Buongiorno a tutti e rieccoci qui… con una nuova intervista.
Sapete bene che noi preferiamo far conoscere direttyamente i nostri autori attraverso le loro parole, senza dover fare molti preamboli, a maggior ragione con la scrittrice di oggi… Ha tanto da raccontare, attraverso il suo essere, ed attraverso i suoi libri..
Susanna Trippa…
Buongiorno Susanna, benvenuta nelle pagine di Destinazione Libri, parlaci di te..E’ sempre un poco difficile parlare di se stessi, ma ci proverò. A questo punto della mia vita potrei anche definirmi come una scrittrice bolognese che da tanti anni vive in Valcavallina, una bellissima zona collinare in provincia di Bergamo. Ma questa definizione ‘scrittrice’ mi pare pomposa… mi piace poco. Diciamo meglio: scrivere è importante per me. E scrivere è sempre stato sotto, fra le altre cose, fin da quando bambina negli anni ’50 a Bologna leggevo Piccole Donne e tra loro m’incantava soprattutto Jo, quella delle sorelle March che leggeva e scriveva in soffitta e intanto sbocconcellava una mela. Sempre a Bologna, gli anni della scuola fino all’Università, il Sessantotto… i viaggi… il femminismo… fino ad arrivare ai tristi anni ‘di piombo’ quelli del terrorismo. Di questa prima parte della mia vita parlo nel mio romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo.
Poi la venuta a Bergamo. Il lavoro nella scuola, e quello ‘inventato’ insieme al compagno di quegli anni e divenuto una solida agenzia pubblicitaria ancora nelle sue mani. E i figli, molto desiderati, Alice e Lorenzo. Insomma, tutta quella parte centrale della vita in cui ‘si produce’. Poi, di nuovo un cambiamento… l’arrivo in Valcavallina e in una casetta di legno dal tetto a punta, che pare quella di Hansel e Gretel, insieme ad un nuovo compagno di vita. E la casetta dove vivo è poi quella sulla copertina del mio primo libro I racconti di CasaLuet. Questo accadeva sedici anni fa. E’ da quel momento che scrivere ha preso nella mia vita un posto centrale.
Di cosa parlano i tuoi libri?Ecco, arriviamo dunque ai miei libri a cui ho già accennato. Sono due quelli pubblicati, per ora.
Il primo è I racconti di CasaLuet, in cui la casetta dal tetto a punta, immersa nella natura, è il filo emozionale che lega tra loro i racconti e fa da timone saldo a governare le acque delle emozioni che irrompono nelle storie narrate. I racconti sono sei: nascono nella mia mente da un incontro o una situazione, e solo uno, I tre porcellini, si riferisce ad un fatto realmente accaduto a mio padre durante la seconda guerra mondiale. Oltre ai racconti, c’è poi la raccolta finale Conchiglie, cozze e vongole composta da ‘scritti in libertà’ tra la riflessione e l’immagine, e rispetto agli altri sono più liberi da quella che è la trama. I racconti veri e propri sono storie che si dipanano in differenti spazi e tempi: in viaggio tra Parigi e la Normandia, da Londra fino alla calma apparente di un laghetto in collina, dal buio di una grotta fino al silenzio lunare, dalla Bologna del ‘44 a folletti saltellanti. Vorrei qui riportare l’inizio di un articolo sul mio libro che mi è particolarmente piaciuto:
“I racconti di CasaLuet non sono racconti, se per raccontare si intende storia che fa i conti con l’inizio e la fine. Sono immagini tese su fili, quelli che portano all’albero, nascondiglio magico, oppure quelli che tentano di collegare «il qui e il là», il reale e l’immaginario, questo mondo e l’altro mondo.” (Roberta Chemollo L’Eco di Bergamo – 2007 Fiera del Libro)
Il mio secondo, pubblicato recentemente, è, come ho già accennato, un romanzo autobiografico. Come cambia lo sguardo
Dalle mistocchine a Radio Alice
Dai primi anni cinquanta… quasi un dopoguerra… quand’ancora a Bologna, negli inverni freddi, sentivi odor di frittelle impastate con farina di castagne e cotte per strada – le mistocchine - fino ad arrivare al marzo del ’77 – Radio Alice, con la sua anima controinformativa e libertaria, e gli anni ‘di piombo’come una nube scura – infine l’approdo a Bergamo e all’età adulta. In mezzo, riaprendo i cassettini della memoria, sta l’ubriacatura del miracolo economico, il ’68 e quanto poi ne derivò. Un percorso di vita in quegli anni, da bambina a donna, in cui cambia lo sguardo.
