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“Sussurri e silenzi (aforismi)” di Emilio Rega, prefazione di Lorenzo Spurio

Creato il 03 aprile 2015 da Lorenzo127

“Sussurri e silenzi”

Raccolta di aforismi di Emilio Rega

Prefazione di Lorenzo Spurio

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Gli aforismi di Emilio Rega contenuti in questo libro spaziano tra tematiche molto diverse tra loro: l’autore riflette sul senso e sui limiti dell’arte, soprattutto quella poetica, da’ insegnamenti esemplari partendo dalla constatazione di una società disturbata e minacciata dalla corruzione, fornisce analisi personali sulla natura del sé cosciente nel nostro periodo storico. Il percorso che il lettore è chiamato a intraprendere non è unico, ma molteplice: si potrà partire a leggere dall’ultimo aforisma per poi tornare indietro a leggere tutti gli altri, si potrà aprire il libro a caso e leggere oppure iniziare la lettura dalle prime pagine come canonicamente viene fatto. Perché un libro di aforismi, per quanto sia dotato di una struttura concettuale, è un testo sfuggevole, ispirato e denso di prospettive: gli aforismi non sono semplici sintagmi, né haiku dal verso rotto, tanto meno delle parole in libertà o dei ricercati sillogismi. O forse sarebbe opportuno dire che sono tutte queste cose allo stesso tempo, ma sono anche delle preghiere laiche, delle critiche taglienti, dei sassi scagliati, rapidi flussi di coscienza e tant’altro. Lo stesso autore in uno dei suoi aforismi scrive: Contrariamente a quel che si pensa in generale la scrittura di un aforisma efficace non è immediata: occorre  prima pensarne almeno altri due o tre privi di nerbo. Rega è sicuramente un autore che ha instaurato un certo rapporto amicale e confidenziale con questo genere poetico, se teniamo conto che questa raccolta di aforismi non è che la sesta nella sua ampia produzione; si ricordi, ad esempio, Oltre le stelle (Edizioni dell’Oleandro, 1997, con prefazione di Dante Maffia) e Ad libitium (Mario Baroni Editore, 1999).

In questo libro si parlerà delle ragione con le sue manifestazioni (scienza, conoscenza, empirismo) e dell’universo irrazionale (la religione, l’amore); curioso a questo riguardo l’aforisma che, laconico, recita: L’amore esalta lo spirito, la passione annichilisce l’anima.

Alcuni aforismi rasentano un’atmosfera comica che, però, proprio per la sua drammatica rispondenza alla scoraggiante situazione che viviamo, finiscono per mostrarsi altamente grotteschi e paurosi: Troppo intelligente? Licenziato! dove l’autore, dotato di grande sintetismo, ingloba un mesto colloquio a due voci fatto di domanda e risposta, una risposta che, con il punto esclamativo che la segue, ne sottolinea ancor più vivamente il senso alienante della condizione umana. In altre parole, forse meno “aforistiche”, Rega consacra sulla carta una sacrosanta verità: sono gli ignoranti, gli opportunisti o i raccomandati (a volte le tre sfaccettature, addirittura, sono presenti in un unico essere) ad andar sempre avanti e a vedersele tutte andare dritte. Idea questa che Rega ripropone anche in un altro aforisma, ancor più esplicito: Le migliori intuizioni le ha il cosiddetto idiota , non l’intelligente.

Quasi mosso da una forza avanguardistica (Il passato pesa come un macigno sulle nostre teste e nonostante ciò non possiamo non fare i conti con esso) , l’autore rintraccia nei segni degradati della nostra contemporaneità (fiction, vip, personaggi famosi, l’arrivista, il fascino perverso della celebrità) degli stereotipi vergognosi, il cui superamento è necessario per metter fine all’ilarità e gratuità dominante nel nostro comune vivere quasi a sottendere che la genuinità e quel sentire di purezza non possono essere rintracciati in persone che hanno fatto dell’esaltazione dell’ego la loro religione: L’egoismo acceca l’uomo e lo rende stupido, scrive Rega in un altro aforisma.

E in questa riflessione a tratti vorticosa a tratti amara neppure la religione viene risparmiata, l’autore scrive: Quel tarlo del dubbio che ti toglie il gusto della fede. Ma la domanda, spontanea e lecita, che mi pongo: può un tarlo, per quanto ossessivo e fastidioso possa essere, minare la ferma credenza di un cattolico? O di un credente in generale dato che qui non si parla propriamente di cristianità? Al lettore sta a decidere sulla questione.

Rega non risparmia proprio nessuno ed è chiaro il suo messaggio carico di disprezzo e di sfiducia nei confronti del nostro mondo: c’è gente che parla solo perché ha la bocca, sembra dire l’autore; ci sono megalomani, potenti, false dive, arroganti e so-tutto-io: tutti condividono una grande ignoranza di fondo, ignoranza che, offende la cultura e chi realmente opera per essa: L’Italia è un tale paese di ignoranti che basta avere una laurea o aver frequentato un Master per sentirsi chi sa chi (per non parlare dei rappresentanti del mondo accademico).

Emilio Rega è critico e a tratti polemico (Italiani: “brava gente” o gente furba?) con la gente che lo circonda, con la società e con i tempi in cui vive. Non è un provocatore, né un qualunquista, ma una persona dall’animo meditabondo a cui piace soffermarsi per guardare la realtà da fuori e cercare di interpretarla. Il grande Gozzano scriveva in una sua lirica che il mondo è “quella cosa tutta piena di quei cosi con due gambe che fanno tanta pena”. Qui, in questa opera, si respira quella stessa aria.

Lorenzo Spurio

Jesi, 21-04-2013



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