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Sunset Limited di James Lee Burke

Creato il 09 novembre 2013 da Tiziana Zita @Cletterarie

jlburkeInvestigatore privato con burrascosi trascorsi da sbirro alcolista nonché reduce del Vietnam, Dave Robicheaux è il personaggio più famoso dello scrittore americano James Lee Burke (classe 1936, Houston, Texas – ne abbiamo parlato qui). Cresciuto fra i sapori speziati del gumbo, il caldo riff del blues e i pescigatto della Louisiana, questo detective rude e assai disilluso – capace però di tenerezze incredibili nei confronti di chi ama – della sua terra conosce a menadito soprattutto le pieghe più dolorose: quelle in cui si annidano sovrabbondanti le ingiustizie e le prevaricazioni.
In Sunset Limited, decimo libro della serie dedicata a Robicheaux, veniamo catapultati in una vicenda che dal passato si riverbera sinistramente sul presente dell’eroe: si tratta della morte di un sindacalista cui proprio all’ex-poliziotto era capitata la ventura di trovare il corpo, atrocemente crocefisso lungo gli argini di una palude. Contattato dalla figlia dell’uomo, l’ex-poliziotto comincia a dissotterrare strani collegamenti, rami- ficazioni pericolosissime tra triadi mafiose, potere corrotto e interessi governativi.

fulledhead
E qui sta il punto. Perché Robicheaux – assecondando lo spirito del genere hard-boiled più puro – si ostina a voler risalire alle radici più nascoste del Male. E così taglia, ricuce scampoli di storia per arrivare alla strage degli scioperanti di Ludlow
Sunset Limited
(Colorado) compiuta dai lacché di Rockefeller, al linciaggio impunito degli afroamericani da parte dei cappucci a punta del KKK – con l’ausilio di poliziotti brutali – e poi ancora più a fondo, sino agli eccidi della Guerra Civile e al genocidio dei pellerossa. Senza mai fermarsi, giungendo infine al nocciolo della questione per scoprire che l’unica cosa che resta da fare è ricominciare daccapo.
Grande tensione, respiro ampio e serrato e, come al solito, scrittura sopraffina e coinvolgente. Burke è oggi non a caso considerato uno dei maggiori romanzieri americani viventi (ha vinto ben due Edgar Awards), un autore capace di far vivere opere implacabili in cui la natura lussureggiante assurge a protagonista parallela delle miserabili avventure dell’uomo. I suoi tramonti infuocati che si srotolano sulle paludi o le sue notti soffocate dall’afa riflettono lo stesso spiritualismo panico che impregnava i racconti di Flannery O’Connor (o le pellicole di un cineasta visionario e meditativo come Terrence Malick), dove la natura assiste indifferente alla tragedia umana come un coro sofocleo, ergendosi a testimone del Male che alligna. Al solito, una lettura indispensabile.


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