Lo scrittore Roberto Pazzi (ultimo romanzo edito da Bompiani La trasparenza del buio) l’ha letto ‘d’un fiato’ e mi ha proposto d’inserirlo nella collana L’isola bianca di Corbo editore. Poi lo stesso Pazzi gli ha trovato il titolo, che mi piace molto. Gli è rimasto come sottotitolo Dalle mistocchine a Radio Alice che esemplifica l’arco di anni in cui le vicende personali si svolgono.
Scrive sul libro Roberto Pazzi: “Un’autobiografia che dà il senso di una vita che s’interroga continuamente su quel che le accade, sul senso stesso d’interrogarsi. Ci si affeziona al personaggio… perché è questo il senso di un libro autobiografico, il dono di sé, l’offerta del proprio vissuto più personale che cerca di essere di tutti e farsi universale, come è detto molto bene nelle considerazioni finali. Scrittura che, anche se parla di un mondo minore, è alta, anfrattuosa,
nervosa, inquieta… con lampi di luce, a volte persino sapienziale. E così una storia diventa cifra e metafora universale.”
Quanti libri hai scritto? Allora… i miei libri pubblicati sono due. Ce ne sono però altri due, che ora attendono di essere sistemati, e chissà… anche loro pubblicati… prima o poi. Uno è il proseguimento del mio romanzo autobiografico; mentre l’altro, ambientato presso gli antichi Inca, corposo e zeppo di note e riferimenti, è a cavallo di più generi e del tutto differente dagli altri; anche qui… l’ho scritto qualche anno fa sull’imput di un pensiero che mi frullava in testa e premeva perché ne scrivessi.
Da dove nasce l’idea di scrivere un libro? Ecco… come ho accennato nella risposta precedente, nasce da un pensiero, o una situazione, un incontro, un odore che genera un ricordo (le madeleinettes di Proust… com’è vero!) … e così qualcosa comincia a frullare dentro di noi e ci pare impossibile non scriverne, quasi che dentro restasse in un angolo qualcosa d’incompiuto. Per esempio, Come cambia lo sguardo è nato dal ricordare un film di Pupi Avati Gli amici del bar Margherita. Questo bar, descritto nel film, si trovava in via Saragozza a Bologna, e allora ecco arrivarmi il lontanissimo ricordo di un pomeriggio d’inverno in cui io, piccolissima, vidi proprio là, all’inizio di via Saragozza, una delle ultime apparizioni a Bologna delle mistocchine, frittelline povere d’acqua e farina di castagne cotte per strada su un focone. E da lì in poi, piano piano, tutti i cassettini della memoria si sono aperti.
Qual è secondo te la fase più difficile nella stesura di un libro? La difficile è la più noiosa secondo me. Quella finale quando, perché il testo possa presentarsi ai lettori ‘di nuovo vestito’ come il Valentino della poesia pascoliana, occorre tagliare, ripulire etc… da quella che è la stesura più ‘di getto’. Di questo parla molto bene Stephen King nel suo On Writing Autobiografia di un mestiere, utilissimo manuale di scrittura e di più che gradevole lettura.
Il tuo editor chi è? Per ora non ho avuto alcun editor. I due libri pubblicati li ho ‘vestiti di nuovo’ io.
I tuoi libri: dove possiamo trovarli? Ovviamente, non essendo nota come Fabio Volo… o chi per lui, i miei libri si trovano in alcune ma non in tutte le librerie, però naturalmente sono ordinabili. Senza problemi online.
Come cambia lo sguardo per es. scontato sui principali siti (Amazon, Libreria Universitaria, Feltrinelli, IBS etc… ). Acquistare online è diventato davvero velocissimo e comodo. Permette anche di operare scelte di lettura ‘mirata’nel senso che, è certo molto bello andare fisicamente in libreria e odorare la carta, però è anche vero che si è assediati da ‘Novità’ proposte dalle grandi catene distributive, che non sempre sono di livello alto ma collegate solo all’immagine di un personaggio con notevole visibilità mediatica.
