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Sul nichilismo di sinistra

Creato il 02 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
220px-Gramscidi Michele Marsonet. Sono trascorsi ben 14 anni da quel tremendo G8 di Genova che segnò, nel nostro Paese, la resa definitiva delle istituzioni alla piazza. Eppure sembra che nessuna lezione sia stata appresa.
Questa volta, poi, non v’è nemmeno la scusa della riunione dei “grandi della terra” contro cui manifestare con spranghe, catene, tute nere, volti coperti, molotov e Dio solo sa cos’altro ancora. Non ci si stupirebbe più di tanto se comparissero anche i kalashnikov, tanto per dare al “potere” un segnale più forte del solito.

Di nuovo i “black bloc” che, come si vede, non sono un’invenzione dei soliti reazionari intenti solo a bloccare le più che legittime pulsioni di giustizia sociale.

Sono individui in carne e ossa, organizzati militarmente e assai abili nelle azioni di guerriglia urbana, che sfasciano tutto ciò che incontrano con i volti ben coperti da maschere e cappucci. In una foto se ne vede uno, nell’atto di lanciare un oggetto contundente, che indossa una maschera con il teschio.

Direi che nella loro follia sono ben lucidi. Portare sul viso il simbolo della morte è perfettamente in linea con la “filosofia” funerea e ripetitiva che si manifesta nell’azione più che nella teoria. L’obiettivo è uno solo: attaccare il “potere” costi quel che costi, e pazienza se i comuni cittadini non capiscono a cosa realmente si riferisca tale termine.

Eppure i segnali d’allarme c’erano stati, e anche ben forti. Servizi d’informazione e forze dell’ordine ammonivano da tempo circa la calata in massa a Milano di “black bloc” stranieri pronti a saldarsi con quelli nostrani per fornire una prova di forza. La quale, come si può notare, era stata programmata ed è stata condotta con notevole perizia.

Come accennavo sopra, questa volta non esiste la scusa della riunione plenaria dei governanti che tramano alle spalle dei popoli. Si tratta invece di una esposizione universale dedicata al tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”, che dovrebbe fare il punto sulla lotta globale alla malnutrizione. O, per dirla in termini più espliciti, sul problema della fame nel mondo.

Ed ecco comparire subito il solito “NO” a caratteri cubitali degli antagonisti. “No G8”, “No Tav”, e adesso “No Expo”. Nel nome di questa negazione reiterata e ossessiva si sfascia il centro di una grande città come se fosse di cartone. Era accaduto prima a Genova e altrove, accade adesso a Milano.

Desidero però sottolineare che la preoccupazione vera – a mio avviso – è un’altra. Già alcuni ambienti politici e sindacali stanno “monitorando” con attenzione il comportamento delle forze dell’ordine. Pronti a lanciare, dopo gli oggetti contundenti dei manifestanti, le pietre (ben più pesanti e pericolose) delle accuse e degli insulti ai tutori dell’ordine.

Né è difficile percepire, negli ambienti suddetti, il desiderio che accada l’irreparabile per abbattere, partendo dalla piazza guerrigliera, il governo. Era già accaduto a Genova in occasione del G8, e l’Expo rappresenta l’occasione ideale per tentare il colpaccio. Magari con un altro eroe da santificare a fatti compiuti per dimostrare la malafede di coloro che, in piazza, cercano invece di difendere lo Stato (e pure i beni dei cittadini, non scordiamolo).

Mentre Milano bruciava, si trattava insomma di vedere se le forze dell’ordine sarebbero riuscite, nonostante le imboscate tese dalla guerriglia nichilista, a mantenere un controllo almeno parziale della situazione e quello totale dei nervi. E si rammenti che polizia e carabinieri hanno espresso più volte negli ultimi tempi segnali d’insofferenza grave.

“Non ne possiamo più”, hanno detto alcuni loro rappresentanti. E come dargli torto? Lamenti che sono musica per le orecchie di coloro che cercano – come tante volte in passato – di usare la piazza come grimaldello per scardinare tutto e ottenere vittorie negate dalle urne.

Gli ingenui ora si chiedono perché la polizia non è intervenuta con maggiore decisione. Risposta: perché ogni volta che s’interviene, contro il singolo o il gruppo, scatta subito la solidarietà dei compagni altolocati e si accusano le forze dell’ordine di essere fasciste (o peggio). Penso sia inutile fare tante dietrologie, parte della sinistra è ancora vittima della sindrome dei “compagni che sbagliano” e dei “provocatori”, litania ben nota sin dagli anni di piombo.

E in tale novero vanno annoverati personaggi di primo piano dello schieramento politico e sindacale. Faccio notare che il teschio, abbondantemente usato dai “dimostranti”, è un tipico simbolo fascista e nazista. Chissà se al giro cui appartengono i personaggi di cui sopra – inclusi alcuni sindaci – questo fatto viene in mente.

Featured image, Antonio Gramsci in rappresentanza della vera grande sinistra che fu.

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