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Tabaccuino, cicca e birra

Da Emanuelesecco
sottofondo: NickelbackPhotograph

cortile università

«Mucha gente en el mundo es capaz de hablar inglés. El resto lo intenta. Gracias a es…»

Le parole scritte sul libro scorrono a fatica. È ormai un’ora e mezzo che sono qui seduto a leggere e sottolineare ‘sto maledetto libro, El porvenir del Español di Lodares, sarei anche stufo a sufficienza…
No! Concentrati, devi leggerlo tutto e prepararti a dovere per l’esame.
Decido di continuare la lettura.
È arrivata la primavera, il suo sole, il suo calore e la sua atmosfera pregna di spensieratezza circonda il parco dell’università e persino i tavoli esterni del bar. Non riesco a contare quanti studenti siano stesi sull’erba a giocare a carte, dormire o semplicemente rilassarsi dopo una lunga lezione. Affari d’oro al bar, non riesco a immaginare quanti gelati siano stati venduti solo nella giornata di oggi.
Osservando con attenzione il cortile non possono non venirmi in mente i tedeschi che ogni estate affollano il lago di Garda, che al primo solo di marzo sono già pronti a smanicarsi per bene e magari a fare un tuffo nell’acqua ghiacciata del lago.
Ma io continuo a studiare… a rilento. Spesso devo interrompere lo studio per colpa di quella infingarda allergia che puntualmente, con l’arrivo della primavera, affligge i miei occhi e il mio naso. Pochi minuti fa ho persino dovuto andare in bagno perché gli occhi non ce la facevano più a sopportare un cotale apporto di pollini vari sulla propria superficie acquosa e già irritata a dovere. Una volta entrato in bagno e lavatomi la faccia mi sono guardato allo specchio e mi sono fatto paura da solo: la luce bianca del neon metteva ancora più in evidenza il pallore, estremo di per sé, della mia carnagione e facendo risaltare ancora più il rossore dei miei occhi irritati a dovere… mamma mia che spettacolo orripilante. Per questo verso mi trovo ad odiare la primavera… dannate graminacee!

[L’inquadratura torna su Emanuele che studia]
Uff… non ce la faccio più. È da stamattina che leggo ‘sta roba… ho bisogni di una pausa.
No! Studia!
Ma cosa vuoi che sia, una pausa di cinque minuti…
Vai avanti e continua a fare il tuo lavoro!
Seee… manco mi pagassero…
Dammi retta. Devi continuare.
Va’ in cul!

Chiudo il libro, lasciando in mezzo alle pagine il mio fido lapis, e lo metto da parte per poi afferrare il tabaccuino, un vecchi taccuino della invicta in cui tengo tutto l’occorrente per la preparazione delle sigarette). La pausa cicca è qualcosa che non può mai mancare.
Apro il tabaccuino e noto con piacere che anche Veronica, mia illustre compagna di corso che ha deciso di unirsi al mio studio (concentrandosi però su Storia del Libro), si è alzata, ha portato la sedia al sole e si sta godendo, con un viso che trasmette tranquillità e pace al primo sguardo, il suo libro di oggi, Notre Dame de Paris di tal’ Victor Hugo.
È proprio il momento di una pausa fatta con i controcazzi!
La sigaretta ormai è pronta, il sole scalda, Veronica legge, gli studenti sono sul prato… manca solo qualcosa… un po’ di musica.
Tiro fuori dalla borsa l’iPod e cerco una traccia che sia perfetta per una pausa del genere. Deve essere qualcosa di tranquillo ma energico allo stesso tempo, con suoni ben limpidi, un testo meraviglioso e una melodia che riesca a trasportarti in un altro mondo, lontano da quel libro che stavo leggendo fino a poco fa. Penso subito a California Dreamin’, ma non voglio apparire troppo nostalgico.
Illuminazione! Seleziono Photograph dei Nickelback, la faccio partire, mi accendo la sigaretta e mi rilasso sulla sedia.
Tutta l’ansia dello studio se ne va al primo tiro, al secondo sono già in pace col mondo e con chi lo popola. Al terzo tiro mi dimentico del libro che stavo studiando fino a qualche minuto prima… e così si va avanti tra un tiro e l’altro.
Fermo il mio sguardo tra un dettaglio e un altro, tra un raggio di sole e il filo d’erba illuminato, tra il fumo della mia sigaretta e il mondo circostante.
Alle orecchie mi arriva abbastanza indistintamente il vociare delle persone sedute sul prato, una melodia che riempie ancora più di allegria la già festosa a dovere atmosfera primaverile che si respira in ogni dove.

Questa sì che è una pausa con i controcazzi!!!

Tempo 5 minuti e la sigaretta inevitabilmente finisce. In compenso però è arrivata Gloria, quindi si fanno un due chiacchiere con una faccia sconosciuta. Ma ecco che, dall’orizzonte del palazzo di lingue, giunge Mirko (Ser Vlad) cavalcando il suo fido destriero, mi viene vicino e mi fa, -hombre… te la fai una birra?-

Questa sì che è vita!
FUCKYEAH!

 

E.


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