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Sul mandare aff..... nel giro di pochi secondi

Da Vale
Questo è proprio un post del lunedì.
Questo è proprio un post del lunedì mattina della prima primavera.
Non so a voi, ma a me accade questo: la gente mi insulta, o mi ferisce dicendo cose molto infelici. Ma lo fa col sorriso sulle labbra, o meglio con quella faccia di inconsapevolezza, di leggerezza (nel senso più tragico del termine) che esula in genere da commenti sull'intenzione.
Non me ne accorgo subito. Questo è il problema.
Quando succede avverto un fastidio, come una nota che stona e rimango muta, guardando il mio interlocutore in cerca di qualcosa che dal suo viso sveli l'arcano. Ma in realtà non c'è nulla da svelare, è tutto lì, in quella frase innocente che mi ha ferito.
E le parole affondano dentro di me, e io le guardo mentre sono da sola, mentre guido in macchina, mentre faccio la doccia e mi dico che mi hanno fatto male, ma ormai le ho inglobate, non riesco più a tirarle fuori dal mio corpo, devo solo attendere per digerirle, per annientarle con la forza del tempo.
Lo so che molte persone sono nelle mie condizioni.
A volte mi chiedo se sia una prerogativa di genere la risposta immediata.
Vi racconto questo aneddoto.
Il K. è sindaco della nostra città.
E' andato ad un evento molto importante a livello internazionale e lì gli hanno presentato un famosissimo industriale il quale l'ha chiamato con il nome di un sindaco donna di una città vicina.
Ora, è difficile che questa "confusione" non sia priva di malizia e così, nel momento dei saluti di commiato, il K. ha salutato l'industriale chiamandolo con il nome di un suo altrettanto famosissimo e concorrenziale collega.
Lui è trasalito: "Ma io non sono...."
K: "Oh, mi scusi! Ma si consoli, almeno io non l'ho scambiata per una donna!"
E se n'è andato.
Se fosse accaduto a me, avrei rosicato, come si dice.
Ma lui no. Ha risposto.
Chi risponde sta meglio, di questo sono sicura. Come sono sicura che se il fastidio nasce occorre avere la forza di rispondere, è giusto, è corretto nei nostri confronti.
A me a volte parte la giustificazione dell'altro prima ancora che io abbia ben capito quanto mi ha fatto male.
Ma questo è un lavoro tutto mio, gli altri parlano, sparano cartucce e se ne vanno tranquilli mentre io mi soccorro.
Sono arrivata all'amara conclusione che la mancata presa di coscienza di aver ferito qualcuno con le proprie parole sia a tutti gli effetti grave tanto quanto averla avuta.


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