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Taccuini Storici: La “bauta” e i tori

Creato il 26 gennaio 2014 da Carnivalinvenice

Taccuini Storici: La “bauta” e i toriEra molto usata la “bauta”, composta da una maschera nera o bianca che copriva la parte superiore del volto e da una specie di mantellina nera che, partendo da sotto il cappello a tricorno, arrivava fino alle spalle, mentre i popolani preferivano mascherarsi da Pantalone, Arlecchino, Brighella, da pagliaccio o da diavolo.
Il Giovedì grasso era il giorno che riscuoteva maggiore partecipazione pubblica.
Il Doge, accompagnato dai procuratori e dagli ambasciatori partecipava alle rappresentazioni che avvenivano in Piazzetta.
La Festa cominciava dal sacrificio del toro: allora arrivavano i “becheri”, macellai, trascinando tori ornati di nastri e di fiori, ricordo del tributo pagato nel 1164 dal patriarca di Aquileia, Ulrico, per la propria liberazione.
Scrive allora Giustina Renier Michiel, nobildonna e scrittrice veneziana, nipote di due Dogi, Paolo Renier e Luduvico Manin:«Ciò ch’eravi di più osservabile del popolo, ciò ch’eccitava per parte sua i maggiori gridi di gioia, gli applausi i più vivaci, era la destrezza di quello che decollava l’animale, la cui testa dovea cadere e rotolare sulla terra ad un sol colpo di sciabola, ed il ferro non doveva, malgrado la violenza del colpo, toccare il terreno».
Un acrobata dava luogo allo “Svo’lo dell’age’lo”, volo dell’angelo, scendendo su una corda che partiva dalla sommità del campanile di San Marco ed arrivava alla loggia di Palazzo Ducale, o ad una zattera ancorata in Bacino, gettando fiori al Doge e alla folla.
Un gruppo di arsenalotti eseguiva la “Moresca”, una danza di origine araba composta da movimenti ritmici sempre più veloci effettuati con bastoni detti “mele corte”.
Mentre Castellani e Nicolotti che normalmente durante l’anno si sfidavano a pugni su alcuni ponti, come il ponte dei pugni a San Barnaba, si contendevano nelle colonne o “forze d’Ercole”, un gioco di forza e di equilibrio nel quale, montando l’uno sull’altro, dovevano formare piramidi umane sempre più alte.
La festa terminava al tramonto con i “foghi per tera e per acqua” e a mezzanotte scendevano sulla Piazza i rintocchi della campana di San Marco e di San Francesco della Vigna che si protraevano per tre quarti d’ora.
Le maschere dovevano allora essere tolte. Cadeva un profondo silenzio e iniziava così l’austera e severa Quaresima.
Il Carnevale ebbe un momento di oscuramento dopo la caduta della Repubblica perché malvisto dagli austriaci e dai francesi, mentre la tradizione si conservava nelle isole di Murano e Burano.
Solo alla fine degli anni Settanta del XX secolo, per volere di alcuni cittadini e associazioni civiche, ci si impegnò a far rinascere il Carnevale che venne inaugurato ufficialmente nel 1979.Carnival In Venice16


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