Magazine Diario personale

Svanire

Da Posacostantino
SVANIRELungo il percorso della mia memoria ogni tanto appare una chiara definizione dello svanire. Cosa intendo per svanire? Per svanire non faccio riferimento esclusivamente a tutto quello che si è perso per mano della morte. È troppo semplice e scontato parlare soltanto di quella. Il riferimento va soprattutto allo svanire di tutte quelle persone, pensieri, motivazioni e situazioni che nel corso degli anni sono venuti a mancare non necessariamente colpiti da una interruzione temporale. Io come tanti altri ho fatto sempre affidamento sulle motivazioni e sulla continuità dei rapporti con gli altri, però molte volte mi accorgo che oltre al tempo, cambiano spesso le situazioni. Le motivazioni molte volte vengono sostituite anche per comodità da altre. I pensieri non sono più quelli di una volta. Le persone non sono e non agiscono più rispetto alle aspettative di un tempo. Cosa accade?La tua vita ogni tanto appare in una condizione molto simile a qualcosa che scompare. Qualcosa che tante volte non finisce definitivamente, va avanti ancora per molto tempo, mentre tutto intorno assume una fisionomia non ben definita. Mentre tanti altri, contemporaneamente tornano inesorabilmente nel loro deserto. Sono momenti in cui non riesco ad armonizzarmi con tutto il resto.
Vengono a mancare punti certi di riferimento  e spesso quello che mi appariva scontato, non lo è più, così mentre mi accorgo di voler ancor bene a chi mi sta accanto, non resto sconvolto nel notare che comunque molte cose sono cambiate. Mi convinco del fatto che il tempo e l’età portano a manifestare il proprio affetto con comportamenti diversi, con meno slancio, ma guidati sempre dall’amore e dal rispetto per l’altro. Quello che invece mi rattrista è il non manifestare di tanti altri, che pur essendo legati geneticamente con qualcun’ altro, si avvicinano come se quello che sta accadendo non è di loro appartenenza: Una mamma che sta morendo è la stessa che li ha messi al mondo. Una mamma morente è la stessa che anni fa ha donato tanto di suo. Ci sono figli che io definisco ingrati, perché pur considerando che le frenesie della vita possono tenere occupati, non accetto affatto il perché taluni si sentono incapaci di prendere in mano uno dei tanti telefonini in possesso e chiedere ogni tanto come sta la propria mamma. Peggio ancora è il comportamento di quella sciagurata figlia che pur venendo a trovarla, non entra neanche nella sua stanza, dicendo: “ so come sta, l’ho vista la settimana scorsa “. Certo la cronaca è ricca di tanti figli che non amano i propri genitori e viceversa, però io mi aspetto sempre che quella parte buona che sta dentro di noi, prenda ogni tanto il sopravvento su quell’altra parte di noi che spesso ci fa sembrare meno uomini di quello che siamo.

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