Che lettrice è Susanna Trippa? Non so definirmi bene… Anni fa leggevo soprattutto narrativa. I russi… il mio amato Tolstoj… gli americani, gli inglesi… ho letto tutto di Virginia Woolf ma non sono mai riuscita a leggere Ulisse di Joice; sempre tra gli inglesi ho letto e riletto, divertendomi un mondo, La mia famiglia e altri animali di G. Durrel. A volte preferisco leggere/rileggere i classici. Confesso una mia ignoranza/pigrizia nel conoscere gli autori contemporanei, così a volte mi meraviglio di scoprire qualcuno che mi piace davvero. Posso citare poi due mie ‘scoperte’, fra molti, degli ultimi anni in cui le mie letture si sono rivolte anche a quel tipo di saggistica che può aiutare a comprendere maggiormente il significato della nostra esistenza. Quindi, la grande poetessa/psicoterapeuta Clarissa Pinkola Estés (nota per Donne che ballano coi lupi). E soprattutto l’incontro casuale? ma c’è qualcosa che avviene davvero per caso? con Autobiografia di uno yogi di Yogananda, che, oltre ad essere ricchissimo per il contenuto, è anche scritto davvero bene.
Libro scritto, parti riviste, poi la penna mette l’ultimo punto, che sensazione provi ? Una sensazione quasi di ‘vuoto’. Assomiglia al momento – ineliminabile – in cui ti accorgi che i tuoi figli non sono più bambini… che quella fase della vita è finita. I libri, per chi li scrive, sono un po’ come dei figlioletti. E poi c’è il ripensare con una certa vaghezza, che a tratti diventa nostalgia, ai momenti bellissimi vissuti mentre quel libro lo si stava scrivendo. Poi si pensa già al prossimo.
Scrivi con la tastiera o carta e penna? Dipende. In maggior parte al computer, però anche con carta e penna per annotazioni fugaci o anche in vacanza… su una spiaggia… su un prato. E soprattutto al mattino.
I tuoi prossimi impegni? Far conoscere i miei due già pubblicati ai lettori. Portare senza fretta a pubblicazione gli altri due. E poi… ce n’è un altro che da un pezzo frulla nella mia mente.
Il tuo rapporto con i social … Non è male. Utilizzo per lo più Facebook (ma sono anche in Twitter e Google Plus) e devo dire che, soprattutto ultimamente con la Pagina di Come cambia lo sguardo mi sono trovata a sentire feeling anche se fugace con ‘amici’ lontani. E penso che in FB, tanto criticato, possa esserci molta superficialità e il niente… il superfluo… l’inutile, ma che passi anche, tra le righe, qualcosa di più profondo. E in FB, per esempio, ho conosciuto Alessandro Russo, voi di Destinazione Libri e Dimensione Autore (bella rubrica culturale di Radio Italia Uno cui ho partecipato con due Special).
Hai partecipato a qualche concorso? A quali? Ogni tanto ho partecipato a qualche concorso, sono talmente tanti… ed è faticoso districarsi, comprendere bene a quali partecipare (mi pare ce ne siano anche che nascondono tentativi di aggancio da parte di case editrici a pagamento). Un mio raccontino inedito Pane e cinema ha vinto nella sezione ‘Cinecittà – l’occhio del cinema sulla città’ del concorso AlberoAndronico, penso sconosciuto ai più… premiazione in sala del Campidoglio… non ho provato granché… tranne un bel giro a Roma, che è sempre tanto bella!
Susanna ….intervistata da Destinazione Libri…perchè questa scelta?Qualcuno di Destinazione Libri mi ha contattata su FB con entusiasmo e garbo… e allora eccomi qua.
