Boemondo, lasciato dal padre a proseguire l’avanzata normanna, nelle due battaglie di Larissa (settembre 1083) e Kastoria (ottobre-novembre 1083). Il Guiscardo, ripresa la campagna nell’inverno 1084-1085, morì a Cefalonia (17 luglio 1085), e i suoi figli Boemondo e Ruggero Borsa tornarono in Longobardia per contendersela, e lasciando per molti anni tranquillo quel fronte. Nello stesso anno e pare, nello stesso giorno, morì anche Sulyman ibn, Qutulmish, il quale, strappata Antiochia a Filarete Vahram (gennaio-febbraio 1085), e quindi alla (ormai nominale) signoria romea, era stato sconfitto in battaglia da altri emiri turcomanni di Siria, spaventati dalla crescente potenza del nuovo cadetto selgiuchide. Suleyman, non sopportando l’onta della sconfitta, si suicidò facendo “karakiri” con la sua spada gettandosi sul suo scudo. Alessio, liberatosi in un sol colpo di due grosse minacce, pensò da un lato di consolidare e riprendere i porti le città costiere della sponda anatolica del Marmara, aggiungendo a Calcedonia, Nicomedia, Cio, e facendo compiere alcuni raids esplorativi nell’entroterra di Nicomedia, con mercenari variaghi e normanni (1085-1086). E tuttavia, poco dopo si aggiunse un’inaspettata rivolta pauliciana e la ripresa in rande stile delle incursioni peceneghe che nel 1086-1091, avrebbero portato la Romània vicino al crollo definitivo.



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