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Suzanne, da Cohen a De André

Creato il 20 agosto 2010 da Giuseppemanuelbrescia

Suzanne, da Cohen a De AndréSu questo blog si parla spesso di traduzione letteraria, ovviamente. E si è toccato l’argomento delle traduzioni dei dialoghi e dei sottotitoli nei film. Eppure, nonostante la mia atavica passione per la musica, mi sono reso conto di non aver ancora parlato della traduzione in musica.

Certo, è cosa più rara, soprattutto perché nella stragrande maggioranza dei casi ci si limita a scrivere un nuovo testo sulla musica originale. Gli esempi di “stravolgimenti” sono moltissimi. Abbiamo Pregherò (Stand by Me), una canzone d’amore che diventa un delirio mistico a buon mercato (dopotutto era per Celentano). C’è La casa del sole (The House of the Rising Sun) dove invece i bassifondi di New Orleans scompaiono per lasciare il posto ad una canzone d’amore. C’è Più di recente, Vasco ha messo un testo tutto suo  su Creep per sfornare Ad ogni costo, e aveva fatto lo stesso con Gli spari sopra (Celebrate degli An Emotional Fish) il cui verso “this party’s over” ha fornito lo spunto per la rielaborazione. Una cosa simile ha generato La nostra favola di Jimmy Fontana, dove le parole “my, my, my Delilah” diventarono “mai, mai, mai ti lascio”. E come tralasciare i mitici Dik Dik, che rifacevano qualsiasi cosa sentissero, più o meno.

Per farla breve, le nuove versioni non erano quasi mai traduzioni dei brani originali. Per quanto in poesia sia necessaria una rara maestria per poter rendere immagini e suoni nella gabbia della metrica, il tentativo spesso non veniva neanche fatto.

Una vistosa eccezione, invece, è quella dell’inarrivabile Fabrizio De André, che oltre a scrivere versi indimenticabili in italiano si è anche tolto lo sfizio di regalarci alcune delle migliori traduzioni che la musica leggera conosca. Partendo dalle canzoni di Brassens agli esordi (Il gorillaMorire per delle ideeLe passantiDelitto di paeseMarcia nuzialeNell’acqua della chiara fontana) per approdare poi a quelle di Leonard Cohen, come Giovanna D’ArcoNancy e Suzanne.

Proprio su quest’ultima vorrei soffermarmi un istante, giacché la considero semplicemente la miglior traduzione possibile del testo di Cohen. L’unico punto divergente è la consapevole scelta di Faber di non far “naufragare” Gesù e quindi il contorno di quel verso, ma, appunto, si tratta di una scelta ben precisa.

Ecco il testo originale:

Suzanne takes you down/to her place near the river/you can hear the boats go by/you can spend the night beside her/And you know that she’s half crazy/but that’s why you want to be there/and she feeds you tea and oranges/that come all the way from China/And just when you mean to tell her/that you have no love to give her/she gets you on her wavelength/and she lets the river answer/that you’ve always been her lover

And you want to travel with her/and you want to travel blind/and you know that she can trust you/for you’ve touched her perfect body/with your mind.

And Jesus was a sailor/when he walked upon the water/and he spent a long time watching/from his lonely wooden tower/and when he knew for certain/only drowning men could see him/he said All men will be sailors then/until the sea shall free them/but he himself was broken/long before the sky would open/forsaken, almost human/he sank beneath your wisdom like a stone

And you want to travel with him/you want to travel blind/and you think maybe you’ll trust him/for he’s touched your perfect body/with his mind

Now Suzanne takes your hand/and she leads you to the river/she is wearing rags and feathers/from Salvation Army counters/And the sun pours down like honey/on our lady of the harbour/And she shows you where to look/among the garbage and the flowers/There are heroes in the seaweed/there are children in the morning/they are leaning out for love/they will lean that way forever/while Suzanne holds the mirror

And you want to travel with her/you want to travel blind/and you know that you can trust her/for she’s touched your perfect body/with her mind

Suzanne, da Cohen a De André

Ecco la versione di Fabrizio De André:

Nel suo posto in riva al fiume/Suzanne ti ha voluto accanto,/e ora ascolti andar le barche/e ora puoi dormirle al fianco,/si lo sai che lei è pazza/ma per questo sei con lei./E ti offre il tè e le arance/che ha portato dalla Cina/e proprio mentre stai per dirle/che non hai amore da offrirle,/lei è già sulla tua onda/e fa che il fiume ti risponda/che da sempre siete amanti.

E tu vuoi viaggiarle insieme/vuoi viaggiarle insieme ciecamente,/perché sai che le hai toccato il corpo,/il suo corpo perfetto con la mente.

E Gesù fu marinaio/finché camminò sull’acqua,/e restò per molto tempo/a guardare solitario/dalla sua torre di legno,/e poi quando fu sicuro/che soltanto agli annegati/fosse dato di vederlo,/disse: “Siate marinai/finché il mare vi libererà”./E lui stesso fu spezzato,/ma più umano, abbandonato,/nella nostra mente lui non naufragò.

E tu vuoi viaggiargli insieme/vuoi viaggiargli insieme ciecamente,/forse avrai fiducia in lui/perché ti ha toccato il corpo con la mente.

E Suzanne ti dà la mano,/ti accompagna lungo il fiume,/porta addosso stracci e piume,/presi in qualche dormitorio,/il sole scende come miele/su di lei donna del porto/che ti indica i colori/fra la spazzatura e i fiori,/scopri eroi fra le alghe marce/e bambini nel mattino,/che si sporgono all’amore/e così faranno sempre;/e Suzanne regge lo specchio.

E tu vuoi viaggiarle insieme/vuoi viaggiarle insieme ciecamente,/perché sai che ti ha toccato il corpo,/il tuo corpo perfetto con la mente.

Suzanne, da Cohen a De André

Io la leggo e la rileggo, e il massimo che riesco a fare è cambiare qualche minuscolo dettaglio…

Foto: Oggi ascolto “Suzanne”, di Andrea D’Ippolito (CC-Flickr).

 


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