La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi? falla e rispondi pure! E’ vero! c’è una domanda che mi sarei aspettata, cioè, se scrivo pensando che qualcuno mi leggerà. Ed è così in effetti: scrivo non solo per me stessa ma anche per quel qualcuno che leggerà. E avere dei rimandi, sapere che quanto scrivo piace… che comunica qualcosa… mi dà molto. C’è una Nota finale in Come cambia lo sguardo che direi accenna proprio a questo:
“È forse questa nostra consapevolezza di essere allo stesso tempo così tanto e così poco, è questa diversità che avvertiamo da tutto il resto… questa strana coincidenza di opposti… che sempre ci spinge a comunicare le nostre sensazioni agli altri, così simili e così diversi da noi.
È la stessa consapevolezza che ci muove a ricordare, a rivivere e a sottolineare l’unicità del nostro vissuto… come per comprenderla e confrontarla… riconoscerla nelle vite degli altri.”
Cosa ti piacerebbe rimanga al lettore di questi libri ? Incontrando i lettori, dopo l’uscita del libro, mi sono chiesta perché poi ho iniziato ad aprire i cassettini della memoria? a che può servire ricordare? E mi sono data questa risposta: ricordare è importante. Deriva da RE-COR-DARE cioè riportare al cuore. La funzione del ricordare, se compiuta correttamente, armonizza dentro di noi situazioni e persone del passato, e ci aiuta ad aprire il cuore. Nell’apertura di cuore ritroviamo il filo della nostra Anima e possiamo condurla verso l’Alto.
Vorrei che la mia ‘voce’ la mia scrittura potesse arrivare sempre di più agli altri, comunicasse qualcosa di buono; come un tassellino, un minimo imput, perché ogni persona trovi dentro di sé la scintilla divina – che esiste in ognuno di noi – e può essere rafforzata per guidare il proprio percorso evolutivo.
Il libro “Come cambia la sguardo” in quarta di copertina troviamo una nota di Pupi Avati, un importante regista Italiano. Come sei arrivata a Lui?
Pupi Avati l’ho sempre seguito e ho sempre amato i suoi film. Ho letto anche i suoi autobiografici Sotto le stelle di un film e il più recente La grande invenzione. Nel primo scrive Pupi Avati: “C’è sempre un altrove, una sbavatura che va oltre le considerazioni che posso fare attraverso la ragionevolezza… episodi che mi fanno capire che ci sia un mondo più largo, più ampio di quel che io posso intuire.”
Ecco… ho sempre avvertito un’assonanza con il suo sentire e così, dopo aver visto il suo Il papà di Giovanna gli ho scritto e gli ho mandato i miei lavori. Mi ha risposto. Non me l’aspettavo. E’ una persona gentile, attenta agli altri. Ha espresso qualche parere sulla mia scrittura, che poi mi ha dato il permesso di pubblicare. Il commento su Come cambia lo sguardo è riportato appunto in quarta di copertina.
“Racconto autobiografico asciutto e onesto. Onesto soprattutto nella capacità di dare all’intero testo un taglio iperrealistico e personale, tenendosi alla larga da qualunque seduzione demagogica. Mi è piaciuto insomma questo coraggio di raccontare anche gli eventi più drammatici e dolorosi esponendoli come vissuti, senza commentarli. Il ’68 diviene così un evento ineluttabile, una sorta di necessario ‘malanno’ contro il quale immunizzarsi, che tutti noi abbiamo vissuto e un po’ pagato
sulla nostra pelle. Il ’68 fu così, lo fece anche chi non lo voleva fare.”
Riguardo a I racconti di CasaLuet mi scrisse: Ho letto i tuoi racconti avvertendo un tuo particolare talento per le atmosfere. Il racconto che ho preferito è Levania, ma ho anche amato Pane e cinema per quel suo imprevedibile finale.
Ti ringraziamo Susanna, per la tua grande disponibilità e per essere stata tra le nostre pagine. Grazie davvero a voi per avermi invitata. E’ stato molto bello per me partecipare! e qualcuno volesse contattarmi su Facebook o visitare le pagine dei miei libri, ne sarei lieta!
Come cambia lo sguardo (Corbo editore)https://it-it.facebook.com/…/Come-cambia-lo-sguardo/54656216542233
I racconti di CasaLuet (Lampi di Stampa editore)
https://it-it.facebook.com/pages/I-racconti-di-CasaLuet/
https://it-it.facebook.com/susanna.trippa
Cari lettori, ci leggeremo molto molto presto… con un nuovo autore…
Alessandra